Milano fra binari, storia e devozione. San Tomaso in Terramara: il piede di Cristo e il prete sepolto /8

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Percorrere la centrale via Broletto a bordo di uno dei numerosi tram che la collegano a piazza Cordusio permette di cogliere qualcosa della vecchia Milano, con le sue vie strette e i palazzi dai colori calcarei. Forse anche per questo è facile che passi inosservata una chiesa di per sé piuttosto anonima, perfettamente incastonata nel panorama della via, salvo per il pronao in stile neoclassico: San Tomaso in Terramara. Terra di morte e, si dice, di preti sepolti vivi. Ma anche delle impronte dei piedi di Cristo.

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Chiesa di San Tomaso in Terramara, Milano
Chiesa di San Tomaso in Terramara, Milano
Divo Thomae Apostolo. La chiesa di San Tomaso in Terramara accoglie fedeli e visitatori con la semplicità di un’inscrizione in stile neoclassico sull’architrave di un modesto colonnato. Di antica fondazione – è menzionata in alcuni documenti dell’inizio dell’XI secolo – ciò che oggi resta della chiesa è però pressoché interamente di epoca moderna, con interventi che spaziano dalla riedificazione disposta dall’arcivescovo Carlo Borromeo, alla fine del Cinquecento, fino alla prima metà dell’Ottocento. Anche l’interno, a pianta longitudinale e a navata unica, non meraviglia per originalità (curiosa la decorazione del pavimento della navata). Più delle architetture, a fare la differenza a San Tomaso sono infatti devozioni e leggende.

Il piede di Cristo

Impronta del piede di Gesù Cristo (vestigium pedis), chiesa di San Tomaso in Terramara, Milano
Impronta del piede di Gesù Cristo (vestigium pedis), chiesa di San Tomaso in Terramara, Milano
Delle prime fa parte un’immagine scolpita su una lapide in marmo conservata nella cappella dell’Immacolata: nientemeno che l’impronta di un piede di Cristo. Collocata nel 1597 dall’arcivescovo di Milano Federico Borromeo, nipote di Carlo, l’orma si rifà ad un’antica tradizione (vestigium pedis), oggi per lo più sconosciuta. Impronte di Cristo, riferite a diversi episodi della sua vita, si rinvengono un po’ ovunque, dall’edicola dell’Ascensione a Gerusalemme alla chiesetta di Santa Maria in Palmis (Quo Vadis) a Roma. La capacità di lasciare impronte è comunque riconosciuta anche ai “santi piedi” di altri protagonisti della Bibbia e addirittura di altre religioni, da Adamo, progenitore dell’umanità, la cui impronta del piede destro è tracciata sull’omonimo picco in Sri Lanka, all’Ercole della tradizione greca, dall’orma lasciata da Maometto sulla Cupola della Roccia a Gerusalemme fino a quelle di Swaminarayan visibili nel tempio induista di Akshardham, in India.

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E il prete sepolto vivo
Una seconda leggenda riguarda l’appellativo della chiesa di San Tomaso, in terra amara o terra mala. La storia ne parla come di una cappella gentilizia della famiglia dei Sigerii, presso la quale si dice che in seguito abbiano trovato rifugio clero e fedeli fuggiti dalle campagne in seguito alle invasioni ungariche o saracene del X secolo. L’appellativo di terra amara o terra mala starebbe quindi ad indicare la memoria della località di origine degli sfollati (Terramara) o il loro triste passato. Sembra inoltre che la zona fosse adibita all’esecuzione delle condanne a morte dei criminali. Più sanguinosa della storia è però la leggenda che vuole che nel cimitero della chiesa un sacerdote sia stato sepolto vivo. I fatti risalirebbero all’inizio del Quattrocento, al tempo del duca di Milano Giovanni Maria Visconti. Si dice che il parroco di San Tomaso, “amaro” di avarizia, si sarebbe rifiutato di celebrare il funerale di un pover’uomo la cui vedova non disponeva del denaro per pagare il dovuto compenso. Giunto il fatto alle orecchie del Duca – o, secondo un’altra versione, testimone lui stesso della diatriba fra il parroco e la donna – Giovanni Maria Visconti avrebbe ordinato la sepoltura del prete – vivo – nella bara destinata al defunto, secondo le differenti versioni da solo o in compagnia del morto. Da qui la denominazione di San Tomaso in Terra Amara o Terra Mala, in seguito contratto in Terramara. Per un curioso scherzo del destino presso San Tomaso sorge oggi una Casa per il clero, inaugurata il 23 marzo 1961 da Paolo VI, alcuni anni fa brevemente al centro delle cronache nazionali per un presunto tributo Ici non pagato, rivelatosi poi regolarmente versato. La Ca­sa dà ospitalità per lo più a sa­cerdoti anziani e ormai senza parrocchia, a preti in servizio nell’arcidiocesi ambrosiana e a preti e religiosi di passaggio.

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