La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano 19 novembre 2023

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II Domenica di Avvento. Vicino. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.


✠ Vangelo Mt 3, 1-12
In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!». E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

We never change, do we? We never learn, do we?”
Non cambiamo mai, non è vero? Non impariamo mai, non è vero?

Coldplay, We never change

Ed eccolo lì. Il Battista arriva sempre all’improvviso e senza bussare: non ci sono preamboli, né portoni da aprire.

Compare dal nulla anche oggi, seconda domenica di Avvento nel rito ambrosiano: la scorsa settimana una scena apocalittica che abbracciava un ampio futuro, ed ora ecco apparire questo personaggio incredibile, diverso da tutto e da tutti, per come parla, per come si veste, per come si arrabbia… I Vangeli ce lo descrivono minuziosamente, e forse è proprio per questo: dire a qualcuno di convertirsi richiede la massima dose di autenticità.

Dalla descrizione del personaggio dunque, intuiamo che tutto si può dire del Battista tranne che sia un fake. È la parola che oggi molti usano per dire che qualcosa è falso, è finto, è patacca. No, per nulla: Giovanni è vero ed è per questo che può gridare “Convertitevi, razza di vipere!”.

Però l’autenticità non basta: certo, puoi essere vero, ma solo in quanto portatore credibile di una proposta che a sua volta deve risultare sensata e meritevole di fiducia. La proposta di Giovanni è semplice: convertitevi perché il Regno di Dio è vicino.

A distanza di duemila anni, mentre da credenti guardiamo alla parola del Battista dalla parte del futuro, potremmo chiederci se questo messaggio abbia conservato la forza di un tempo.

Facciamo per un attimo gli avvocati del diavolo: se tutto è già accaduto, e il Regno di Dio si è manifestato in Gesù, come mai il mondo soffre ancora a causa del male? Dov’è questo “Regno di Dio”?

Ripenso all’aggettivo “vicino” che il Battista utilizza in senso non solo temporale, ma anche spaziale: il Regno di Dio è vicino, come preciserà lo stesso Gesù, non solo perché sta per venire, ma anche perché è accessibile a ciascuno di noi.

La conversione non diventa quindi, semplicemente, la premessa al Regno di Dio, ma la condizione per entrarvi. La parola di Giovanni ritorna ad essere sensata e forte: il Regno di Dio è proprio lì, dietro l’angolo della conversione. Ma noi sappiamo convertirci?

Se il Regno di Dio è ancora lontano a causa di mille contraddizioni, è perché noi cambiamo troppo poco per afferrarlo, e portarlo in mezzo a noi. “Convertitevi”, dunque, è la parola definitiva. Ancora una volta.

Don Alessandro

Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.

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