Sarà a causa della pasión (tutt’altro che solo) messicana per le telenovela, ma il viaggio di papa Francesco in Messico si è colorato di aneddoti prima ancora di iniziare. Compreso il pranzo di domani a San Cristóbal de Las Casas. Aspetti in molti casi di contorno, non in grado di oscurare l’importanza del viaggio del Pontefice in Messico e lo straordinario valore pastorale del documento siglato a L’Avana con il patriarca di Mosca, Kirill.
Secondo il programma del viaggio, domani, 15 febbraio, dopo la Messa con le comunità indigene del Chiapas nel Centro sportivo municipale, papa Francesco pranzerà a San Cristóbal de Las Casas, ospite del vescovo Felipe Arizmendi Esquivel. Insieme a loro ci saranno il vescovo coadiutore della diocesi, Enrique Diaz Diaz, otto rappresentanti della comunità indigena e il seguito papale. Successivamente, il Pontefice si recherà nella cattedrale di San Cristóbal.
Proprio attorno al pranzo emergono due aspetti interessanti. Il primo è la netta preponderanza di indios di etnia tzotzil e tzetzal fra gli invitati (rispettivamente, un sacerdote, un seminarista e una giovane per gli tzotzil; una religiosa e due catechisti per gli tzeltal). Nell’ottobre del 2013, a pochi mesi dalla sua elezione, papa Francesco aprì alla possibilità della celebrazione della liturgia e dei sacramenti proprio in lingua tzotzil e tzeltal, idiomi precolombiani originari degli altopiani centrali del Chiapas, come si riferiva a tempo debito da questo stesso blog. Non è quindi un caso che durante la Messa di domani saranno letti testi liturgici anche in queste due lingue. Discendenti dei maya, tzotzil e tzeltal sono fra i gruppi indigeni più numerosi del Messico. A questa etnia appartengono anche molti degli ormai celebri diaconi indigeni permanenti messicani. Uno di essi sarà effettivamente presente al pranzo: Miguel Montejo Díaz, accompagnato dalla consorte, María Trujillo Sánchez, entrambi di etnia ch’ol. Originari di Tumbalá, da 35 anni i due coniugi sono impegnati nell’evangelizzazione delle famiglie indigene della comunità di Boca de Chancalá.
C’è poi un secondo aspetto, più nettamente di colore, a proposito del pranzo che attende papa Francesco a San Cristóbal de Las Casas. Nelle scorse settimane non ha mancato di suscitare qualche voce critica la decisione del vescovo Felipe Arizmendi Esquivel e del vescovo coadiutore Enrique Diaz Diaz di invitare a salutare il Papa anche un nutrito numero di propri familiari. Organi di stampa messicani hanno infatti riferito che, a differenza dei convitati indigeni, selezionati tramite una sorta di casting, alcuni stretti parenti dei due prelati avrebbero ottenuto una – molto umanamente comprensibile – via preferenziale. Si tratterebbe, in particolare, di sei sorelle del vescovo Arizmendi Esquivel (Guadalupe, Teresa, María del Carmen, Trinidad, Olivia e Socorro, quest’ultima designata anche come cuoca per il pranzo che sarà servito al Papa), di un suo parente (Armando Díaz Esquivel) e di tre sorelle del vescovo coadiutore Diaz Diaz (Dulce María, María Auxilio e Adelina). I commensali mangeranno pollo con funghi e riso bianco bollito, tra le pietanze preferite del vescovo. Per papa Francesco, un pranzo in famiglia.
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Il Sismografo