Chiesa e Movimento 5 Stelle: rassegna stampa di un’intesa impossibile

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L’ultimo atto si è consumato pochi giorni fa, con Di Maio che cita De Gasperi e la dottrina sociale della Chiesa. Da tempo, però, si vocifera di una possibile sintonia fra il mondo cattolico e il Movimento 5 Stelle. Fra incontri segreti e illustri opposizioni.

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L’ultimo atto si è consumato domenica, quando, nel rispondere all’auspicio del presidente della Cei, il card. Gualtiero Bassetti, che il prossimo governo sia «al servizio della gente», il candidato premier del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, ha citato De Gasperi e la dottrina sociale della Chiesa. «”Politica vuol dire realizzare” diceva Alcide De Gasperi – ha scritto Di Maio in un post su Facebook – ed è a questo che tutte le forze politiche sono state chiamate dai cittadini con il voto del 4 marzo. Più precisamente a realizzare quello che anche nella dottrina sociale della Chiesa viene chiamato “bene comune”, che è ciò che noi in tutta la campagna elettorale abbiamo indicato come “interesse dei cittadini”».

Virginia Raggi e Francesco, fra Giubileo e rifiuti

In realtà, contrariamente ad ogni evidenza, di possibili sintonie fra la gerarchia cattolica e il movimento politico di Beppe Grillo sulla stampa si parla da tempo. È il 1° luglio 2016 quando il nuovo sindaco di Roma, Virginia Raggi, si reca in udienza dal Pontefice, accompagnata dai genitori e dal figlio di 6 anni. L’avvicinamento “geografico”, consumatosi una settimana prima con l’insediamento della Raggi in Campidoglio, sembra spostarsi allora sul piano dei contenuti. Un appuntamento che si rivela breve, una ventina di minuti, seguito da un poco originale apprezzamento alla «profonda umanità» di Francesco e dall’impegno ad applicare i principi della Laudato si’ al problema dei rifiuti. Una pia intenzione i cui risultati, quasi due anni dopo, sono sotto gli occhi di tutti. Mentre in Vaticano qualcuno rimprovera ancora alla Raggi la gestione del Giubileo della misericordia, giudicata inefficiente.

Di Maio: con la Chiesa battaglie comuni

Più significativo appare, invece, quanto riferito il 20 aprile 2017 dal Fatto Quotidiano, testata indicata come vicina al Movimento 5 Stelle. Luigi Di Maio, allora vicepresidente della Camera, rivendica non soltanto la propria fede cattolica, ma anche come «a livello di Movimento abbiamo sempre condiviso [con la Chiesa] alcune battaglie, su altre magari non ci troviamo d’accordo ma non viviamo la Chiesa e il Vaticano come un partito con cui allearci. Ci sono delle battaglie che portano avanti e noi le portiamo avanti insieme con loro». Parole che sembrano lasciare poco spazio ai dubbi su un avvicinamento alla Chiesa cattolica e che, per giunta, seguono di poche ore l’uscita quasi contemporanea di un’ampia intervista a Beppe Grillo su Avvenire e di un’altra al direttore di questo, Marco Tarquinio, sul Corriere della Sera.

Grillo su Avvenire

A onor del vero, l’amicizia fra Grillo e il quotidiano della Conferenza episcopale italiana è di vecchia data e risale almeno agli anni Novanta, quando (l’allora?) comico genovese figurava addirittura fra i suoi collaboratori. Nessun esplicito riferimento al mondo cattolico da parte di Grillo, ma un accenno ad alcuni dei temi cari a Francesco: l’esclusione di ampie fasce sociali dall’economia di mercato («Cittadini sbattuti sul piatto del business mondiale»), il crescente stato di timore statunitense («L’America è murata dentro sé stessa da due decenni») e l’imminente disastro ambientale («La natura continua a portare una minima scorta di pazienza, ma è quasi finita»). Temi importanti, ma di certo non sufficienti per parlare di una vera convergenza. Così come le affinità nella politica internazionale, dove gli interventi in Siria e il celodurismo di Trump risultano indigesti tanto a Grillo quanto al Papa. Forse non un endorsement, quello di Avvenire, ma di certo un’occasione importante per il M5S, in quel momento già impegnato nella complessa transizione da movimento di contestazione a possibile forza di governo, tanto da spingere Grillo a vincere la sua calcolata ritrosia per la stampa.

