Non una chiesa e neppure un museo. È notizia di poche ore fa che il padiglione Expo della Santa Sede non verrà demolito, come inizialmente preventivato. Diverrà invece una delle strutture del nuovo centro di ricerca che dovrebbe sorgere sul sito dell’Esposizione Universale di Milano 2015.
Chiarita – almeno sulla carta – la destinazione del luogo che ha ospitato l’Expo di Milano, nel territorio del Comune di Rho, alle porte del capoluogo lombardo, sono andate tramontando alcune delle ipotesi formulate inizialmente circa l’impiego del padiglione della Santa Sede dopo la conclusione della manifestazione. Esclusa la demolizione, sino ad ora l’ipotesi più probabile, e scartate, fra le altre, anche quelle di farne un museo o una chiesa – troppi i lavori di riconversione che si sarebbero dovuti affrontare e incerta la fruibilità di un luogo di culto nell’area – il Vaticano ha accolto la proposta della società Arexpo, proprietaria del sito espositivo, di donare la struttura all’Istituto Italiano di Tecnologia.
«Il cardinale Gianfraco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e commissario generale della Santa Sede per Expo 2015 – ha spiegato Luciano Gualzetti, vice-commissario del padiglione – è stato lieto di accogliere questa offerta, che permetterà alla Chiesa di lasciare in questo luogo un segno permanente al servizio di un progetto ambizioso aperto al futuro». Il padiglione della Santa Sede potrebbe dunque ospitare – fra le diverse ipotesi in campo – un laboratorio o una sala conferenze.
Fra le possibili aree di indagine del nuovo polo internazionale di ricerca e tecnologia che il Governo ha affidato alla regia dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova sembrano prendere corpo quelle sulle tecnologie applicate alla qualità della vita: non solo alimentazione, quindi – tema che fu anche dell’Expo – ma tutto ciò che può contribuire all’estensione e al benessere della vita umana. Si lavorerà dunque a ricerche in campo medico, all’interazione fra welfare e società in invecchiamento, ai materiali sostenibili, al ciclo dell’acqua e dei rifiuti, alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale. Non resta che vedere se il progetto andrà effettivamente in porto e quali tipi di ricerca si svolgeranno nella struttura che in sei mesi di esposizione ha ospitato le speranze di un mondo più equo, due opere d’arte ed oltre un milione e mezzo di visitatori.
Nell’immagine: Padiglione Expo della Santa Sede, parete fotografica.
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Il Sismografo