Si è svolto questa mattina all’Istituto dei Ciechi di Milano, sotto una pioggia attesa da tempo, il tradizionale incontro dell’arcivescovo, card. Angelo Scola, con i giornalisti, in occasione della festa di san Francesco di Sales. Come già accaduto per il messaggio diffuso da papa Francesco per la 50ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, lo scorso 24 gennaio, al centro del dibattito odierno, organizzato dall’Ufficio Comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi, è stata la comunicazione, con una particolare attenzione rivolta ai nuovi media. Ampio risalto anche ai temi ecclesiastici e dell’immigrazione.
Durante l’incontro l’Arcivescovo ha dialogato con Gianni Riotta, editorialista della Stampa, conduttore Rai e docente alla Princeton University. A fare da moderatrice Rolla Scolari, direttrice editoriale di Oasis, rivista dell’omonima Fondazione nata nel 2004 a Venezia da un’intuizione dello stesso Cardinale, allora patriarca, con il fine di promuovere l’incontro fra l’Occidente tradizionalmente cristiano e le religioni, in particolare quella mussulmana.
Un incontro che, come la parola stessa, può contenere anche un “contro” e generare società potenzialmente conflittuali. Ecco allora la necessità di una politica orientata a quella che Aristotele definiva “amicizia civica”, nella quale la comunicazione «deve tendere a crescere sempre di più, fino a divenire principio di libertà effettivamente realizzate», ha ricordato il Cardinale. Una comunicazione fondamentale anche fra cristiani di diverse confessioni e all’interno della stessa Chiesa, tanto più che il Cristianesimo è basato sulla «comunione», quella «fra i pescatori scelti da Cristo, che avevano in comune reti e barche» prima ancora di avere in comune Cristo stesso.
Comunicazione che non sia però soltanto diffusione di notizie tramite strumenti nuovi, ma vero messaggio. «Papa Francesco non usa il computer e respinge qualsiasi regalo di elettronica che abbia più di due tasti», ha ricordato Gianni Ridotta. Pessimo comunicatore? Tutt’altro. «I new media sono un ambiente, non solo strumenti» e in questo ambiente i messaggi del Pontefice passano comunque. Come a dire che anche nell’era del digitale e della comunicazione totale, ciò che conta è prima di tutto il contenuto.
Punto di forza del Papa e principale fattore di cambiamento nella comunicazione della Chiesa è la stessa personalità di papa Francesco, in grado di coinvolgere l’ascoltatore «immediatamente e direttamente», ha evidenziato Scola. Il suo «giocarsi in prima persona» e la sua «sensibilità latino-americana, diversa dalla nostra sensibilità europea, figlia di un intellettualismo moderno che pone un’intercapedine fra ciò che siamo e ciò che comunichiamo», fanno il resto. Papa Francesco è «un dono per la Chiesa è per l’umanità», ha proseguito il Cardinale, anche perché «è testimone fino in fondo», sebbene il concetto di testimonianza venga oggi spesso «ridotto moralisticamente al “buon esempio”». Il Pontefice, invece, è testimone perché «intende stare abbarbicato alla realtà, perché la vuole conoscere». È così che la spontaneità dei gesti del Papa, mostrata anche nel recente viaggio in Africa e verosimilmente in quello che presto lo condurrà in Messico, si fa vera comunicazione. «Se uno conosce la realtà, comunica la verità. È la sua libertà a rendere autorevole il Papa», ha sottolineato il Cardinale. «Io sono temperalmente e mentalmente molto diverso da questo Papa», ha ammesso Scola, ma c’è «voglia di imparare» e di interrogarsi sul presente «senza lamenti sui nostri tempi».
Una stoccata il Cardinale la riserva a quanti scrivono «falsità» e al «lobbismo» di certi poteri avversi. «Va di moda prendere di mira il corpo episcopale e clericale», pur «composto da uomini con molti peccati e difetti». Sarebbe utile, allora, che alla sera, prima di dormire, i giornalisti «recitassero una preghiera per chi hanno criticato» durante la giornata. Una «irrefrenabile malafede» che Riotta, citando uno dei capisaldi del diritto statunitense in materia di libertà di stampa, indica come uno dei mali del giornalismo italiano, insieme alla «petulanza», la stessa che ha portato a parlare per una settimana dei nudi scioccamente coperti in occasione della visita del presidente iraniano Rohani e a non interrogarsi sulla reale e più ampia portata dell’evento.
