La libertà del rispetto. Fauci, Bojo e i fratelli tutti

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Troppo liberi per rispettare le regole anti-Covid?. Quando certa “libertà” fa male alla salute.

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«Concordo con il fatto che teoricamente l’ordine di imporre a tutti l’utilizzo delle mascherine sia una cosa positiva. Uno dei problemi che, però, troviamo negli Stati Uniti è dato dal fatto che quando il Governo impone o suggerisce di fare qualcosa, molte persone fanno resistenza e non vogliono che il governo gli dica cosa fare. Lo spirito di indipendenza che abbiamo qui negli Stati Uniti in alcuni sensi è positivo, ma a volte quando si ha troppo spirito libero non si fanno cose che invece andrebbero fatte per il bene della salute pubblica». A dirlo a SkyTg24 l’immunologo Anthony Fauci, contestato – dal presidente Donald Trump – membro della task force della Casa Bianca per fronteggiare la pandemia di Covid-19.

Nel giro di poche settimane, con sfumature differenti, è la seconda volta che in tema di provvedimenti sanitari viene invocato un – presunto – senso di libertà che sarebbe di ostacolo all’applicazione delle norme. Prima di Fauci è venuto Boris “Bojo” Johnson. Rispondendo alla domanda del laburista Ben Bradshaw, che aveva chiesto in Parlamento come mai il Regno Unito stesse gestendo la pandemia peggio di Italia o Germania, il premier britannico aveva evocato l’ormai celebre «importante differenza fra il nostro e altri Paesi al mondo: che il nostro è un Paese che ama la libertà». Un’esternazione superficiale, sulla quale pesa una crescente disperazione politica, che aveva suscitato anche la replica pacata ma tagliente del presidente Sergio Mattarella. «Pure noi italiani amiamo la libertà, ma abbiamo a cuore anche la serietà», aveva detto da Sassari, a margine di un convegno per il decennale dalla morte di Francesco Cossiga, lasciandosi “contagiare” dallo spirito sferzante dell’indimenticato Picconatore.

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«La società non esiste: esistono individui, uomini, donne e famiglie», ebbe a dire nel 1987 Margaret Thatcher. Nulla da eccepire, se questo pensiero, portato all’estremo, non sfociasse nel più estremo degli individualismi. In quel dovere di badare a noi stessi e poi, chissà, prenderci cura del prossimo. Non riconoscendo tanto il giusto primato alla dignità di ogni persona, che rischia di essere fagocitata dal grande divoratore dell’esistenza di massa quale diviene talvolta la società, bensì separando le aspirazioni dei singoli dall’interesse generale.

«L’individualismo non ci rende più liberi, più uguali, più fratelli. La mera somma degli interessi individuali non è in grado di generare un mondo migliore per tutta l’umanità», scrive papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti al n. 105. «Neppure può preservarci da tanti mali che diventano sempre più globali. Ma l’individualismo radicale è il virus più difficile da sconfiggere. Inganna. Ci fa credere che tutto consiste nel dare briglia sciolta alle proprie ambizioni, come se accumulando ambizioni e sicurezze individuali potessimo costruire il bene comune».

Un presa di posizione chiara, che si accompagna ai numerosi appelli a favore di un vaccino contro il Covid-19 che sia realmente accessibile e del rispetto delle norme sanitarie indicate dalle autorità – per le quali alcuni invocano già una maggiore attenzione anche da parte del Pontefice e del suo entourage. «Per questo “occorre prestare attenzione per non cadere in alcuni equivoci che possono nascere da un fraintendimento del concetto di diritti umani e da un loro paradossale abuso», prosegue papa Francesco al n. 111 di Fratelli tutti, citando il proprio discorso al Parlamento europeo del 2014.

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Diverse indagini evidenziano che la propensione all’uso della mascherina varia in base a età, area geografica, livello di reddito e orientamento politico. «”Vi è infatti oggi la tendenza verso una rivendicazione sempre più ampia di diritti individuali – sono tentato di dire individualistici –, che cela una concezione di persona umana staccata da ogni contesto sociale e antropologico, quasi come una “monade” (monás), sempre più insensibile”», afferma il Papa. Per la “società migliore”, che sarebbe dovuta nascere dalle ceneri delle false sicurezze bruciate dalla pandemia e tanto invocata nel pieno della paura delle prime settimane, evidentemente c’è ancora da attendere.

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