Storia di due Lazzari, tre Marie e Maria Maddalena

Leggi in 7 minuti

Maria Maddalena, prostituta o indemoniata? E chi erano Maria di Betania e l’anonima peccatrice? E i due Lazzari? Storie da un Vangelo che sembra Pirandello.

Curioso come la confusione attorno a queste affascinanti figure del Nuovo Testamento inizi già dalla data fissata per la memoria. Se c’è chi, infatti, nei propri elenchi di santi pone la commemorazione di Lazzaro e Maria di Betania il 29 luglio (Martirologio Romano: «Commemorazione dei santi Lazzaro, fratello di santa Marta, che il Signore pianse morto e risuscitò, e di Maria, sua sorella, che, mentre Marta era indaffarata nei suoi molteplici servizi, seduta ai piedi del Signore ascoltava la sua parola»), in altre compilazioni san Lazzaro fa capolino dal calendario il 17 dicembre.

Ma è nell’accertamento delle rispettive identità che la mescolanza raggiunge le proporzioni di una rapsodia pirandelliana. Se la storia sembra aver riconosciuto Marta – complice forse il soggiorno di papa Francesco nella Domus a lei intitolata – lo stesso non si può dire dei suoi due fratelli, Lazzaro e Maria di Betania.

I due Lazzari
Nel calendario si contano infatti, fra gli almeno sei “Lazzari” (fra cui un vescovo di Milano del V secolo), due personaggi la cui identità viene spesso scambiata: Lazzaro di Betania, amico di Gesù e fratello delle due sante sorelle, e un altro Lazzaro, mendicante e lebbroso abbandonato a sé stesso e alla pietà dei cani, ma soprattutto protagonista – probabilmente fittizio – di una parabola di Cristo (Lc 16, 19-31). La forza espressiva e magistrale di questo racconto, così drammaticamente attuale, insieme alle incertezze sul destino del Lazzaro amico di Gesù, hanno fatto di questo Lazzaro – caso unico di personaggio minore non anonimo nelle parabole di Gesù – una persona reale, attorno alla quale sono sorti col tempo una devozione e un titolo di santo.

Leggi anche:  Le mascotte del Grande Giubileo. Allora qualcuno aveva le ali

E le tre Marie
Ben più complessa è la vicenda delle tre Marie: Maria di Betania, Maria Maddalena (o di Magdala) e una terza “Maria” che non si chiamava Maria. Se la prima, la contemplativa Maria di Betania, è facilmente identificabile con la sorella dell’operosa Marta e del resuscitato Lazzaro, abitante di quello che è oggi uno dei sobborghi di Gerusalemme, le altre due donne sono protagoniste da secoli di un intreccio biblico che ha portato a fare di Maria Maddalena una prostituta, patrona di prostitute pentite (e parrucchieri).

Galeotta fu la pagina evangelica. L’ultimo episodio riferito nel capitolo 7 del Vangelo secondo Luca presenta infatti l’incontro del Cristo con una anonima «peccatrice di quella città» (Lc 7, 37), alla quale «molto è stato perdonato perché molto ha amato» (Lc 7, 47). È lei la donna che, veduta ad incontrare Gesù, si pone «presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo» (Lc 7, 38). Per quanto nel testo biblico quella di «peccatrice» sia l’unica definizione che le viene tributata e non si riferisca esplicitamente dell’eventuale mestiere della donna, l’apparente notorietà della sua colpa (Cf. Lc 7, 39) ha portato a ritenerla una prostituta. E Maria Maddalena a farne le spese.

