Un cognome francese pronunciato con accento statunitense, ma che si potrebbe declinare allo stesso modo in diversi dialetti dell’Italia Settentrionale. Che sia il prévôt del francese moderno o il preost dell’inglese in uso tra la fine dell’XI secolo e il XV, che riecheggia nel prevòst milanese e piemontese e nel preòst di altre parlate lombarde. Simile è il significato – in italiano, prevosto è un presbitero in possesso di un ruolo preminente in una chiesa o in un territorio, ma in origine indicava anche un amministratore reale, in campo giuridico e militare – e medesime sono le radici, nel latino præpositus, participio passato di præponere, “mettere a capo”, ma pure dal latino tardo presbyter, da presbyteros, comparativo di presbys, ossia “anziano” (da qui, anche l’italiano prete), che in greco antico suonano πρεσβύτερος (presbúteros) e πρέσβυς (présbus), con uguale riferimento alla maturità.
Chiesa
Giovani. Come un prato in fiore, come una sete bruciante
Un prato in fiore, una sete grande e bruciante, ma anche ferventi testimoni, “sentinelle del mattino”, portatori di un “chiasso” benefico, forze fresche e generose per il grande compito della nuova evangelizzazione. Sono le immagini utilizzate da Leone XIV e Giovanni Paolo II per riferirsi ai giovani, a 25 anni di distanza.
Il fratello del Papa e le due Americhe
Donald Trump, elicottero di Stato alle spalle, ammette di non avere in programma un incontro ufficiale con papa Leone XIV, si fa (di nuovo) gagliardo del favore politico del fratello Louis Prevost e poche ore dopo un carro armato israeliano prende di mira la parrocchia cattolica della Santa Famiglia a Gaza City, aggiungendo tre vittime alle oltre 60 mila dello sterminio in atto nella Striscia. La storia – e la comunicazione – è fatta anche di convergenze.
È in libreria “Pellegrini di umanità. Storie di giubilei e migranti”
Da oggi è in libreria il mio nuovo libro, Pellegrini di umanità. Storie di giubilei e migranti (Tau editrice), scritto per la Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana. Dal Giubileo del 1950 a quello del 2025, ricostruisco in queste pagine una storia di grazia, migrazioni e umanità in cammino.
Come seminatori che scompaiono
«Sparire perché rimanga Cristo». Un invito a seminare gesti buoni – cura, fede, bellezza – anche quando il campo è ostile, anche quando il seme sembra un’illusione come tante.