La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano del 13 settembre 2020

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Domenica 13 settembre 2020. III Domenica dopo il martirio di san Giovanni il Precursore, Anno A. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.

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In quel tempo. Il Signore Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno» (Lc 9,18-22).

“Ricordo che quando ero a Oxford dissi a uno dei miei amici, mentre passeggiavamo per gli stretti sentieri del Magdalen pieni di uccelli la mattina, l’anno prima della mia laurea, che volevo mangiare i frutti degli alberi nel giardino del mondo, e che stavo per uscire nel mondo con quella passione nell’anima. E così, infatti, andai e vissi la mia vita. Il mio solo errore è stato limitarmi esclusivamente agli alberi di quel che mi sembrava il lato soleggiato del giardino, fuggendo l’altro lato per la sua ombra e la sua oscurità”
(Oscar Wilde, De profundis).

Gesù chiede ai suoi discepoli di riferirgli qualcosa delle dicerie della gente. Il suo modo di fare, in effetti, ha già cominciato a suscitare discussioni e perplessità, i suoi compaesani di Nazaret gli si sono ribellati contro, alcune autorità di Gerusalemme non hanno mancato di far sentire la loro ostilità.

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È curioso che i discepoli gli riferiscano soltanto voci positive e lusinghiere sulla sua persona: “[Alcuni ti considerano] Giovanni il Battista, altri dicono Elia, altri uno degli antichi profeti che è risorto”. Pare che i discepoli vogliano stare, insieme al Maestro, nel calore rassicurante della parte soleggiata del giardino del mondo, trascurandone l’altra metà, quella buia e fredda, quella delle reazioni avverse e conflittuali.

Oscar Wilde racconta, nella sua lunga lettera dal carcere poi pubblicata con l’eloquente titolo di De profundis, dell’ingenua convinzione, coltivata in gioventù, che il suo cammino nel giardino del mondo gli avrebbe riservato solo delizie e riconoscimenti. È vero, dice, “Non c’è piacere del quale non abbia fatto esperienza […] ma continuare la stessa vita sarebbe stato un errore perché sarebbe stato limitante. Dovevo andare oltre, anche l’altra metà del giardino aveva i suoi segreti per me”. Wilde scrive dal fondo della parte buia di quel giardino, che nei due anni di carcere ha ben imparato a conoscere.

Gesù ascolta la risposta dei suoi, e poi li riporta all’altra metà del giardino. Il suo (e loro) futuro si aprirà, sì, alla vita e alla gloria del “terzo giorno”, ma dovrà prima farsi carico dell’umiliazione e del dolore dei primi due. Gesù sa che morte e risurrezione sono intrecciate, che il giardino della vita respira nei chiaroscuri. Con le sue parole cerca di destare i suoi alla consapevolezza che “anche l’altra metà del giardino” ha ricchezza da offrire a chi è disposto ad immergervi le mani.

È il cammino di noi tutti. Imparare a camminare nella luce e nell’ombra. Anche l’ombra ha la sua ricchezza da offrire.

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Nella grande avventura di impararlo, il Signore ci accompagni.

Don Paolo Alliata

Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.

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