Accanto al suo valore pastorale, il recente viaggio di papa Francesco in Messico è stato indubbiamente anche un grande evento mediatico. Anzi, proprio la comunicazione ha una particolare rilevanza anche sul piano pastorale. Così è stato per le tappe del viaggio del Pontefice, per le sue omelie, per l’importante documento congiunto siglato con il patriarca di Mosca Kirill e per le due conferenze stampa con i giornalisti da e per l’Italia. «Possiamo parlare di un “effetto Francesco”?», si domanda padre Jorge Enrique Mújica, sacerdote della congregazione dei Legionari di Cristo, esperto e analista della comunicazione. «Non solo i messicani hanno ascoltato il Papa, anche papa Francesco ha “ascoltato” i messicani con quello che ha visto». Con due momenti significativi e una lettera al critico Antonio Socci.
Messico
Papa Francesco e il Messico a latere
Nec rubricat nec cantat, ma ama lo spagnolo e le lingue indigene, le parole forti e i silenzi. Conferme e novità di un Pontefice toccato dal Messico.
Di lingue indigene e sorelle (di vescovi) a pranzo
Sarà a causa della pasión (tutt’altro che solo) messicana per le telenovela, ma il viaggio di papa Francesco in Messico si è colorato di aneddoti prima ancora di iniziare. Compreso il pranzo di domani a San Cristóbal de Las Casas. Aspetti in molti casi di contorno, non in grado di oscurare l’importanza del viaggio del Pontefice in Messico e lo straordinario valore pastorale del documento siglato a L’Avana con il patriarca di Mosca, Kirill.
Sacerdoti sposati in Messico. Novanta anni fa
Molto prima del recente dibattito sul clero indigeno sposato, in Messico il celibato sacerdotale fu al centro di uno scontro ben più sanguinario. Cresce intanto l’attesa per l’omelia di papa Francesco da San Cristóbal de Las Casas.
Las Patronas. La speranza e i binari
Ogni anno quasi mezzo milione di immigrati attraversano il confine fra Messico e Stati Uniti, fra i più caldi del mondo. Messico, Salvador, Guatemala, Honduras, i Paesi d’origine della maggior parte degli immigrati che passano illegalmente la frontiera, per alcuni di loro meta di un viaggio lungo oltre 8000 chilometri, nel quale la speranza si affida anche ad un coraggioso gruppo di donne: las Patronas.