[2/3] Robert Schuman, personalità di spicco, eppure a suo modo schiva. Sobrietà come stile di vita e conversione del cuore. Sobria ebrezza dello spirito. La spiritualità benedettina torna più volte ad intrecciarsi alla vita di Robert Schuman, anche in modi inaspettati.
Una persecuzione che Robert Schuman non manca di leggere alla luce della spiritualità monastica. «Schuman trasforma la sua cella di prigione in una cella di monastero», racconta il prof. Zin. «Più tardi dirà al suo capo di gabinetto Rochefort: “Sa che la mia carcerazione è durata esattamente il tempo che i monaci chiamano “la grande quaresima?” Sono stato arrestato il 14 settembre, giorno dell’esaltazione della Santa Croce, e sono uscito di prigione il Sabato Santo, mentre le campane di Metz suonavano a festa la Resurrezione di Cristo”». A suo modo, una liberazione. «La prigionia di Schuman viene trasformata in arresto coatto in una pensione di Neustadt. Passa il suo tempo a leggere, a meditare e a studiare. Compie lunghe passeggiate nei dintorni sempre sorvegliato a vista. Con la complicità di alcuni amici, una notte fugge e arriva a Mulhouse dove trova due uomini che gli forniscono una falsa carta d’identità intestata a Robert Durenne, professore. Da Duren, il cognome di sua madre!».
Nel 1942, ricercato dai nazisti in Francia, Robert Schuman trova rifugio nell’abbazia di Saint-Martin a Ligugé, accolto dall’abate Dom Pierre Basset. Trascorre lì, in nascosto isolamento, “fra i giorni più belli della mia vita”, dirà Schuman. E sempre da lì, per mezzo di un barroccio dei Benedettini, è condotto al confine della “Zona libera”, che attraversa il 13 agosto 1942. «Un amico lo conduce all’abbazia benedettina di Ligugé, fondata nel 381 da san Martino e ricostruita nel XIX secolo», riferisce il prof. Edoardo Zin. «Qui viene accolto dall’abate dom Basset, il solo che conosce la vera identità dell’ospite e per dieci giorni Schuman condivide la vita dei benedettini scandita nel silenzio tra la preghiera, il lavoro e la meditazione. Finalmente, riesce a oltrepassare la linea di demarcazione tra la Francia occupata e quella libera!». Con una successiva tappa montana. «Bisogna inserire a questo punto l’arrivo alla trappa di Notre Dame des Neiges nell’Ardéche, a 1.100 metri. Tale segmento di vita di Schuman viene spesso dimenticato dagli storici», ricorda Zin. «L’abbazia venne fondata dai benedettini di Citeaux – i Cistercensi – e lì “il Professore” passa tutto l’inverno del ’42-’43. Una piccola annotazione: quell’abbazia accolse nel 1890 Charles de Foucauld».
Curiosamente, anche un altro padre dell’Europa, il tedesco Konrad Adenauer, oppositore dichiarato del nazismo, troverà rifugio presso un’abbazia, Maria Laach. A conferma, se ce ne fosse bisogno, della silenziosa opera di soccorso svolta dalle abbazie negli orribili anni della seconda guerra mondiale. «Non conosco documenti e dati precisi. È certo che molte di esse divennero àncora di salvezza per molti perseguitati politici o ebrei. Konrad Adenauer, ricercato dai nazisti, restò rinchiuso in una cella dell’abbazia di Maria Laach per tuto il periodo della dittatura nazista. Durante un incontro bilaterale italo-tedesco, Adenauer condusse il nostro De Gasperi a visitare la sua cella!». Dando a “incontro” e a “vertice” tutto un altro significato.
© Vuoi riprodurre integralmente un articolo? Scrivimi.
Sostieni Caffestoria.it
