«Dentro, non fuori». Intervista esclusiva a Padre Fortea, teologo ed esorcista

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Padre José Antonio Fortea Cucurull
Padre José Antonio Fortea Cucurull

Padre José Antonio Fortea Cucurull, sacerdote, teologo ed esorcista spagnolo, oltre che talentuoso calligrafo, è oggi fra i massimi esperti mondiali di demonologia. Autore di numerose opere sull’argomento (disponibile in lingua italiana il suo trattato più noto, la Summa daemoniaca), a Padre Fortea si deve l’aver mantenuto viva l’attenzione e la conoscenza di una tematica sempre più spesso ridotta a simbolismo o relegata a superstizione, talvolta anche fra i cattolici, laici e non. Una volontà comunicativa che lo accomuna a papa Francesco e che lo ha condotto ad intraprendere anche una fortunata avventura letteraria, con i romanzi della Decalogía. Una historia del Apocalipsis. Año 2181-2213. A Padre Fortea va il mio ringraziamento per la cordiale disponibilità a concedermi questa intervista.

Reverendo Padre Fortea, fin dall’inizio del suo pontificato papa Francesco ha fatto numerosi riferimenti al demonio nelle sue omelie e nei suoi interventi pubblici. Parlare di questo tema è importante per un papa?
«In realtà non è importante. L’importante è annunciare Cristo, l’essenziale è proclamare la Buona Novella. La nostra religione non è una proclamazione del Male. È vero che il demonio e il peccato compaiono nelle pagine sacre del Vangelo, ma compaiono come qualcosa di accidentale a fronte del sostanziale, che è Dio e il Dio Incarnato».
Questi riferimenti hanno provocato un certo stupore nei mezzi di comunicazione, nel pubblico e talvolta anche nella gerarchia della Chiesa. È così strano che un papa parli di questi argomenti?
«Molti pensano che parlare del demonio sia qualcosa di vecchio, di conservatore e di destra. E che negarlo sia moderno, progressista e scientifico. Mi sembra una cosa molto buona che il Papa parli di ciò che vuole. I papi devono parlare liberamente e spontaneamente, come un padre che parla ai suoi figli. Se poi verrà un papa che ci parlerà sempre del libro del Cantico dei Cantici, mi sembrerà una cosa molto buona».

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Secondo la sua esperienza, la demonologia è un argomento più scomodo nella nostra epoca rispetto al passato?
«È un argomento che non piace a quelli che nella loro testa hanno una teologia liberale. Altri amano che si parli di questo».
Come viene accolto questo tema tra i fedeli cattolici?
«Ogni papa ha i suoi sostenitori e i suoi detrattori. Qualunque cosa dica, sarà accolta bene da alcuni e male da altri».
Alcuni pensano che esorcisti ed esorcismi siano ormai obsoleti per la Chiesa odierna. È davvero così? Pensa che questa opinione sia diffusa anche fra una parte del clero?
«Sono molto comprensivo con i miei fratelli sacerdoti che ridono di queste cose. Spesso gli è stato insegnato a pensare così in seminario. Per questo io non li giudico. Forse se fossi stato formato in un altro seminario la mia teologia sarebbe meno ortodossa. Tutti i sacerdoti hanno buona volontà e consegnarono la propria vita a Cristo. Non mi costa essere comprensivo con loro».
Pensa che in questo ci sia un problema di educazione cristiana, di catechesi?
«Oggigiorno ci sono molte catechesi. Certamente fra molti cattolici pullula una visione della teologia che essi considerano progressista e che non è altro che modernismo, modernismo puro e semplice. Sono comprensivo con le persone, però se uno è vescovo deve sradicare le erbacce della cattiva dottrina».
Papa Francesco fa anche numerosi riferimenti alla misericordia divina. Come si combinano questi due temi, della misericordia e del demonio?
«Dio è misericordia, amore, bontà. È il demonio che si è allontanato da Dio. E Dio rispetta questa libera decisione. Non insisteremo mai abbastanza sulla misericordia di Dio. Però si dovrà ricordare che, nonostante tutto, alcuni si sono allontanati da quella misericordia».

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Molti dei predecessori di Francesco parlarono espressamente del demonio, specialmente i Pontefici di questi ultimi anni. Paolo VI, per esempio, parlò esplicitamente del “fumo di Satana entrato nella Chiesa”. Quali sono le tentazioni più pericolose per la Chiesa di oggi?
«Il maggior pericolo per la Chiesa è voler essere moderna, adattarsi al mondo, modernizzarsi, accettare come un progresso ciò che è umanizzare le cose divine. Le cose divine devono renderci celesti. Tuttavia, sono convinto che lo Spirito Santo ci stia mostrando un nuovo cammino attraverso questo Papa, il papa Francesco. La gente non deve avere paura: mentre siamo con Pietro, non c’è nulla da temere. Sarà un nuovo cammino dentro la dottrina, dentro non fuori. La gente non deve temere, lo Spirito Santo si libra sopra la Chiesa. Credo nell’esistenza del demonio, però anche in quella dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo è nella Chiesa».

È disponibile anche la versione originale dell’intervista in lingua spagnola.

Nell’immagine: Raffaello Sanzio, San Michele e il drago, 1504-1505, Parigi, Musée du Louvre.

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