I media stanno dando ampio risalto in queste ore alle parole di Ahmad Muhammad al-Tayeb, grande imam di al-Azhar. Il leader religioso è niente affatto sconosciuto in Occidente: più volte ospite di Sant’Egidio, sostenne gli attacchi di martirio e figura tra i firmatari della lettera del 2007 a papa Benedetto XVI.
«Devono essere uccisi, crocefissi e bisogna tagliare loro le mani e i piedi». Fanno discutere le dichiarazioni rilasciate in queste ore da Ahmad Muhammad al-Tayeb, grande imam della moschea egiziana di al-Azhar al Cairo e massima istituzione sunnita, in riferimento alle atrocità compiute dai miliziani dell’Isis nel Vicino e Medio Oriente e in Nord Africa.
Quelle pronunciate in queste ore non sono però le prime parole di al-Tayeb ad ottenere ampia visibilità in Occidente. Ritenuto un moderato e più volte ospite ai meeting votati al dialogo interreligioso organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio, fece discutere la reazione di al-Tayeb alla condanna pronunciata dall’allora pontefice Benedetto XVI dell’attentato del Capodanno 2011 ad una chiesa copta ad Alessandria d’Egitto. Dopo che all’Angelus del 2 gennaio 2011 il Papa aveva definito gli attentati contro i cristiani un «vile gesto di morte, come quello di mettere bombe ora anche vicino alle case dei cristiani in Iraq per costringerli ad andarsene», un atto che «offende Dio e l’umanità intera», Ahmad Muhammad al-Tayeb aveva replicato definendo quello del Pontefice un «intervento inaccettabile negli affari dell’Egitto», reo soprattutto di non aver chiesto la medesima protezione per i musulmani uccisi in Iraq.
Andando ancora più indietro nel tempo, precisamente al 4 aprile 2002, particolare scalpore nel Vicino Oriente suscitarono le parole di al-Tayeb secondo il quale «la soluzione al terrorismo israeliano sta nella proliferazione degli attacchi fidai [attacchi di martirio, NdR] che terrorizzino i cuori dei nemici di Allah. I Paesi islamici, così come le persone e i governanti, devono supportare questi attacchi di martirio». Al-Tayeb era allora gran mufti d’Egitto, massimo giureconsulto islamico.
Un paio d’anni più tardi al-Tayeb corresse – per così dire – il tiro, precisando in un’intervista alla rivista 30 Giorni che «un conto è il terrorismo che colpisce innocenti, un conto è affibbiare l’etichetta di terrorismo a quella che è solo una reazione di autodifesa per proteggersi da qualcosa, come nel caso della resistenza nei confronti di forze d’occupazione. […] I palestinesi sono come un uomo che tira sassi a un aereo da guerra. Nella disperazione ricorrono a mezzi estremi per opporsi all’occupazione». Ciò che più colpì in quell’occasione è che tali dichiarazioni vennero rilasciate a lato della tavola rotonda organizzata a Milano il 7 settembre 2004 da Sant’Egidio sul tema «Disarmare il terrore. Un ruolo per i credenti». In rappresentanza della Chiesa cattolica partecipò all’incontro il Cardinale Walter Kasper, allora Presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani.
Ahmad Muhammad al-Tayeb figura infine tra i firmatari della lettera aperta indirizzata il 13 ottobre 2007 da 138 leader religiosi musulmani ai maggiori leader religiosi cristiani, fra i quali l’allora pontefice Benedetto XVI, e che seguì una prima lettera scritta nel 2006 in seguito alla lezione tenuta dal Papa il 12 settembre di quell’anno all’Università di Ratisbona.
Nell’immagine: Egitto, Al-Azhar.
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Il Sismografo