Bologna e Mosca al tempo della Madonna di Vladimir

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Dopo vent’anni, la diocesi di Bologna torna a raccontare con un documentario le vicende che hanno portato un’icona russa della Madre di Dio di Vladimir, o Madonna della Tenerezza, nella cattedrale cittadina di San Pietro. Al centro di uno storico scambio fra la diocesi italiana e il Patriarcato di Mosca, l’icona è ancora oggi simbolo di un ventennio di rapporti di amicizia fra la Chiesa cattolica bolognese e quella ortodossa russa.

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Era il 1994 quando la delegazione arcivescovile per i rapporti con i Paesi dell’Est, guidata da padre Tommaso Toschi – francescano, classe 1922, il “frate volante” del vescovo Lercaro, incaricato di contrastare la propaganda comunista nel bolognese – consegnava al Patriarcato ortodosso di Mosca il contributo economico raccolto dalla diocesi di Bologna per la ricostruzione della cattedrale moscovita di Cristo Salvatore, distrutta in epoca stalinista. Nei mesi seguenti un ulteriore contributo venne inviato per un orfanotrofio della periferia di Mosca, particolarmente caro al patriarca di Mosca Alessio II, intitolato alla Madre di Dio di Vladimir.

Edificata dal 1839 sul modello della basilica costantinopolitana di Santa Sofia secondo il sobrio gusto religioso dello zar Nicola I, la cattedrale di Cristo Salvatore si propose per i decenni successivi come celebrazione della ritirata di Napoleone Bonaparte e dei sacrifici patiti dal popolo russo negli anni della guerra. La storia della cattedrale si interruppe bruscamente il 5 dicembre 1931, quando Stalin ne ordinò la demolizione per fare spazio ad un colossale mausoleo alla memoria di Lenin. La cattedrale di Cristo Salvatore venne distrutta, ma il monumento al padre del comunismo russo non prese mai il suo posto: rimuovere le macerie della cattedrale richiese anni e le frequenti esondazioni della Moscova e la carenza di fondi fecero il resto. All’epoca di Chruščёv il sito della chiesa era divenuto un’enorme piscina a cielo aperto.

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Per l’avvio della ricostruzione della cattedrale di Cristo Salvatore si dovette attendere il nuovo corso della Russia post-sovietica, nuovamente alla ricerca delle proprie radici storiche e religiose. Nel 1999 venne completata la ricostruzione della chiesa inferiore e l’anno successivo quella della chiesa superiore. Nello stesso anno presenziava alla consacrazione della cattedrale, salutata con il canto in latino del Salve Regina, una nutrita delegazione bolognese. L’iniziativa benefica, alla quale prese parte anche Dante Stefani, ex funzionario comunista, rafforzò il rapporto già cordiale fra questi e padre Toschi, ma soprattutto fra la Chiesa bolognese e quella moscovita, che negli anni si sviluppò oltre il solo ambito economico, culminando in uno storico scambio di icone, carico di implicazioni religiose e culturali.

Nel maggio 1999 l’allora arcivescovo di Bologna Giacomo Biffi donò al patriarca di Mosca Alessio II una copia dell’icona della Vergine col Bambino, detta di San Luca, venerata nel Santuario della città. Collocata nella ricostruita cattedrale di Cristo Salvatore, Alessio II ricambiò al dono inviando a Bologna una copia dell’icona della Madre di Dio (Theotókos) di Vladimir, più nota in Occidente con l’appellativo di Madonna della tenerezza.

L’originale dell’icona, risalente al XII secolo, costituisce uno dei maggiori simboli religiosi ed artistici di tutta la Russia ed è venerato da secoli dai cristiani, non solo ortodossi. Giunta a Bologna il 29 aprile 2001, l’icona mariana venne incorniciata dagli artigiani di Pieve di Cento e solennemente collocata nella cattedrale di San Pietro, presso la cappella di Sant’Apollinare, dove tutt’ora rappresenta il nucleo della devozione mariana della Chiesa bolognese.

La Madonna di Vladimir, in Occidente forse la più nota fra le icone della ricchissima tradizione russa, è tornata ad avere ampia visibilità in Italia dopo che il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha donato a papa Francesco un esemplare dell’icona in occasione dell’incontro in Vaticano del 25 novembre dello scorso anno.

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