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Tarquinio: tre quarti e un quarto

Moderato, sebbene decisamente ottimista, è anche Marco Tarquinio, che il giorno dopo, dalle colonne del Corriere della Sera, sottolinea che «sono tanti i cattolici che partecipano alle iniziative del Movimento. Se guardiamo ai grandi temi (dal lavoro alla lotta alle povertà), nei tre quarti dei casi abbiamo la stessa sensibilità». Certo il direttore di Avvenire non dimentica di sottolineare che «c’è un altro quarto che fa la differenza». In particolare, ammette Tarquinio, «non riesco a capire come possano portare fino alle estreme conseguenze il loro concetto di libertà su temi eticamente sensibili come quello del fine vita e dell’eutanasia». In serata la precisazione: quella espressa è un’«opinione personale», sebbene «la Chiesa italiana è attenta a tutte le forze politiche che si impegnano per il bene comune, con la riserva di valutarne di volta in volta le singole scelte». Tanto basta, però, per far parlare di un nuovo possibile asse fra Genova e l’Oltre Tevere.

Bassetti: fare politica con la “P” maiuscola

Poche settimane dopo sembrano confermarlo – piuttosto timidamente, va detto – anche le parole del card. Gualtiero Bassetti, che nella sua prima conferenza stampa da nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana, rivendica come «la Chiesa post-conciliare dialoga con tutti», grillini compresi. Con una precisazione: esiste «una distinzione tra la politica con la “P” maiuscola, da parte di tutti i partiti e che riguarda il bene di tutti. La Chiesa vuole impegnarsi fino in fondo per realizzare questo secondo aspetto». Una lezione che, a giudicare dalle dichiarazioni di Luigi Di Maio di pochi giorni fa, non è passata inosservata.

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Negli Usa da Parolin

Quanto riferito sino ad allora dalla stampa su Movimento 5 Stelle e Chiesa cattolica quasi impallidisce, però, di fronte alle rivelazioni diffuse pochi mesi più tardi. È il 14 novembre 2017 e Luigi Di Maio, impegnato in un “viaggio di accreditamento” negli Stati Uniti, incontra a Washington il segretario di Stato della Santa Sede, il card. Pietro Parolin, giunto nella capitale americana per le celebrazioni del centenario della Conferenza episcopale statunitense. Ufficialmente un fuoriprogramma frutto di una coincidenza temporale, sebbene organizzato ad arte, ma che la dice lunga sulla manovra di avvicinamento di Di Maio al governo dell’Italia. La battuta di Parolin – «Leggiamo tante cose su di voi» – pronunciata nella nunziatura apostolica di Washington racconta qualcosa del clima dell’incontro. Decisamente meno teso della reazione del Segretario di Stato all’improvvido paragone fra il M5S e il francescanesimo – «Siamo noi i veri francescani» – azzardato nel maggio precedente da Beppe Grillo in riferimento al reddito di cittadinanza, durante la marcia Perugia-Assisi. «Nessun politico – aveva replicato in quell’occasione Parolin – può definirsi francescano».

L’incontro segreto

L’incontro americano con il card. Parolin, però, non avrebbe rappresentato un inedito. Secondo quanto riferito da La Stampa, infatti, una ventina di giorni prima, lontano da sgradite attenzioni, Di Maio avrebbe incontrato un altro stretto collaboratore di Francesco, al quale avrebbe illustrato il programma di governo dei Cinque Stelle, soffermandosi in particolare su alcuni temi cari al Vaticano, dall’energia al lavoro, passando per scuola, difesa e agricoltura. Sempre secondo quanto rivela il quotidiano di Torino in entrambi gli incontri con i due alti prelati il candidato premier si sarebbe misurato con la preoccupazione della Santa Sede circa la latitanza del Movimento rispetto alle politiche familiari e all’immigrazione, temi spinosi e a tratti impopolari.

