Il sesso e l’amore, il buon cibo, la mascherina e lo studio. Papa Francesco fra due cantanti: Venditti e Ligabue.
“E non c’è sesso senza amore” canta Venditti in una delle sue canzoni più celebri. Sarebbe d’accordo papa Francesco, tornato a fare notizia per alcune dichiarazioni né nuove né fuori dalla norma, anzi normali. Ma, sì sa, delle personalità pubbliche qualunque cosa fa notizia. Questo è tanto più vero per il Papa, attorno al quale sussiste da sempre una consorteria di appassionati pruriginosi. In questo caso, però, potrebbe esserci di più.
L’occasione viene dalla pubblicazione del libro Terrafutura. Dialoghi con papa Francesco sull’ecologia integrale (Giunti Editore) del sociologo e gastronomo Carlo Petrini, fondatore di Slow Food. Il volume raccoglie anche un passaggio nel quale l’agnostico Carlin – così è conosciuto – incalza papa Francesco in tema di moralità cattolica, punitiva, suo dire, verso il piacere. Di altro parere il Pontefice, che rintuzza. «Su questo non sono d’accordo – spiega Francesco – la Chiesa ha condannato il piacere inumano, rozzo, volgare, ma al contrario il piacere umano, sobrio, morale lo ha sempre accettato. Il piacere arriva direttamente da Dio, non è cattolico né cristiano né altro, semplicemente è divino». Il piacere sessuale, in particolare, è «fatto per rendere più bello l’amore e garantire la prosecuzione della specie». E qualcosa di simile si potrebbe dire del buon cibo. Ricordate Il pranzo di Babette, il film preferito del Papa?
Tanto è bastato per far drizzare le antenne alla consorteria di cui sopra, ma la verità è che non è la prima volta che papa Francesco affronta l’argomento, com’è normale che sia. «La sessualità, il sesso, è un dono di Dio. Niente tabù. È un dono di Dio, un dono che il Signore ci dà», spiega nel 2018 il Papa ad un pubblico, c’è da immaginarlo, ben disposto ad ascoltare: un gruppo di giovani della diocesi francese di Grenoble-Vienne, ricevuti in udienza. «Per questo l’uomo, e anche la donna, lascerà suo padre e sua madre e si uniranno e saranno… una sola persona? Una sola identità? Una sola fede di matrimonio? Una sola carne: questa è la grandezza della sessualità. E si deve parlare della sessualità così. E si deve vivere la sessualità così, in questa dimensione: dell’amore tra uomo e donna per tutta la vita». Di contro, «le nostre debolezze, le nostre cadute spirituali, ci portano a usare la sessualità al di fuori di questa strada tanto bella, dell’amore tra l’uomo e la donna».
Anche su questo, però, papa Francesco ha qualcosa da precisare. «Una delle dimensioni del clericalismo è la fissazione morale esclusiva sul sesto comandamento, quello contro gli atti impuri». È il 2019 e l’occasione è data dal colloquio privato del Papa con un gruppo di Gesuiti a margine del viaggio apostolico in Mozambico, fonte di numerosi scoop giornalistici, reali o presunti. «Ci si concentra sul sesso e poi non si dà peso all’ingiustizia sociale, alla calunnia, ai pettegolezzi, alle menzogne». Francesco rievoca allora anche un ricordo personale, di un gesuita che «mi disse di stare attento nel dare l’assoluzione, perché i peccati più gravi sono quelli che hanno una maggiore “angelicità”: orgoglio, arroganza, dominio. E i meno gravi sono quelli che hanno minore angelicità, quali la gola e la lussuria».
Eppure proprio il sesso – o, per lo meno, un certo tipo di sessualità politically correct – rischia di condurre nuove critiche al Papa. Il titolo della prossima enciclica di Francesco, prevista per il 3 ottobre, ha già fatto storcere il naso ai nuovi censori della lingua italiana, e non solo: Fratelli tutti. Quel scandale! E le sorelle? Secondo alcuni, addirittura, il titolo non sufficientemente inclusivo – ma grammaticalmente ineccepibile – dell’enciclica potrebbe sollevare dubbi sul linguaggio dell’intero documento. Tanto più che la metà femminile del mondo si è fatta ufficialmente strada (ma già c’era) anche nel Confiteor del nuovo Messale Romano.
Tutto secondo copione? Anche troppo. Tanto che il Papa sembra l’unica persona normale rimasta sulla scena. Che indossa la mascherina e usa il gel igienizzante (per la prima volta in pubblico, lo scorso mercoledì: ne ha parlato la stampa internazionale; e quanto ci sarebbe da dire, invece, su certe intemperanze nostrane), studia quando crede di non conoscere a sufficienza un argomento sul quale è chiamato a pronunciarsi (Francesco lo ha confessato in merito ai problemi dell’ambiente, in preparazione alla Laudato Si’; i tuttologi quando lo ammetteranno?) e – inaudito! – riutilizza più volte la stessa bottiglia di plastica prima di riciclarla. In attesa, c’è da scommetterci, di sorprenderlo ad utilizzare prima o poi una borraccia “pontificia”, che farà il giro del mondo.
Il problema, semmai, è che la normalità di Francesco, al pari di quella di molti altri, è davvero un’eccezione in un mondo sempre più assuefatto alla mediocrità. “Chi si accontenta gode, così così” canta Ligabue. Ecco, appunto.
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