Nella Norcia dei due Benedetti, ferita dal terremoto

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Insieme alle centinaia di esistenze distrutte, il sisma ha spezzato anche molti orizzonti di vita. Da Amatrice ad Urbino, il paesaggio e i suoi simboli hanno subito gravi danni. Come a Norcia, patria del monachesimo europeo e sede di uno dei monasteri più giovani dell’Occidente, che da anni porta avanti uno speciale mandato in seno alla Chiesa.

Se ad Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto il sisma non ha risparmiato monumenti romani, rinascimentali e barocchi, gravi danni si sono registrati anche ad Urbino, Macerata, Camerino, Tolentino e San Ginesio. A Norcia si sono verificati «ingenti danni» a diversi beni monumentali, fra i quali la basilica di San Benedetto, recentemente restaurata, e le mura benedettine. Poche ore dopo il sisma, i monaci di Norcia hanno fatto sapere attraverso la loro pagina Facebook di essere incolumi, mentre si hanno «molti feriti nella regione, soprattutto tra gli abitanti dei paesini di montagna».

Monastero San Benedetto, Norcia. Danni del terremoto«È già molto triste vedere tutti i meravigliosi restauri fatti alla casa natale di san Benedetto trasformarsi in pochi secondi in rovine», scrivono i monaci. «Avremo bisogno del vostro aiuto come sempre, ma ora più che mai, per iniziare il progetto di ricostruzione». Nel frattempo, «dopo un esame attento della situazione sismica» dell’area, la maggior parte dei monaci di Norcia hanno deciso di abbandonare «temporaneamente» Norcia per Roma, ospiti del Sant’Anselmo, il quartier generale internazionale benedettino della Capitale. Due monaci sono rimasti a Norcia «per sorvegliare la basilica e monitorare l’evolversi della situazione. Per non mettersi a rischio, dormiranno nelle tende fuori dalle mura cittadine», spiegano. Un trasferimento significativo, tanto più che la comunità monastica della città che ha dato i natali al padre del monachesimo che ha plasmato la Chiesa e l’Europa – e alla sorella Scolastica – è da sette anni interprete e depositaria di uno mandato spirituale in seno alla Chiesa. Era infatti il 21 aprile 2009 quando la Santa Sede affidava alla comunità monastica di Norcia lo speciale apostolato liturgico della celebrazione in entrambe le forme del rito romano, ordinaria e straordinaria, quest’ultima riportata d’attualità dal Motu Proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI.

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Era il 6 ottobre del 1995 quando padre Cassiano – alias padre Cassian Folsom, americano dell’Indiana – ebbe l’ispirazione della creazione di un nuovo monastero. La scelta ricadde inizialmente su Roma. Una sistemazione semplice, in via Peruzzi, non distante dalle terme di Caracalla, dalla quale nel 2000 i tre monaci che formavano la nuova comunità partirono per Norcia, stabilendosi nel luogo in cui nel 480 nacquero Benedetto e la sorella Scolastica. Lì, dove nel VI secolo era stato eretto un oratorio a celebrazione dei due fratelli e nel XIII secolo una chiesa e un monastero benedettino maschile, soppresso da Napoleone nel 1810, sorgevano ancora strutture cadute in disuso da quasi due secoli, negli anni trasformate dalla diocesi di Perugia in uffici e magazzini.

Da allora la comunità di Norcia è cresciuta, confermando il monastero come uno dei più vitali dell’ordine benedettino e, con un’età media dei consacrati poco sopra la 30ina, anche come uno dei monasteri più giovani dell’Occidente. Una quindicina di giovani monaci, prevalentemente statunitensi – ma non mancano indonesiani, brasiliani, tedeschi e canadesi – in grado di dare nuova linfa non solo all’intera città di Norcia, confermandosi negli anni come un’importante attrattiva spirituale e turistica, ma anche e soprattutto alla liturgia e alla Chiesa intera. Nelle celebrazioni presso il monastero i fedeli e le vocazioni non mancano, insieme ai gesti liturgici cari alla tradizione: genuflessioni, sollevamenti e l’Eucarestia alla bocca del comunicando, in ginocchio alla balaustra. In un ordine benedettino da anni in diminuzione numerica e in aumento di anzianità, il monastero di Norcia rappresenta un’eccezione di straordinaria importanza. Non è un caso che il 18 ottobre 2010 padre Cassiano sia stato nominato da papa Benedetto XVI consultore della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti.

Un legame di lunga data, quello fra Benedetto XVI e il Santo di Norcia, testimoniato anche dal nome scelto per il ministero petrino, conservato nel ruolo inedito di pontefice emerito. Il 21 marzo 2003, ancora cardinale, Ratzinger celebrò la festa di san Benedetto con la comunità monastica di Norcia, apprezzandone la spiccata vocazione per la preghiera, il silenzio, il canto, il digiuno e il molto lavoro. Attività che da anni si sono guadagnate uno spazio anche in rete e nella comunicazione multimediale, attraverso canali social, CD e DVD. Un fenomeno sociale, un carisma che prende spunto anche dall’esempio di Teresa di Lisieux, la patrona delle missioni che mai uscì dal convento «perché la Grazia non resta chiusa dentro alle mura del monastero», che da qualche anno è diventato anche un interessante fenomeno enogastronomico grazie alla Birra Nursia prodotta dagli stessi monaci. Esportata anche negli Stati Uniti, la Birra Nursia è ben nota a cardinali e pontefici: negli anni è stata sovente donata a Benedetto XVI e nel 2013 ha viaggiato da Norcia a Roma, entrando anche nel Conclave che ha portato all’elezione di Francesco.

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