Il sacerdozio secondo Francesco? È gioia, ricevuta e donata. La stessa delle esortazioni apostoliche del Pontefice. Che raccontano la gioia della buona notizia, contro la disinformazione e il “bullismo spirituale”.
Un ministero all’insegna della misericordia – della quale mai «stancarsi» – ma anche della gioia. Sia «gioia e sostegno ai fedeli di Cristo il profumo della vostra vita», ha detto ieri Francesco ai sacerdoti ordinati nella Basilica Vaticana in occasione della domenica del buon Pastore. «Dispensate a tutti – ha aggiunto il Pontefice – quella Parola di Dio, che voi stessi avete ricevuto con gioia». Un messaggio accompagnato sui social da un tweet che precisa come «la chiamata che Dio rivolge a ciascuno è un dono che riempie di gioia».
La stessa gioia che traspare dai titoli delle esortazioni apostoliche di Francesco. A cominciare dall’ultima, Gaudete et exultate, “rallegratevi ed esultate”. La nuova esortazione apostolica, però, non è che l’ultimo documento con il quale Francesco intende proporre il potere della verità e della buona notizia. I titoli delle precedenti esortazioni, infatti, parlano da sé, e raccontano una storia di gioia. Vi si trovano, così, la Evangelii Gaudium, la “gioia del Vangelo”, la prima esortazione di Francesco sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale (24 novembre 2013), ma anche la Amoris laetitia, la “gioia dell’amore”, dibattuta esortazione apostolica sull’amore nella famiglia (19 marzo 2016).
Al centro della gioia di Francesco, tutt’altro che un semplice stato d’animo transitorio, c’è il Vangelo. «Il consumo di informazione superficiale e le forme di comunicazione rapida e virtuale possono essere un fattore di stordimento che si porta via tutto il nostro tempo e ci allontana dalla carne sofferente dei fratelli. In mezzo a questa voragine attuale, il Vangelo risuona nuovamente per offrirci una vita diversa, più sana e più felice». Si esprime così Francesco nella sua ultima esortazione apostolica, Gaudete et exultate.
Non è un caso che i concetti alla base della nuova esortazione si prestino bene ad una diffusione “in pillole” sui social. Un viaggio breve ma profondo tra le diverse espressioni dell’essere Chiesa. Il Signore chiama alla santità ciascuno di noi, anche te! #Santità (9 aprile), Sei una consacrata o un consacrato? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione. #SantiOggi (9 aprile), Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. #GaudeteetExsultate (9 aprile), Sei un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli. #Santità (9 aprile), Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù. #SantiOggi (9 aprile), La parola “felice” o “beato” diventa sinonimo di “santo”, perché la persona fedele a Dio raggiunge, nel dono di sé, la vera felicità. #GaudeteetExsultate (11 aprile), La santità a cui il Signore ti chiama cresce mediante piccoli gesti buoni nella vita quotidiana. #GaudeteetExsultate (13 aprile).
Non sono che alcuni dei tweet che nei giorni scorsi hanno accompagnato sul web la pubblicazione della Gaudete et exultate. Un buon contraltare alla denuncia del Papa secondo la quale «anche i cristiani possono partecipare a reti di violenza verbale mediante internet». Un atteggiamento che può assumere la forma di un farisaismo in chiave tecnologica, molto lontano dal sacrosanto diritto (e dovere) di critica. «Non ci fa bene – scrive il Pontefice – guardare dall’alto in basso, assumere il ruolo di giudici spietati, considerare gli altri come indegni e pretendere continuamente di dare lezioni. Questa è una sottile forma di violenza». Un concetto che Francesco sceglie di chiarire ulteriormente, affidandosi ad una nota, la n. 95. «Ci sono parecchie forme di bullismo che, pur apparendo eleganti e rispettose e addirittura molto spirituali, provocano tanta sofferenza nell’autostima degli altri».
Tragici fatti di cronaca, certamente, ma anche tristi fatti di Chiesa che riguardano Francesco in prima persona. «Per salute mentale io non leggo i siti internet di questa cosiddetta “resistenza”», ha confidato il Papa ai gesuiti durante un colloquio a porte chiuse avvenuto lo scorso 16 gennaio a margine del suo viaggio apostolico in Cile. «So chi sono, conosco i gruppi, ma non li leggo, semplicemente per mia salute mentale. Alcune resistenze vengono da persone che credono di possedere la vera dottrina e ti accusano di essere eretico. Quando in queste persone, per quel che dicono o scrivono, non trovo bontà spirituale, io semplicemente prego per loro».
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