Mentre il card. Scola prepara il suo buen retiro a Imberido e sembra sfumare l’ipotesi Pizzaballa, si delinea la figura del futuro arcivescovo di Milano. E torna il nome di Bregantini.
Questione di mesi e il card. Angelo Scola lascerà la guida della Diocesi di Milano. I beninformati sussurrano che in sordina l’abbia già fatto da qualche tempo, rinunciando ad imporsi nelle nomine più recenti, come quella di Luciano Gualzetti alla direzione della Caritas ambrosiana, nel marzo scorso, primo laico in luogo del finora tradizionale membro del clero. Anche se il mandato di Scola si concluderà il prossimo novembre, al compimento del suo 75esimo anno di età, l’agenda del Cardinale è confermata e densa di impegni pastorali almeno fino al maggio 2017, segno di una probabile transizione morbida verso l’episcopato del successore.
Proprio sulla figura del futuro arcivescovo di Milano in questi mesi non sono mancate le ipotesi. Sembra sfumare quella dell’accreditato Pierbattista Pizzaballa, reduce dalla Custodia di Terrasanta, figura gradita a papa Francesco, che a Milano avrebbe potuto essere autore di un episcopato nel solco di Carlo Maria Martini e d’impronta francescana come già per il cappuccino Paolo Martinelli, vescovo ausiliario della Diocesi ambrosiana. Nonostante il suo apprezzato lavoro come Custode di Terrasanta, l’esperienza pastorale di Pizzaballa sarebbe però giudicata ancora acerba per proiettarlo alla guida di una Diocesi complessa come quella di Milano.
Se è difficile fare previsioni, anche per la libera fantasia che spesso ha caratterizzato le nomine di papa Francesco, si delineano però i tratti del futuro successore di Ambrogio. Sarà fondamentale una spiccata sensibilità verso il tema del lavoro e delle sfide offerte dal mondo contemporaneo sul piano sociale e della fede, che caratterizzano fortemente la società ambrosiana, probabilmente insieme ad una precedente esperienza alla guida di una diocesi. Non un parroco, dunque, come con Corrado Lorefice a Palermo, ma un prelato di comprovata esperienza episcopale.
Forse anche per questo torna a farsi sentire il nome di mons. Giancarlo Maria Bregantini, attuale arcivescovo metropolita di Campobasso-Boiano, noto per i suoi numerosi interventi sui temi sociali e del lavoro e per il suo impegno contro la ‘ndrangheta. Un’esperienza, quest’ultima, maturata al tempo del primo episcopato a Locri-Gerace e che non sarebbe sgradita anche all’ombra della Madunina, dove certo non mancano realtà riconducibili alla criminalità organizzata. A Bregantini non si può inoltre imputare di non essersi speso anche al confine con il mondo politico, fra le critiche mosse alla legge dell’allora ministro del lavoro e delle politiche sociali Fornero, la denuncia della deriva etico-morale dell’affaire Rubygate che coinvolse Berlusconi e l’esplicito sostegno al secondo mandato del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
I rapporti di Bregantini con Milano sono poi di lunga data. Frequenti i viaggi e gli impegni spirituali del prelato trentino nella Diocesi lombarda, tanto che il suo nome era già stato incluso nel 2011 nella rosa dei papabili nella successione all’uscente Dionigi Tettamanzi. Allora Benedetto XVI gli preferì Angelo Scola. Va detto che da tempo si vocifera che lo stesso Bregantini sarebbe in lizza per la sostituzione del card. Angelo Bagnasco alla guida della Cei e del card. Agostino Vallini come vicario del Papa per la diocesi di Roma. Chi entra papa in conclave, ne esce cardinale? Finora per Bregantini è stato così e Scola insegna.
È ormai invece certo che proprio quest’ultimo, concluso il suo mandato milanese, si ritirerà ad Imberido, frazione di Oggiono, in provincia di Lecco, 1500 abitanti circa, dove il Cardinale ha da tempo trovato una residenza e dove già sosta quando di passaggio e in occasione di brevi periodi di riposo. Un buen retiro da cui continuare a guardare Milano. Neppure da troppo lontano.
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Il Sismografo