Proprietà privata e vaccini. I Presidenti parlano di morale. E anche il Papa

Leggi in 7 minuti

Gli alleati lungo la strada per l’immunità di gregge non sono mai troppi, e da qualche tempo la lotta al coronavirus si è spostata anche sul piano religioso. Parola di Presidente.


Ci sono «un prima ed un dopo nella gestione della pandemia diseguale», ha scritto in prima pagina qualche giorno fa l’Osservatore Romano. «Il prima era fatto dalla richiesta di India e Sud Africa, già da ottobre scorso, di sospendere i brevetti e consentire la massiccia produzione di vaccini generici. Richiesta da mesi vagliata e rivagliata, con i Paesi produttori dei vaccini labelled (fra i quali ci sono gli Stati Uniti), strenuamente contrari ed un gruppo di altri sessanta che la appoggiavano. Un prima in cui Pfizer aveva appena migliorato la già alta previsione dei ricavi. Questo a fronte di tremilacinquecento miliardi entrati solo nel primo quadrimestre ed alla programmazione della produzione di un altro miliardo e 800.000 dosi di vaccino. Il dopo – ha proseguito il quotidiano vaticano – si riscrive a partire dalla scelta degli Usa che pesa molto, anche se non dovrebbe avere ripercussioni immediate».

Nella (timida) inversione di marcia della Casa Bianca più delle elezioni che ne hanno cambiato il vertice pesano le posizioni espresse da papa Francesco, come noto favorevole all’accesso universale al vaccino anti Covid e ad una temporanea sospensione dei brevetti per favorire la distribuzione dei vaccini a tutti. Un tassello importante dal punto di vista pratico e dall’alto valore simbolico nell’ottica di «uno spirito di comunione che ci permette di generare un modello economico diverso, più inclusivo, giusto e sostenibile», ha sottolineato a più riprese il Papa.

La presa di posizione di Francesco è coerente con quanto espresso giorni fa dal Pontefice a proposito della proprietà privata, un diritto «che la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto e intoccabile», aveva ricordato, con un occhio alla Dottrina sociale della Chiesa. C’è chi parla di moral suasion, una sorta di persuasione morale portata avanti sin dai primi momenti della pandemia dalla diplomazia vaticana, ma soprattutto dallo stesso papa Francesco nei numerosi colloqui con i leader mondiali, su tutti Biden, Macron e Draghi.

Leggi anche:  Dignitas e frociaggine

Un’occasione colta al volo soprattutto da un Joe Biden già in debito di ossigeno sul fronte cattolico, sul quale grava la spada di Damocle (spuntata nelle scorse ore dal prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il card. Ladaria) dell’esclusione dalla Comunione per il pubblico sostegno tributato dal Presidente statunitense ad aborto, gender e altre lucrose “conquiste di civiltà” dei colossi del capitalismo made in Usa.

Proprio in tema di vaccino anti Covid la Presidenza Usa, al di là di alcune effettive sintonie, ha più volte provato a cavalcare l’autorevolezza e la popolarità di papa Francesco. Perché, nonostante negli Stati Uniti la campagna di vaccinazione, almeno ufficialmente, marci ad un ritmo spedito, gli alleati lungo la strada per la fatidica immunità di gregge non sono mai troppi, e da qualche tempo la lotta al coronavirus si è spostata anche sul piano religioso. «Le persone si stanno unendo dalle diverse fedi per servire i più bisognosi, con un’attenzione particolare alla vaccinazione degli anziani di tutte le razze, background e ceto sociale», dichiarava il presidente Joe Biden alcune settimane fa, di ritorno da una visita al centro vaccinale allestito presso il Virginia Theological Seminary di Alexandria, Virginia, della Chiesa episcopale Usa. Si celebrava allora la 150milionesima dose di vaccino somministrata nel Paese in 75 giorni, e per l’occasione Biden calava l’asso. «È un esempio dell’America al suo meglio. E stanno tutti rispettando quello che papa Francesco chiama “l’obbligo morale”: vaccinarsi – “qualcosa che può”, ha proseguito, “salvare la tua vita e quella degli altri”».

