Di due libri

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Si vive anche di libri e di scrittura. O, almeno, personalmente è così. Fondamentale, certo, quell’anche. Brevi annotazioni, dunque, su due libri che, in maniera differente, mi riguardano.


Il primo libro, in ordine cronologico d’uscita, mi riguarda perché l’ho scritto: Il giorno di chi è in cammino. Storia della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato in Italia (Tau, Todi, 2020, 250 pp. Presentazione di S.Em. Card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza Episcopale Italiana; Prefazione di p. Fabio Baggio cs, sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, Sezione Migranti e Rifugiati). Ne avevo parlato qui. Ne fa una recensione, con competenza e generosità, Veronica De Sanctis sulla rivista Studi Emigrazione (LVIII, n. 222, 2021, pp. 350-351) del Centro Studi Emigrazione – Roma (CSER) dei Missionari di San Carlo (Scalabriniani).

Il secondo libro mi riguarda per la Presentazione che mi è stato chiesto di scrivere. Si tratta del Diario berlinese scritto da mons. Silvano Ridolfi (Tau, Todi, 2021), già missionario fra gli italiani in Germania e direttore generale della Fondazione Migrantes, che prende in esame gli ultimi momenti della tragedia bellica e la complessità degli anni che la seguono, con un occhio specifico alla comunità italiana di Berlino e ai suoi cappellani, il salesiano padre Marino Cristofori e il veronese don Luigi Fraccari.

Buona lettura.

1. «Verso un “noi” sempre più grande» è il tema scelto da Papa Francesco per la prossima – la 107.ma – Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (GMMR). Traendo ispirazione dell’enciclica sulla fratellanza universale Fratelli tutti, il messaggio intende far sì che «alla fine non ci siano più “gli altri”, ma solo un “noi”». Oggi, la Giornata si celebra l’ultima domenica di settembre e abbraccia una visione universale e attenta allo sviluppo integrale della persona migrante. Lungo è stato, però, il cammino percorso, durante il quale l’Italia, la Santa Sede, l’Europa e il mondo sono profondamente cambiati. Oltre un secolo di storia – dal 1914 al 2020 – ricostruita per la prima volta da Simone Varisco nel suo ultimo volume attraverso testimonianze scritte degli organismi ecclesiali che hanno fatto la storia della pastorale della mobilità, messaggi dei pontefici, documenti della Conferenza Episcopale Italiana, ma anche lettere e appunti personali inediti. Celebrata per la prima volta in Italia il 21 febbraio 1915, inizialmente con una valenza nazionale, durante il pontificato di Pio XII acquista un carattere sovranazionale – mantenendo tuttavia «uno spiccato carattere di italianità» – con la nuova forma conferitale dopo la pubblicazione (1952) della costituzione apostolica Exsul Familia. In seguito Giovanni Paolo II, con il suo respiro internazionale, contribuisce a gettare le basi di una Giornata aperta a una visione globale del fenomeno migratorio. Ogni capitolo del volume è dedicato a un decennio, con una breve contestualizzazione degli eventi storici e statistici necessari alla comprensione dei continui cambiamenti in atto sullo scenario nazionale e internazionale. «Dal 2014, significativa ricorrenza del primo centenario della Giornata, è il nuovo pontefice, Francesco, ad essere chiamato ad intessere una nuova narrazione della mobilità, che sappia riannodare i molti fili spezzati di un clima sociale e politico sempre più esasperato» (p. 217). Filo conduttore è l’attenzione pastorale verso le necessità delle persone migranti e l’impegno costante della Chiesa per la loro integrazione. È dunque una storia della Giornata e degli intendimenti teologici e pastorali, dei pontefici e delle istituzioni della Chiesa che vive in Italia, ma non solo. Nel testo si ritrovano anche le minuzie dell’organizzazione pratica dell’evento, come la preparazione dei manifesti (raccolti in appendice dal 1953 al 2020), dei temi, del materiale informativo e i contatti con la stampa, così come le reazioni alle novità, gli auspici, gli ostacoli e i progetti non realizzati. Non dunque soltanto la storia di un evento, ma anche delle persone che fecero e che fanno la Giornata, con le loro personalità e sensibilità peculiari. «Un appuntamento profondamente calato nel proprio tempo – culturale, sociale ed ecclesiale – e nell’umanità che lo abita, sia essa società “accogliente” o delle persone migranti “accolte”». Veronica De Sanctis