«È dimostrato scientificamente che una notizia falsa circola in rete più di una notizia vera», ha ricordato Riotta, «e le smentite servono a poco». «Il problema del web è che non c’è una realtà», ha proseguito il giornalista, bensì «le realtà», personali, parziali, sempre più spesso mediate dagli algoritmi di ricerca di Google e degli altri big della rete, che spingono a confrontarsi soltanto con ciò che è già più vicino ai propri interessi e alle proprie esperienze precedenti, senza una vera apertura alla novità e al confronto.
«L’uomo saggio è l’uomo che sa assecondare la realtà», ha sottolineato il card. Scola, e «molta parte della crisi europea post-moderna è causata dal mancare la realtà». È questo il caso dell’approccio al «meticciato di civiltà e di culture, che è ormai un dato di fatto in Italia da almeno vent’anni», e al ruolo della religione, sempre più spesso indicata come fattore di conflittualità e che invece «favorisce l’incontro». Ciò è tanto più vero per il Cristianesimo, che è prima di tutto un incontro personale con il Signore. Alle religioni, sempre più violentemente escluse dall’Europa, è affidata «la responsabilità di generare la nuova fisionomia del cittadino europeo» in una «Europa che deve essere completamente ripensata e ridisegnata».
Uno scenario apparentemente molto lontano dalla situazione presente, nella quale anche i simboli religiosi hanno perduto la loro centralità, anche comunicativa. «Se una società rinuncia al simbolo, anche se per oggettive ragioni di sicurezza, perde qualcosa, perde forza comunicativa, perde interpersonalità», ha sottolineato il Cardinale. La società contemporanea, alla ricerca affannosa di una supposta e forzata neutralità, non può concepirsi «come una notte in cui tutte le vacche sono nere», ha detto Scola, parafrasando la Fenomenologia dello Spirito di Hegel.
Sebbene vi sia oggi una maggiore consapevolezza della complessità dei problemi rispetto a quando per curiosità si «facevano gli esercizi zen nelle abbazie» e si pretendeva di «risolvere la guerra in Iraq con chiacchiere e mezza bottiglia di whisky», «la cultura italiana già prescinde da Gesù Cristo», come già notava Paolo VI nel 1932. Non è questione di numeri – quella delle chiese vuote in Italia è una «panzana» diffusa da quegli stessi giornalisti che spesso non vanno in chiesa, ha sottolineato Scola – bensì di una secolarizzazione pratica, che esclude le radici cristiane «dal pensiero e dal sentimento» e, in ultima analisi, dal vissuto quotidiano. Uno scarto evidente rispetto alla realtà di molte parti del mondo in cui il Cristianesimo è minoranza, per giunta perseguitata. «La situazione di martirio dei cristiani è oggi la più forte della storia, superiore a quella della Chiesa primitiva», ha ricordato il Cardinale. Non deve stupire: «siamo figli di un Dio fatto uomo e lasciatosi illividire sul palo ignominioso della croce e che non ha versato altro sangue che il proprio».
Non è mancato, a conclusione dell’incontro, un breve commento sul Family Day in corso oggi a Roma. Il card. Scola ha ricordato come «i laici, cristiani e non, che hanno scelto di manifestare fanno un gesto che fa bene alla società».
Milano si conferma centro di primo piano della comunicazione anche in campo ecclesiastico, a poche ore dalla notizia della nomina di don Davide Milani a nuovo presidente della Commissione Nazionale Valutazione Film (CNVF) della Cei. Già presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo e soprattutto direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni sociali della diocesi di Milano e portavoce del cardinale Angelo Scola, don Davide Milani raccoglie l’eredità di don Ivan Maffeis, oggi direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali e sottosegretario della Cei. Occasione propizia anche per la presentazione del nuovo progetto che vede unite Diocesi e Società San Paolo nel nuovo canale “Chiesa Tv”, visibile al 195 del digitale terrestre.
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1 commento su “Diverso dal Papa, ma c’è voglia di imparare. Scola a dialogo con i giornalisti”