Il successivo capitolo del Vangelo di Luca si apre infatti con un breve elenco delle donne che seguivano Gesù per servirlo. Primo nome quello di una certa Maria di Màgdala (Lc 8, 2) o «Maria, chiamata Maddalena» (testo CEI 2008), identificata con il nome della cittadina israeliana sulla sponda occidentale del lago di Tiberiade. Della donna ci viene offerto soltanto un breve scorcio di vita, che ce la presenta come colei «dalla quale erano usciti sette demòni» (Lc 8, 2 e Mc 16, 9). L’apparizione di due donne – ma in realtà non esplicitamente di due “Marie” – in pochi versetti e il successivo cambio di argomento, con l’introduzione della parabola del seminatore (Lc 8, 4-8), ha condotto alla sovrapposizione delle due donna: Maria di Màgdala o Maddalena, che era stata un’indemoniata, divenne da allora anche prostituta. Sarà lei a stare con altre donne e la Vergine «presso la croce di Gesù» (Gv 19, 25), lei a sorvegliare le operazioni di seppellimento del corpo di Cristo (Mc 15, 47) e di nuovo lei a mettersi seduta con «l’altra Maria» (Mt 27, 61) in veglia «di fronte alla tomba»; e sarà sempre Maria Maddalena, recatasi «il primo giorno della settimana […] al sepolcro di mattino, quando era ancora buio» (Mt 28, 1), forse con «oli aromatici» per ungere il corpo di Gesù (Mc 16, 1), ad assistere alle prime testimonianze della sua Risurrezione – la pietra «tolta dal sepolcro» (Gv 20, 1), un «gran terremoto» e un «angelo del Signore» (Mt 28, 2), l’apparizione di Cristo stesso (Mc 16, 9). Il mandato di annunciare – non immediatamente creduta – la notizia della Resurrezione di Cristo ai discepoli (Gv 20,18) ne fanno l’«Apostola degli Apostoli».

Leggi anche:  Le due porte di Magritte. Quando la Chiesa imbocca quella del mondo

Il successo della Maddalena “sbagliata”
L’evidente fascino esercitato dalle vicende di Maria Maddalena – specie quelle che la vogliono come una prostituta pentita al seguito del Figlio di Dio – ha contribuito a fare di questa donna una delle sante più note e amate del Cristianesimo, emblema del pentimento e della redenzione, fra i membri del seguito di Cristo più ricorrenti nell’esegesi medievale, nell’elaborazione di santi e di papi, citata anche nella sequenza del Dies Irae insieme al “Buon Ladrone” («Qui Mariam absolvisti et latronem exaudisti mihi quoque spem dedisti»). A lei si giunge ad attribuire addirittura l’evangelizzatrice delle Gallie, identificandola nuovamente con quella Maria di Betania che, stando ad una tradizione francese, sarebbe approdata nel 48 d.C. con i fratelli a Saintes-Maries-de-la-Mer, in Provenza. Non da meno è il peso di Maria Maddalena nell’arte, che ha portato innumerevoli pittori e scultori a fondere erotismo, scandalo e santità in risultati dal pathos innegabile, di tutt’altro livello artistico rispetto al successo di vendite di taluni prodotti a stampa prêt-à-lire degli ultimi anni.

Un’ultima notazione. Destino volle che Maria – di Màgdala, la Maddalena – venisse scambiata per un’altra peccatrice nella carne, l’adultera che Cristo salvò dalla lapidazione narrata nella Pericope adulterae (Gv 8, 1-11). Anche in questo caso la Maddalena finì con l’assumere il ruolo della protagonista, nuovamente anonima. Questo accostamento tra Maria Maddalena e l’adultera è fatto risalire al 591, anno di un sermone di papa Gregorio Magno nel quale, basandosi su alcune tradizioni orientali, il Pontefice introduce la sovrapposizione delle due figure.

Nell’immagine: Paolo Veronese, La conversione di Maria Maddalena, 1547 circa, Londra, National Gallery.

Restiamo in contatto

Iscriviti alla newsletter per aggiornamenti sui nuovi contenuti

© La riproduzione integrale degli articoli richiede il consenso scritto dell'autore.

Sostieni Caffestoria.it


4 commenti su “Storia di due Lazzari, tre Marie e Maria Maddalena”

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Skip to content