Una fantasiosa cantonata da parte di Biden, la seconda in pochi giorni dopo una simile della portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, dopo che la Congregazione per la dottrina della fede ha già chiarito, nella celebre Nota del 21 dicembre scorso, che «appare evidente alla ragione pratica che la vaccinazione non è, di norma, un obbligo morale e che, perciò, deve essere volontaria» (n. 5). La stessa Congregazione, però, precisa: «In ogni caso, dal punto di vista etico, la moralità della vaccinazione dipende non soltanto dal dovere di tutela della propria salute, ma anche da quello del perseguimento del bene comune. Bene che, in assenza di altri mezzi per arrestare o anche solo per prevenire l’epidemia, può raccomandare la vaccinazione, specialmente a tutela dei più deboli ed esposti».

Leggi anche:  Sodoma e Betlemme, città del nostro tempo

Precisazioni che non sminuiscono, ma anzi approfondiscono, l’approccio cristiano alle vaccinazioni, chiamando alla responsabilità di una scelta. «Io credo che eticamente tutti debbano prendere il vaccino, è un’opzione etica, perché tu ti giochi la salute, la vita, ma ti giochi anche la vita di altri», aveva detto papa Francesco in una lunga intervista concessa a Mediaset, forse ripresa a suo modo da Biden. «Non scegliere è immorale», sembra fargli eco, su tutt’altro tema, il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Che, però, ancora stenta a prendere posizione in merito alla questione brevetti, nonostante la comunità internazionale sia sempre più sotto pressione di fronte alle tragedie brasiliana e indiana.

Di ragioni cristiane a favore della vaccinazione ce ne sarebbero in abbondanza, ma è evidente che alla Casa Bianca intendano strafare, provando ad essere più papisti del Papa. Tanto più che molti, negli ultimi giorni, hanno ricordato lo “storico” favore accordato dai pontefici ai vaccini. Eppure c’era un tempo in cui, nell’intento di compiacere il papa si criticavano aspramente le vaccinazioni. Contrapponendo il Paradiso a “due cicatrici” lasciate dal vaiolo. Parola di Giuseppe Gioacchino Belli, che così si esprime, con l’intento di assecondare papa Leone XII, nel suo sonetto romanesco “no-vax” Er linnesto (L’inoculazione):

«Sia bbenedetto li Papa Leoni, / e ssin che cce ne sò, Ddio li conzoli; / c’ha llibberato li nostri fijjoli / da st’innoccolerie de vormijjoni. / Vedi che bell’idee da framasoni / d’attaccajje pe fforza li vaglioli / pe ffajje arisvejjà ll’infantijjoli / e stroppiàcceli poi, come scroppioni! / Iddio scià mmessa la Madre Natura / su st’affari, coll’obbrigo prisciso / de mannà cchi jje pare in zepportura. / Guarda mó, ccazzo!, pe ssarvajje er viso / da du’ tarme, se leva a una cratura / la sorte d’arrobbasse er paradiso».

(Sia benedetto papa Leone, / e fin che ce n’è Dio li consoli: / ha liberato i nostri figli / da queste inoculazioni di virus. / Vedi che bell’idea da massoni, / attaccargli per forza il vaiolo / per far loro risvegliare le convulsioni / e storpiarceli poi come scorpioni! / Dio ha affidato a Madre Natura / queste cose, con l’obbligo preciso / di mandare chi vuole al cimitero. E guarda oggi, invece! Per salvargli il viso / da due cicatrici si toglie a una creatura / la fortuna di guadagnarsi il Paradiso).

Restiamo in contatto

Iscriviti alla newsletter per aggiornamenti sui nuovi contenuti

© La riproduzione integrale degli articoli richiede il consenso scritto dell'autore.

Sostieni Caffestoria.it


Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Skip to content