Giovanni Paolo I, l’argentino

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Il prossimo 26 agosto ricorrerà il 39° anniversario dell’elezione a papa di Albino Luciani. Del filo rosso che unisce i pontificati di Giovanni Paolo I e Francesco si è detto e scritto in abbondanza: l’accento posto sulla misericordia di Dio, gli intenti riformisti, l’attenzione al fenomeno migratorio (l’immigrazione oggi, l’emigrazione al tempo di Luciani) e quel senso dell’umorismo che fece del predecessore di Wojtyła il “Papa del sorriso”. C’è però un aspetto ancora non del tutto esplorato: i legami intessuti da Giovanni Paolo I con l’Argentina ancora prima di diventare pontefice.

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Argentino, se non fosse stato per la Grande guerra
L’interesse di Giovanni Paolo I per l’emigrazione italiana, mostrato sin dagli anni del sacerdozio e dell’episcopato, ha profonde radici familiari. Come molti altri italiani del tempo, infatti, anche il padre di Albino, Giovanni, emigra dalla piccola Canale d’Agordo, in provincia di Belluno, per l’Argentina. Vi rimane un paio d’anni, dal 1913 al 1914, lavorando come muratore fra Buenos Aires e La Plata. Al paese lascia la moglie e il piccolo Albino, di pochi mesi al momento della partenza. L’intenzione è quella di ricongiungersi tutti in Argentina appena le condizioni economiche lo permettano. L’esplodere della prima guerra mondiale, però, sconvolge le previsioni e Giovanni rientra in Italia. Nel giro di pochi anni la famiglia si allarga, con l’arrivo di Tranquillo Federico, Edoardo e Antonia “Nina”. L’Argentina viene definitivamente accantonata e il padre di Albino resta a lavorare in Europa, frontaliere tra Svizzera e Francia. In Argentina rimangono, però, diversi parenti di Albino, fra i quali una zia e alcuni cugini, stabilitisi nel barrio Liniers di Buenos Aires, che suscitano l’interesse dei giornalisti del Paese dopo la prima fumata bianca di quel 1978.

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Guerra Argentina-Cile
Ben più significativi appaiono, però, i legami con l’Argentina maturati da Giovanni Paolo I durate il suo breve pontificato. Il 3 settembre 1978 il generale Jorge Rafael Videla, presidente dell’Argentina durante il regime militare, è a Roma in occasione della solenne cerimonia per l’inizio del ministero petrino di Luciani, quell’anno celebrata in luogo della tradizionale incoronazione. Con la stampa Videla tiene a ricordare i trascorsi della famiglia Luciani in Argentina, ma da un muro di Roma le polemiche non si fanno attendere: “Videla uccide e il Papa se la ride”. Giovanni Paolo I, in realtà, sta adoperandosi per la pace, minacciata dalle prospettive di un conflitto armato fra Argentina e Cile a motivo della disputa sulle isole Picton, Lennox e Nueva, nel canale di Beagle. Il 20 settembre 1978 il Papa fa pervenire una lettera ai vescovi delle Conferenze episcopali di Argentina e Cile, invitandoli a fare di tutto perché «le ragioni della concordia prevalgano sulle forze dell’odio e della divisione». Le pressioni della Chiesa servono a contenere l’escalation bellica, facilitando il trattato di pace e di amicizia siglato in Vaticano sei anni dopo, nel 1984, sotto il pontificato di Giovanni Paolo II e con la speciale benedizione del card. Antonio Samorè, rappresentante personale del Papa nella controversia fra i due Stati sudamericani, nonché autore del fortunato appellativo di “Papa del sorriso”.

Prima di Giovanni Paolo II e Francesco
Il 30 settembre 1978, due giorni dopo l’improvvisa morte di Giovanni Paolo I, l’arcidiocesi di Buenos Aires tiene il suo quarto pellegrinaggio giovanile al santuario di Nuestra Señora de Luján, patrona dell’Argentina. Il Papa se n’era interessato sin dall’agosto precedente, tramite il card. Juan Carlos Aramburu, arcivescovo metropolita di Buenos Aires. La crisi fra Argentina e Cile, infatti, è ancora in corso e si attende la risposta dei giovani argentini agli appelli di pace giunti dalla Chiesa. La risposta arriva, ma il Papa non è lì per vederla. 600mila giovani partecipano al pellegrinaggio, portando bandiere argentine e vaticane, immagini di Giovanni Paolo I e – fatto eloquente – bandiere cilene, applaudite con entusiasmo. Un segno anticipatore della stagione di gioventù e interventismo pacificatore della Chiesa in America Latina che si avrà con il pontificato di Giovanni Paolo II e qualcosa da tenere presente nell’imminenza del viaggio di Francesco in Colombia (oltre che in Cile e Perù, nel prossimo gennaio, senza dimenticare la finora mancata visita in Argentina), in special modo considerata l’attuale debolezza diplomatica statunitense anche nel tradizionale “giardino di casa”.

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