Le perplessità di Famiglia Cristiana

Nessun problema, dunque, fra M5S e Chiesa cattolica? Tutt’altro, a ben guardare. Beppe Grillo e il suo Movimento hanno abituato gli elettori ad una certa variabilità di opinioni – si veda, ad esempio, il caso Olimpiadi a Torino scoppiato in questi giorni – e anche il rapporto con la Chiesa cattolica non fa eccezione. Non più tardi di 5 anni fa, ad esempio, numerosi attivisti del M5S chiedevano l’abolizione del Concordato fra Stato italiano e Chiesa cattolica. Molto più recente, invece, l’affondo della Raggi sull’annosa questione del pagamento dell’Imu da parte della Chiesa, che ha ottenuto il plauso di Grillo, insieme ad una macroscopica gaffe, con l’attribuzione della proprietà dei Musei Vaticani al Comune di Roma invece che al Vaticano. Fra i due “incidenti” anche la vicenda di Andrea Aquilino, candidato del Movimento 5 Stelle nel 2013 alla Regione del Lazio ed esponente dell’attivismo cattolico romano. Una possibile risorsa nell’ottica di un accostamento alla Santa Sede, finito invece diffidato da Grillo dall’utilizzare nome e simbolo del Movimento. Tutto, racconta Famiglia Cristiana, a causa dell’opposizione di Aquilino al ddl Scalfarotto sul “contrasto all’omofobia e alla transfobia” e su alcuni temi bioetici, fino alle accuse mosse ai parlamentari grillini di «complicità con le lobby omosessualiste e di tradire i principi fondanti del Movimento».

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I nodi etici

Proprio Famiglia Cristiana figura fra i maggiori oppositori ad un’intesa fra Movimento 5 Stelle e Chiesa cattolica. Uno degli affondi più duri è giunto nell’aprile 2017 a firma del giornalista Francesco Anfossi, che chiarisce come «sui temi etici, poi, i politici del Movimento 5 Stelle hanno pochi dubbi: matrimonio gay, adozione da parte delle coppie gay, eutanasia, unioni di fatto, testamento biologico, fecondazione eterologa, legalizzazione delle droghe leggere, fino alla sperimentazione della Ru486, la pillola abortiva. Non c’è argomento etico che non veda il Movimento 5 Stelle sulla sponda opposta alla dottrina della Chiesa». Lo stesso Anfossi ricorda, poi, come dietro al presunto francescanesimo da “Chiesa povera” professato da Grillo e dai suoi – ma non solo – «finiscono per nascondersi spesso pulsioni anticlericali e laiciste che vorrebbero [la Chiesa] relegata a una funzione assistenziale, marginale, quasi catacombale».

Addio al “partito cattolico”

Da tempo, ormai, la Chiesa in Italia ha rinunciato alla ricerca di un “partito cattolico”, forse più che per scelta in obbedienza alla constatazione dell’evidente incapacità di indirizzare il voto dei cattolici. Ciononostante, questi ultimi rimangono un’importante bacino elettorale al quale attingere. Non solo da parte del M5S, naturalmente, ma anche per l’altra vincitrice di queste consultazioni, la Lega di Salvini, della quale, se la distanza rispetto al pontificato di Francesco è molta, è risaputo il favore registrato in larga parte del mondo cattolico. Se i fatti valgono ancora più delle parole, però, anche un’intesa fra la Chiesa e il M5S sembra davvero di là da venire. Per dirla con il titolo di un film del 1982 del quale Grillo fu protagonista, anche nel Movimento 5 Stelle Cercasi Gesù. E qualche appoggio.

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