Quando abbiamo pensato che i mali fossero solo della Curia

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Se l’affaire Viganò ha finora dimostrato qualcosa sono i gravi limiti dell’attuale sistema comunicativo, specialmente in Rete. Svelando il 16esimo male: pensare che i primi 15 fossero soltanto della Curia.

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Dopo il celebre discorso di Francesco alla Curia, nel quale il Papa elencò le malattie dalle quali guarire, la maggior parte di noi trascorse un Natale senza troppi pensieri. Limiti e difetti di una porzione ben definita della Chiesa universale, si pensò allora. Era il 2014 e oggi, alla luce della bomba di parole tutt’altro che meteorologica scatenatasi dopo il j’accuse dell’ex nunzio Viganò, fra quei 15 mali tre si impongono all’esame di coscienza di ciascuno di noi.

Carrierismo e chiacchiera da bar
“Eretico” o “salvatore della Chiesa”: quando critiche e apprezzamenti riguardano il Papa non ci sono mezze misure che tengano. C’è qualcosa, nella decima delle malattie individuate nel 2014 da Francesco, che dice molto di noi. È «la malattia di divinizzare i capi», così come di sferzarli ferocemente, auto-eleggendosene di propri. Idoli, a tutti gli effetti, irrimediabilmente destinati a deludere. La critica violenta e irrispettosa nei confronti dei pontefici è da condannare tanto quanto la loro divinizzazione. Entrambe, infatti, nascono dai medesimi moti del cuore: il settarismo, l’opportunismo e l’arrogante pretesa di essere infallibili. È l’atteggiamento di «persone meschine, infelici, ispirate solo dal proprio fatale egoismo». Un’insana “chiacchiera da bar” che riduce gli altri, primi fra tutti Dio e i papi, a simboli. Da asservire ai propri scopi, sostenendoli o condannandoli solo in funzione dei propri interessi.

Pettegolezzo e omicidio della verità
Scopi fra i quali raramente si annovera la verità. È la nona malattia a suo tempo individuata da Francesco, fatta «di chiacchiere, mormorazioni e pettegolezzi. È grave, inizia magari per fare due chiacchiere, e si impadronisce della persona facendola diventare seminatrice di zizzania come Satana». È la patologia che affligge le «persone vigliacche, che non avendo il coraggio di parlare direttamente, parlano dietro le spalle». La calunnia trova uno spazio naturale in Rete, dove l’anonimato, l’ampiezza della platea e la rapidità della diffusione rendono ancora più semplice che l’opinione abbia la meglio sulla verità. E quando il “fatto” è sostituito dalla “convinzione” – per giunta personale e inconfutabile – è naturale considerare la verità un elemento secondario. Un sano spirito critico in Rete sarebbe doppiamente d’obbligo, ma è ormai chiaro che proprio lì risulta, invece, dimezzato.

Alzheimer e buon gusto
È anche questa una forma di Alzheimer spirituale, un’altra delle malattie diagnosticate dal Papa, che porta a sacrificare l’autonomia del proprio giudizio sull’altare della moda e dell’ultim’ora, mentre ogni cosa «dipende dal presente, dalle passioni, capricci e manie, che costruiscono intorno a sé dei muri e delle abitudini». Un atteggiamento che fa della società – e della Chiesa – un organismo senza armonia, «un’orchestra che produce chiasso». Pronti a gettare nell’unico calderone dei propri interessi virtù e illazioni, condanna dell’omosessualità e opposizione a Francesco, buon senso e buon gusto. Sempre per amore del Papa e della Chiesa, si intende.

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