Merkelis Giedraitis: un vescovo che piace a Francesco

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C’è la Collina delle croci, lungo la strada che collega Kaliningrad a Riga, con i suoi oltre 400 mila crocifissi piantati secondo una devozione popolare che dura da secoli. E poi Vilnius, capitale della Lituania, con la cattedrale e la celebre Porta dell’Aurora, la cui cappella accoglie un’effigie di Maria Madre della Misericordia ritenuta miracolosa e dove nel 1993 Giovanni Paolo II recitò il Rosario. Simboli, fra i tanti, della storia di un Paese. Insieme ad un altro, spesso sottovalutato, che incarna l’identità nazionale lituana. E che potrebbe piacere a Francesco.

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Francesco arriverà a Vilnius, capitale della Lituania, il prossimo sabato 22 settembre. Quattro giorni intensi, durante i quali il Papa visiterà Lituania, Lettonia ed Estonia (il programma). Fra i momenti più significativi della prima giornata la visita al santuario Mater Misericordiae e l’incontro con i giovani nella piazza antistante la cattedrale di Vilnius. Difficile, poi, immaginare che il giorno successivo non emergeranno riferimenti ai fatti di più stretta attualità nella Chiesa, in occasione dell’incontro di Francesco con sacerdoti, religiosi, consacrati e seminaristi nella cattedrale di Kaunas.

Il viaggio, infatti, si annuncia all’insegna di chiari e scuri: fra i primi, certamente la fede di questa porzione spesso dimenticata della Chiesa universale, ai margini della nostra visione ancora troppo eurocentrica dell’Ecclesia; tra i secondi, il clima di sofferenza e tensione originato dalla tragedia degli abusi sessuali sui minori, della condotta libertina di gruppi considerevoli del clero cattolico e, non da ultimo, dal pamphlet Viganò.

Fatti che si impongono come simboli del momento di sofferenza attualmente sperimentato dalla Chiesa. Accanto ad essi, però, potrebbero – e dovrebbero – trovare spazio impegno e speranza. Come quelle riconducibili all’opera di una personalità in grado di incarnare l’identità nazionale lituana: il vescovo Merkelis Giedraitis.

Non bisogna farsi ingannare dalla storia. Siamo, è vero, fra il Cinque e il Seicento, ma l’azione di Merkelis Giedraitis ci parla dei nostri giorni, anche dei più bui. E potrebbe piacere a Francesco. A cominciare dall’opposizione al nepotismo – «fuggendo le scorciatoie dei favoritismi e delle raccomandazioni», per dirla con le parole di Francesco – che accompagna la nomina a vescovo di Samogizia, nella Lituania occidentale, di Merkelis Giedraitis, preferito al nipote dell’allora Primate di Polonia. Due anni di stallo ecclesiastico e politico, risolto infine a favore di Giedraitis anche grazie alla sua capacità di parlare due lingue, quella lituana e quella samogitica. Solo il primo di numerosi elementi di modernità.

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Vescovo del suo tempo, Merkelis Giedraitis si oppone alla diffusione del Protestantesimo e si adopera per l’applicazione delle delibere del Concilio di Trento. Le condizioni nelle quali versa la diocesi di Samogizia richiedono, in effetti, un intervento energico. Fra le altre cose, vi risultano particolarmente diffusi gli abusi del clero. Una cattiva condotta di carattere perlopiù economico, ma ugualmente insidiosa se è vero che ricchezza e potere sono i «grandi idoli» di ogni tempo, come è tornato a ricordare di recente Francesco. «La vanità, il potere, l’invidia, la gelosia, l’orgoglio, i soldi… cose che sporcano, che dividono e distruggono la Chiesa».

Illusioni che si traducono anzitutto in una crisi del clero, anche numerica. Per anni si è detto che prima dell’episcopato di Merkelis Giedraitis la diocesi di Samogizia non contasse più di 7 sacerdoti, ma ricerche più recenti parlano di almeno 20 preti per 40 parrocchie. Numeri che non sminuiscono l’opera di Giedraitis, fondatore di chiese, scuole, seminari e accademie, fra le quali quella di Vilnius. Un’opera portata avanti anche con l’aiuto dei Cistercensi, invitati a stabilire il loro primo monastero nella regione della Samogizia, a Kretinga, e soprattutto dei Gesuiti, ai quali Giedraitis affida il collegio di Kražiai.

Instancabile promotore del clero autoctono e della diffusione della fede cattolica fra i semplici, Giedraitis sostiene l’utilizzo della lingua lituana nelle omelie, sponsorizzando la traduzione in lituano del catechismo del teologo e gesuita spagnolo Giacomo Ledesma e della raccolta di sermoni in polacco di Jakub Wujek, la Catholica Postilla, in entrambi i casi coadiuvato dal sacerdote lituano Mikalojus Daukša. Non manca l’interesse sul fronte più laico, con l’appoggio dato allo storico e poeta Maciej Stryjkowski nella stesura della prima storia della Lituania. I libri, che costituiscono i primi esempi di stampa in lingua lituana nel Granducato di Lituania, sono oggi considerati fra i più importanti testi letterari del Paese.

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