Turchia, Stati Uniti e Germania. Le destinazioni di una stagione calda per la Chiesa, che non accenna a volersi fermare per l’estate.
Viviamo una stagione estiva insolitamente agitata, nella quale sembra che il susseguirsi degli eventi ancora non voglia cedere il passo alla consueta apatia della calura, forse perché libero – per quanto ancora? – dagli spazi angusti della prudenza sanitaria. Anche per la Chiesa il tempo del riposo sembra ancora lontano e il ritmo di questa corsa sotto il sole non accenna a rallentare. Sono innumerevoli, infatti, le questioni sul tavolo e tre sembrano accomunate dai medesimi tratti.
Una sfida da Est
La sfida più macroscopica, denunciata soprattutto dai media di area greca, è quella che proviene dalla trasformazione del museo di Santa Sofia in moschea. Completati a tempo di record i lavori di riconversione degli spazi, si è svolta oggi la prima preghiera ufficiale del venerdì all’interno della ex basilica dal 1934. Sono almeno tre gli aspetti da rimarcare in questa lunga, complessa e senza ombra di dubbio inconclusa vicenda. Il primo: la minaccia alla cristianità non proviene dall’intera galassia islamica, come hanno dimostrato anche le numerose prese di distanze, se non aperte condanne, venute in queste settimane. Fra le altre, quella della egiziana Casa della Fatwa, del mufti di Komotini (Grecia) e di alcune comunità islamiche d’Italia (Savona e Roma-Magliana), che con toni diversi hanno denunciato la decisione del presidente turco Erdogan come una provocazione, difendendo lo status di museo di Santa Sofia o addirittura promuovendo la sua riconversione in chiesa cristiana.
Il secondo: al di là del manto di religiosità che le è attribuito, la vicenda da decenni ha piuttosto i contorni della strumentalizzazione politica, cara a Erdogan, come dimostra anche l’attivo coinvolgimento di alcuni dei principali protagonisti della geopolitica dell’area – Turchia, Grecia, Egitto, Russia, Francia, Germania e Stati Uniti d’America – divisi in schieramenti di reciproci interessi. Per inciso, la Russia di Putin ha da subito classificato la vicenda di Santa Sofia come interna alla Turchia, suscitando le ire del fronte greco.
Il terzo: le critiche più feroci rivolte al Papa, al di là del consueto chiacchiericcio sedevacantista e della sciocca provocazione di Erdogan (che ha invitato Francesco all’inaugurazione della moschea), sono provenute dai media di area ortodossa, che hanno chiamato in causa anche protagonisti di diverse Chiese orientali, tradendo l’esistenza di un fronte cristiano tutt’altro che compatto in questo presunto scontro fra civiltà.
Una sfida da Ovest
Se la geografia del mondo potesse dividersi in buoni e cattivi, l’Occidente avrebbe di certo la pretesa di identificarsi con i primi. La nostra storia di civiltà e di progresso, d’altronde, sta a dimostrarlo. Le evidenze, però, dicono di chiese vandalizzate e date alle fiamme, di statue abbattute o decapitate e di una retorica sempre più avvelenata nei confronti dei cristiani. Capofila della violenza sono gli Stati Uniti, dove non si contano gli atti di aggressione nei confronti della comunità cattolica. Ultimi, in ordine di tempo, la decapitazione di una statua di Cristo nell’arcidiocesi di Miami, la profanazione di una statua della Vergine in Florida e l’incendio di due chiese tra Florida e California. Per non parlare delle statue di san Junipero Serra abbattute o rimosse dalle autorità civili in diverse località degli Stati Uniti. In merito a ciò, colpisce la coraggiosa decisione di papa Francesco di procedere all’elevazione a basilica minore, la prima nell’arcidiocesi di Los Angeles, della chiesa della missione di San Buenaventura, fondata proprio da Junipero Serra nel 1782. Non va meglio in America Centrale, Messico su tutti.
Né si tratta di una novità di queste settimane. Da anni in Europa il contesto sociale e religioso è più che deteriorato. A preoccupare è soprattutto la Francia, dove il monitoraggio dell’Observatoire de la Christianophobie (Osservatorio della Cristianofobia) dice di quasi tre attacchi al giorno contro edifici di culto cattolici. Dal canto suo, l’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) ha rilevato che nel Regno Unito i crimini d’odio contro i cristiani sono raddoppiati dal 2017 al 2018 e risultano in crescita anche in Spagna, Germania e Svezia. Gli autori degli attacchi sono molto diversi fra loro, così come le motivazioni che li muovono, ma risultano accomunati da una crescente e violenta radicalizzazione, che sia di matrice islamista, anarchica o laicista.
Una sfida da dentro
Se essere costretti ad abbandonare l’illusione di poter stare tranquilli, se non nel resto del mondo, almeno nella cara vecchia Europa non fosse già sufficiente, dovremo anche riconsiderare il tasso di animosità che si registra all’interno della Chiesa cattolica. Qui, in luogo degli edifici di culto, rischiano piuttosto di andare in fumo secoli di tradizione, magistero e buon senso. Tra le aree di maggiore tensione c’è la Germania, alle prese con un’emorragia di fedeli senza precedenti, che le scontate strategie messe in campo sembrano accelerare invece che frenare. Ultimo, prevedibile, terreno di scontro è l’Istruzione pubblicata pochi giorni fa dalla Congregazione del Clero (anche) sul ruolo dei laici nelle parrocchie. Il documento costituisce un appello al ritorno ad una dimensione realmente missionaria delle Chiese locali, con parroco e altri presbiteri che continuano ad essere «un riferimento fondamentale per la comunità parrocchiale, per il compito di pastori che a loro corrisponde» (n. 62), auspicando però di poter contare su una responsabile collaborazione dei laici, ma rappresenta anche un richiamo alle Chiese locali a staccarsi da certa facile ricchezza.
“Riaffermazione del clericalismo” e “assenza di novità” sono le parole d’ordine della critica tedesca, che ricordano il moto di delusione dopo le illusioni strumentali con le quali si è provato a monopolizzare il Sinodo dell’Amazzonia. Naturalmente, anche in questo caso parlare di un fronte tedesco compatto sarebbe un errore. Le opposizioni alla politica della “grande innovazione” del tandem Marx-Bätzing non mancano. Fra le altre, quella del card. Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Colonia, che ha evidenziato come l’Istruzione contenga «molti suggerimenti per un risveglio missionario della Chiesa», soprattutto laddove questa, come in Germania, «è troppo preoccupata di se stessa». Lo stesso card. Woelki aveva aspramente criticato lo stile del cammino sinodale intrapreso dalla Chiesa in Germania, definendolo un tentativo di stabilire «una specie di Parlamento della Chiesa protestante». Per goderci un’estate tranquilla ci sarà tempo il prossimo anno.
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