Mons. Gian Carlo Perego e la «bellezza» del nuovo arcivescovo di Ferrara-Comacchio

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È stata resa nota questa mattina la nomina di mons. Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, a nuovo arcivescovo di Ferrara-Comacchio. Alla guida della Diocesi emiliana mons. Perego succede a mons. Luigi Negri, negli scorsi anni al centro di alcune esternazioni su papa Francesco.

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Mons. Perego è nato a Vailate (Cr) il 25 novembre 1960, ma è cresciuto ad Agnadello, un «paese di campagna» di quasi 4mila anime nella verde provincia di Cremona, cui il nuovo Arcivescovo non manca di riservare un affettuoso ricordo nella sua lettera alla Diocesi emiliana. Ordinato sacerdote nel 1984, a Cremona negli anni si distingue per l’opera a favore dei giovani e dei migranti, particolarmente verso richiedenti asilo, rifugiati e in protezione temporanea. Non manca l’attenzione anche verso gli emigrati italiani, cui presta assistenza pastorale in Germania. A Cremona ricopre diversi incarichi nella cura pastorale diretta, nell’insegnamento, nella direzione e animazione di varie realtà ecclesiali, anche in qualità di direttore della Caritas diocesana.

Nel 2002 è chiamato a Roma come responsabile dell’area nazionale di Caritas italiana. L’ingresso nella Fondazione Migrantes risale al 1° ottobre 2006, quando mons. Perego è incaricato da Caritas italiana di istituire un Centro documentazione unitario con la Migrantes e di curare la nascita dell’Archivio per la storia della Caritas in Italia.

Nel novembre 2009 il Consiglio episcopale permanente riunito ad Assisi in occasione dell’Assemblea generale dei vescovi lo nomina direttore generale della Fondazione Migrantes. Mons. Gian Carlo Perego succede così a mons. Piergiorgio Saviola, apostolo dei fieranti e dei circensi, dimissionario per ragioni di salute. Nel 2012 Benedetto XVI lo vuole Consultore del Pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti, incarico che mantiene fino al 2016.

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Parole di bellezza le prime rivolte da mons. Perego alla sua nuova diocesi. «La bellezza artistica di questa città, ereditata dal Rinascimento, accompagnata dalla bellezza naturale, la bellezza umana di relazioni sociali, culturali, religiose rinnovate da nuovi incontri e legami con persone e popoli diversi, con un’attenzione preferenziale per i piccoli, i malati e i poveri, sapranno dare speranza e futuro alla città di Ferrara, di Comacchio e a tutte le nostre comunità del territorio diocesano», scrive mons. Perego nel saluto al popolo della sua nuova Diocesi. Non manca poi un riferimento ad un tema caro e di attualità come quello dei “muri”. «Le scelte di libertà, di responsabilità, di partecipazione della Chiesa di Ferrara-Comacchio – prosegue mons. Perego – abbattendo i muri e nel rispetto dell’autonomia delle cose terrestri, saranno al servizio di questa rinnovata bellezza».

Da Francesco molte conferme
La scelta di mons. Perego conferma i caratteri principali dello stile di papa Francesco: giovane età dei nuovi vescovi (mons. Perego ha 56 anni), prossimità territoriale, vicinanza agli ultimi e solida formazione teologica, meglio se accompagnata dall’insegnamento.

Cremonesi a Ferrara
Certo non basta ricordare che Cremona è al confine con l’Emilia. In verità la Chiesa di Ferrara-Comacchio ha già avuto guide cremonesi. Così fu per il card. Ignazio Giovanni Cadolini (1794-1850) e per mons. Natale Mosconi (1904-1988), padre conciliare e amico di don Primo Mazzolari. «C’è una sorta di legame – scrive mons. Perego nel testo di saluto – generato dal comune corso del fiume Po e dalle meravigliose oasi naturali, che si mantiene nel tempo, quasi per generare uno scambio, oserei dire, di ragioni della fede e del cuore che caratterizzano la ricca storia di due comunità cristiane. È in questo flusso di fede e di grazia che mi inserisco oggi come Pastore della Chiesa di Ferrara-Comacchio, perché la mia debolezza possa essere sostenuta, accompagnata, rafforzata nel cammino tra voi e con voi».

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Nei suoi libri, il pensiero del nuovo Arcivescovo
In ambito culturale mons. Perego si distingue poi per una qualificata preparazione in campo teologico, pastorale e sociale. È docente universitario e autore e collaboratore di molte pubblicazioni anche su temi attinenti alle migrazioni. Fra le più significative per la comprensione del suo pensiero il libro Uomini e donne come noi. I migranti, l’Europa, la Chiesa (La Scuola, 2015), nel quale – riprendendo il titolo di un’opera di Georges Bernanos – percorre drammi e speranze delle acque di un Mediterraneo divenute “grandi cimiteri sotto la luna”.

Nella storia le radici delle migrazioni
Dal 2009 Cappellano di Sua Santità, mons. Perego è anche fra i maggiori studiosi di Geremia Bonomelli, vescovo di Cremona e fondatore della “Opera di assistenza per gli italiani emigrati in Europa”, poi “Opera Bonomelli”, che insieme all’azione di mons. Giovanni Battista Scalabrini rappresenta ad inizio ‘900 la principale realtà pastorale e sociale a favore degli emigrati italiani. Non meno importanti gli studi di mons. Perego sulla figura di padre Marcellino d’Agnadello, nella seconda metà dell’Ottocento inviato da mons. Bonomelli al seguito degli emigranti italiani nello Stato brasiliano di Espírito Santo.

A mons. Perego, insieme alla mia personale gratitudine, vanno le congratulazioni per la nuova responsabilità.

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