Percorrere la centrale via Broletto a bordo di uno dei numerosi tram che la collegano a piazza Cordusio permette di cogliere qualcosa della vecchia Milano, con le sue vie strette e i palazzi dai colori calcarei. Forse anche per questo è facile che passi inosservata una chiesa di per sé piuttosto anonima, perfettamente incastonata nel panorama della via, salvo per il pronao in stile neoclassico: San Tomaso in Terramara. Terra di morte e, si dice, di preti sepolti vivi. Ma anche delle impronte dei piedi di Cristo.
Il piede di Cristo
E il prete sepolto vivo
Una seconda leggenda riguarda l’appellativo della chiesa di San Tomaso, in terra amara o terra mala. La storia ne parla come di una cappella gentilizia della famiglia dei Sigerii, presso la quale si dice che in seguito abbiano trovato rifugio clero e fedeli fuggiti dalle campagne in seguito alle invasioni ungariche o saracene del X secolo. L’appellativo di terra amara o terra mala starebbe quindi ad indicare la memoria della località di origine degli sfollati (Terramara) o il loro triste passato. Sembra inoltre che la zona fosse adibita all’esecuzione delle condanne a morte dei criminali. Più sanguinosa della storia è però la leggenda che vuole che nel cimitero della chiesa un sacerdote sia stato sepolto vivo. I fatti risalirebbero all’inizio del Quattrocento, al tempo del duca di Milano Giovanni Maria Visconti. Si dice che il parroco di San Tomaso, “amaro” di avarizia, si sarebbe rifiutato di celebrare il funerale di un pover’uomo la cui vedova non disponeva del denaro per pagare il dovuto compenso. Giunto il fatto alle orecchie del Duca – o, secondo un’altra versione, testimone lui stesso della diatriba fra il parroco e la donna – Giovanni Maria Visconti avrebbe ordinato la sepoltura del prete – vivo – nella bara destinata al defunto, secondo le differenti versioni da solo o in compagnia del morto. Da qui la denominazione di San Tomaso in Terra Amara o Terra Mala, in seguito contratto in Terramara. Per un curioso scherzo del destino presso San Tomaso sorge oggi una Casa per il clero, inaugurata il 23 marzo 1961 da Paolo VI, alcuni anni fa brevemente al centro delle cronache nazionali per un presunto tributo Ici non pagato, rivelatosi poi regolarmente versato. La Casa dà ospitalità per lo più a sacerdoti anziani e ormai senza parrocchia, a preti in servizio nell’arcidiocesi ambrosiana e a preti e religiosi di passaggio.
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1 commento su “Milano fra binari, storia e devozione. San Tomaso in Terramara: il piede di Cristo e il prete sepolto /8”