I vescovi secondo Francesco? Un ritratto in 85 mosse. Quelle con cui il Papa ha ridisegnato la geografia episcopale italiana, con poche eccezioni illustri. Cresce intanto l’attesa per la successione a Scola nell’arcidiocesi di Milano.
Neppure il caldo e le imminenti ferie estive hanno finora smorzato l’interesse per la successione a Scola alla guida dell’arcidiocesi di Milano. A testimoniarlo anche l’intervista concessa pochi giorni fa dal Cardinale al Corriere della Sera, nella quale l’Arcivescovo uscente traccia un bilancio come pastore di una Chiesa milanese «che ha ancora eccellenti risorse personali e comunitarie», caratterizzata da «una grande vitalità nelle nostre province», ma anche dalle «sacche di emarginazione e miseria molto pesanti» delle periferie. Nonostante i rapporti con papa Francesco – «Ma che domanda… Sono buoni» – e la politica – Brexit e il referendum italiano? «Non facciamone una tragedia» – monopolizzino l’intervista, non mancano le voci attorno al successore di un arcivescovo in procinto di tornare nelle sue terre e di fare «un po’ quello che può fare ogni prete». E magari di riprendere in mano «dei brogliacci. Vorrei riprendere il tema della differenza sessuale».
Negli ultimi mesi si sono moltiplicati i candidati alla guida dell’arcidiocesi di Milano. Se sembra sfumare mons. Pierbattista Pizzaballa – una delle molte nomine di Francesco che in tre anni di pontificato hanno ridisegnato la geografia episcopale della Chiesa – le scelte del Pontefice delineano il profilo del suo vescovo ideale. Ben 85 mosse soltanto per la Chiesa italiana – 61 vescovi nominati, 23 trasferiti e 1 amministratore apostolico – che mostrano, con poche eccezioni, ciò che Francesco cerca in un pastore. Anche in Lombardia.
Giovani
Con l’importante eccezione di mons. Benigno Papa, tornato a 81 anni membro attivo della Conferenza episcopale italiana con la nomina ad amministratore apostolico della diocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela – l’età media dei vescovi scelti da papa Francesco si aggira attorno ai 50 anni. Il più giovane d’Italia è mons. Andrea Migliavacca, nominato vescovo di San Miniato il 5 ottobre dello scorso anno, a soli 48 anni. Solo due anni in meno del più giovane vescovo lombardo, mons. Gianmarco Busca, nominato alla guida della diocesi di Mantova il 3 giugno scorso.
Con l’odore delle pecore
Se la Chiesa ha bisogno di «pastori con l’odore delle pecore» – come più volte sottolineato dal Papa con un’espressione entrata nel suo vocabolario fin dai primi giorni del pontificato – si comprende perché per Francesco nelle diocesi «non ci serve un manager, un amministratore delegato di un’azienda, e nemmeno uno che stia al livello delle nostre pochezze o piccole pretese», né vescovi orientati a «pastorali “lontane”, pastorali disciplinari che privilegiano i principi, le condotte, i procedimenti organizzativi», come spiegato a più riprese fin dai primi mesi del suo pontificato. In gran parte i vescovi scelti da Francesco provengono dalle “periferie”, geografiche ed esistenziali. Vescovi di strada impegnati con i senzatetto, i migranti, le famiglie, come mons. Matteo Zuppi a Bologna, sacerdote della comunità di Sant’Egidio; oppure mons. Corrado Lorefice a Palermo, di famiglia nobile, ma anche parroco amico di don Ciotti e da anni in prima linea contro la prostituzione, teologo e autore di libri come “Dossetti e Lercaro: la Chiesa povera e dei poveri” e “La compagnia del Vangelo”, dedicato a don Pino Puglisi. In Lombardia? C’è mons. Corrado Sanguineti, dal novembre 2015 vescovo di Pavia, devoto di san Riccardo Pampuri e nella cui pastorale da tempo occupano un posto centrale poveri e immigrati.
Teologi
Vescovi di strada, sì, ma dotti. Le ordinazioni episcopali di sacerdoti docenti di teologia abbondano fra le nomine di papa Francesco, e non mancano neppure in Lombardia. Esemplare è lo stesso Sanguineti, prete di campagna, ma anche direttore e docente dell’Istituto di scienze religiose “Mater Ecclesiae” di Chiavari, docente di Sacra Scrittura presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, incaricato diocesano per la formazione del clero, presidente della consulta per la cultura, referente diocesano del “Progetto Culturale” della Cei e prefetto degli studi del Seminario diocesano. Ma anche mons. Antonio Napolioni, sacerdote dell’arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche, nominato nel novembre 2015 vescovo di Cremona, che è stato docente di teologia pastorale e catechetica nell’Istituto marchigiano di Ancona e docente di teologia pastorale e catechetica nel Pontificio Istituto di pastorale della Pontificia Università Lateranense.
Sono 22 i vescovi in procinto di compiere 75 anni che potrebbero essere sostituiti nel corso del prossimo anno. 3 quelli lombardi: oltre al card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano, ci sono mons. Diego Coletti, vescovo di Como, e mons. Luciano Monari, vescovo di Brescia. Giovane, con “l’odore delle pecore” e docente di teologia: Francesco troverà qualcuno così anche per la Milano del dopo-Scola?
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Il Sismografo