La storia, la politica e la letteratura hanno già dimostrato che il tarlo del potere, della corruzione e della devianza non appartengono soltanto alla metà maschile del mondo. Così come la virtù e la santità. Una parità alla quale non sfugge neppure la religione. Nelle Chiese che hanno già raggiunto una sorta di equiparazione con la componente maschile, come è il caso di diverse denominazioni protestanti, gli scandali “al femminile” – economici o sessuali – purtroppo non sono più una novità.
Il Padre Nostro dello Yemen. La tentazione e il pane quotidiano
L’attenzione internazionale e poi il silenzio, o quasi. È il destino dei simboli. Piccoli scorci di un mondo più grande, spesso triste, che appaiono e scompaiono, oscurati dal quotidiano. Un risveglio all’amara realtà per quanti avevano riposto le proprie speranze nella libertà e nell’immediatezza garantite dalla Rete.
Nuova traduzione del Padre Nostro. Il vero problema non è quel “non indurre”
Continua a far parlare di sé la nuova edizione del Padre Nostro approvata a larga maggioranza dalla Conferenza episcopale italiana pochi giorni fa, nell’ambito di una più ampia revisione del Messale Romano. Se per l’effettiva adozione del nuovo testo si andrà con ogni probabilità al 2019 (si attende la valutazione della Santa Sede), la discussione, con sentimenti opposti, ha ormai raggiunto i fedeli, mischiandosi ad una buona dose di falsa informazione. Questa la versione più diffusa: papa Francesco ha cambiato il Padre Nostro. E poco importa che negli anni – almeno 16 di riflessione – l’adeguamento della preghiera cristiana per eccellenza abbia incassato il sostegno di personalità quali Benedetto XVI e i cardinali Giacomo Biffi e Carlo Maria Martini.
Diverso il caso di quanti, invece, vorrebbero spostare il confronto sull’opportunità teologica o linguistica del nuovo testo. Fra questi, il prof. Franco Ometto, docente di Islamistica sciita presso il Pontificio Istituto di Studi Arabi e Islamici di Roma, nonché di Linguistica e lingue moderne nelle università statali dell’Iran e di Teologia cristiana negli atenei islamici di Qum, sempre in Iran. A lui si deve anche la traduzione del Catechismo della Chiesa cattolica dal Latino al Persiano. Che, dal canto suo, assicura: rispetto al Padre Nostro «l’attenzione dei vescovi dovrebbe essere focalizzata non sul verbo inducas quanto sul termine tentatio, che al tempo di san Girolamo significava “esame”, “prova”». Del prof. Ometto l’intervento che segue, che ricevo e pubblico integralmente.
Cappellani militari nella Grande Guerra. Preti santi, preti feriti
Campo di battaglia e campo dell’apostolo, come lo definiva don Primo Mazzolari. Campo di santità, ma anche di perdita di sé. È l’esperienza dei cappellani militari così come traspare dai loro stessi diari, oggi spesso mal compresa.
Tutte le strade portano a Washington. E poi?
Negli ultimi anni non c’è scandalo nella Chiesa per il quale non si vociferi di un coinvolgimento degli Stati Uniti. Voci alle quali ora si aggiunge quella – autorevole – del metropolita Hilarion. Quale strada hanno imboccato gli Usa?
La guerra mondiale di Francesco
Dal Nazismo del gender a quello dell’aborto, fino alle strategie del (presunto) Goebbels: per Francesco, negli ultimi 70 anni il primo pontefice a non averla vissuta direttamente, la seconda guerra mondiale è più attuale che mai. Giustamente.