C’era un tempo in cui il nome del papa era soltanto quello di battesimo. Oggi è un vero e proprio manifesto, parte integrante del “programma” del nuovo pontefice.
Giovanni XXIII
Una morte da Papa
«Siamo in buona compagnia. Io tengo sempre vicino al mio letto la fotografia che raccoglie coi loro nomi scritti sul marmo, tutti i nostri morti». A mettere nero su bianco queste parole, con una macchina da scrivere «nuova e tutta per me» è papa Giovanni XXIII, in quello che è considerato il suo testamento spirituale alla famiglia Roncalli: una lettera inviata dal Papa al fratello Zaverio il 3 dicembre 1961, ad un anno e mezzo dalla propria morte.
Papa Francesco “il comunista” e quel dubium del Sant’Uffizio (e di Giovanni XXIII)
Liturgicamente, il colore sarebbe il bianco. Ma la cronaca degli ultimi giorni sembra rievocare, una volta di più, il rosso. Non quello dei cardinali, già di per sé non privo di grane. Ma addirittura un rosso “comunista”. Segno che la questione ideologica costruita attorno al Papa, per alcuni, non sia ancora conclusa sono le parole di Francesco pronunciate nell’omelia della Domenica della Misericordia.
«No ghe xè…». Quando il Papa parla in dialetto
Il dialetto: simbolo del legame con la terra di origine e la propria famiglia. Ma anche strumento di ironia e arma contro lo spionaggio. I Papi insegnano.
Chi ha paura del Papa?
Parole pronunciate che vengono eliminate e parole mai dette che si pretende di far dire. Come Francesco anche Benedetto XVI, Giovanni Paolo II e Pio XI.