2. «Nell’ottobre 1943 quando le truppe italiane furono internate dai tedeschi in Germania, ho chiesto volontariamente di andare con loro e svolgere quella assistenza che fosse stata possibile. […] Con il Celebret del mio Ecc. Vescovo di Verona in data 15-4-44 arrivai a Berlino [dove] ho organizzato l’ufficio deceduti italiani e l’ufficio assistenza religiosa». Scrive così, in una lettera del 21 marzo 1950 inviata alla Sacra Congregazione Concistoriale, oggi conservata presso l’Archivio della Fondazione Migrantes, il principale protagonista dell’assistenza pastorale agli italiani in Germania negli ultimi anni della seconda guerra mondiale e nei primi, difficili decenni che la seguirono: don Luigi Fraccari. Si tratta anche del principale protagonista di questo volume, e per almeno due motivi. Il primo: l’aver attraversato, vivendola in prima persona, una delle epoche più celebri, tragiche e complesse della storia europea e mondiale, anche per la Chiesa, e di averlo fatto con coraggio e acume di uomo, di presbitero e di italiano. Il secondo: l’aver contribuito in maniera sostanziale a tracciare e a preservare la memoria dell’opera svolta allora, propria ed altrui. Un punto di vista, certamente. Uno sguardo personale sulla realtà, con tutta la ricchezza e i limiti che possono caratterizzarlo. Negli appunti di don Fraccari, così come nel Diario più propriamente inteso redatto dal predecessore, don Martino Cristofori (minuziosamente conservato grazie allo stesso Fraccari ed anch’esso fonte per l’Autore di questo volume, mons. Silvano Ridolfi, si mescolano ed intrecciano eventi storici di portata mondiale, considerazioni sulla liturgia del giorno, spunti di omelia, informazioni sulle attività pastorali, situazioni del momento e stati d’animo della comunità italiana di Berlino. Messa, senz’ombra di dubbio, a durissima prova. «Il 9 febbraio 1945, avvicinandosi il fronte russo, i diplomatici italiani rimpatriarono da Berlino con treno speciale: con gli altri cappellani rimasi al mio posto di assistenza. […] Cessate le ostilità visitammo gli ospedali in cerca di feriti e ammalati italiani; per quanto fu possibile abbiamo provvisto per il loro rimpatrio; gli ammalati gravi li abbiamo assistiti nella loro agonia. Eravamo completamente isolati dalla patria», riferisce don Fraccari nella medesima lettera. «Mancanza di denaro, viveri razionati, produzione rivolta soprattutto a sostenere la macchina bellica. Elementi che concorrono ad impoverire la popolazione, che, come avviene in simili situazioni, si vede costretta a ricorrere ad espedienti o a soluzioni di emergenza. Gli italiani vivono la condizione disagiata e precaria di tutti, negli ultimi anni della guerra aggravata dall’accusa di tradimento», gli fa eco l’Autore, mons. Ridolfi. Realtà viva della gente comune, ma soprattutto dei tanti internati italiani nei campi di prigionia e di concentramento, privi di status e di garanzie per il futuro. C’è, poi, una seconda protagonista di questo snodo storico: la passione. Per la Storia, certamente, ma anche e soprattutto per l’uomo e per le vicende che lo coinvolgono. La passione che ha animato i missionari i cui nomi si trovano in questo libro, i tanti altri che non vi sono citati e la stessa che motiva l’attività dell’Autore. «Ho conosciuto Fraccari nell’ottobre 1955, io allora giovanissimo sacerdote destinato alla Missione Cattolica Italiana di Francoforte e lui maturo sacerdote, da anni missionario italiano a Berlino», scrive di sé mons. Ridolfi nell’Introduzione al volume, il primo di una lunga serie di affondi in cui si uniscono memoria personale e collettiva. «Passarono gli anni e la nostra conoscenza crebbe nel comune impegno pastorale per gli emigrati italiani in Germania». Un libro di memorie, dunque? Non soltanto. Un libro di sorprendente attualità, a 60 anni da quella notte fra il 12 e 13 agosto 1961, inizio della costruzione del muro di Berlino. Molto è cambiato da allora: in Germania e in Italia, nella comunità italiana di Berlino, nella Chiesa. Molto, però, sopravvive fino ai giorni nostri come una necessità e un’urgenza, non del tutto colmate: la cura delle famiglie, il coinvolgimento dei giovani, la prossimità agli anziani, l’incrollabile consapevolezza dell’importanza della fede, la gratitudine per l’impegno profuso da pochi a fronte del silenzio di molti. In altri termini, l’ineludibile necessità di fare – e creare – comunità. Simone M. Varisco

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