La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo del 28 aprile 2024

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V Domenica di Pasqua. Non prego per. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.

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✠ Vangelo
Gv 17, 1b-11

Quando poi venne di nuovo tra noi
In quel momento soltanto – con Lui –
Noi comprendemmo che forza di Dio
È solo quella che dona la vita
E lo credemmo abbandonato da Dio.

Pierangelo Sequeri, 1985

Il brano evangelico che ci viene proposto oggi, nella liturgia della V domenica di Pasqua del rito ambrosiano, è tratto dal capitolo 17 del Vangelo di Giovanni: l’unico in cui ci viene detto per cosa Gesù prega e per cosa “non prega”.

Della preghiera di Gesù i vangeli parlano spesso: le notti oranti che passava da solo, le preghiere ad alta voce prima dei miracoli, il Padre Nostro insegnato ai discepoli.

La parola di oggi però lascia quasi allibiti: “Io non prego per il mondo”. Perché mai? I cristiani pregano continuamente “per il mondo”. Perché Gesù no?

Gli esegeti ci dicono che il concetto di “mondo”, nel Vangelo di Giovanni, non indica il “pianeta terra”, ma ciò che si oppone alla logica evangelica. Potremmo, però, obiettare che il mondo in cui viviamo è esattamente questo: perché si oppone alla logica evangelica!

Pensavo a queste cose, quando mi è venuta in soccorso la musica, questa volta la musica sacra. Nella sterminata produzione musicale sacra che ha attraversato i due millenni del cristianesimo, ci sono opere che letteralmente fanno teologia.

Le musiche di Pierangelo Sequeri sono tra le più recenti a poter essere considerate a pieno titolo “una teologia in musica”. C’è dunque un’espressione bellissima in uno dei suoi canti (E lo credemmo abbandonato da Dio), che ho subito messo in relazione con il Vangelo di oggi: l’unica forza di Dio, “è solo quella che dona la vita”.

Si allude alla forza con cui il Padre ha risuscitato Gesù, e di questa forza i discepoli si rendono conto quando Gesù ritorna in mezzo a loro da risorto. Ma è chiaro che se questa è “l’unica” forza di Dio, non c’è altro modo in cui Dio possa agire rimanendo fedele a se stesso.

Se Gesù dunque “non prega per il mondo” forse è perché cambiare il mondo passando per un’altra strada, non sarebbe “da Dio”.

Se Gesù pregasse “per il mondo” sarebbe come chiedere al Padre una magia, un colpo di mano, un’azione che non rappresenta ciò in cui Dio è onnipotente. Ma se Gesù prega “per i suoi”, ovvero per quelli che saranno il lievito nella pasta, allora sta chiedendo a Dio che essi possano vivificare il mondo dall’interno. Questo sì che è il modus operandi di Dio.

È l’unica strada. È la Sua strada: quella attraverso cui tutto ha avuto inizio, e ancora viene vivificato.

Forse dovremmo smettere di pregare “per il mondo”, a meno che nella nostra preghiera non sia sottintesa una ferma coscienza del fatto che questo mondo, con la Grazia di Dio, può essere cambiato solo attraverso di noi.

Don Alessandro

Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.

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