Se la Santa Famiglia rischia di diventare una trappola per turisti

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Ha suscitato un certo interesse l’annuncio del prossimo riconoscimento da parte dell’Unesco della qualifica di “patrimonio dell’umanità” al cammino percorso dalla Santa Famiglia di Nazaret durante la fuga in Egitto. Unanimi le reazioni di plauso, ma attenzione che l’iniziativa non si trasformi nell’ennesima trovata turistica. Le premesse, purtroppo, ci sono tutte.

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A partire dall’approccio della Tourism Development Authority egiziana, che vede nel riconoscimento internazionale un’opportunità per compensare almeno in parte le enormi perdite dell’industria del turismo nazionale causate dal terrorismo e dall’instabilità predominante nella regione. Un obiettivo certamente legittimo, ma che non può trasformare l’itinerario di Giuseppe, Maria e Gesù in una trappola per turisti. Troppe, infatti, e troppo importanti sono le implicazioni di quel viaggio rispetto allo scenario moderno.

Venticinque tappe
Attualmente il progetto presentato dalla TDA prevede un totale di 25 tappe lungo un itinerario di 3.500 km, dal nord del Sinai verso il delta del Nilo, e poi verso sud, dal Cairo all’alto Egitto. Un viaggio, si legge nella presentazione del progetto, che attraversa deserti, aree rurali, città e siti archeologici e che dovrebbe essere servito da aeroporti, scali fluviali e ferrovie. L’apertura del primo itinerario, composto da 5 tappe urbane collocate nella grande area metropolitana del Cairo, dovrebbe avvenire nei prossimi 2-5 anni. Più lunga l’attesa per il resto del cammino, per il quale si prevedono tempi fino a 15 anni. Poco male, se si considera che le prime proposte di valorizzazione dell’itinerario della Santa Famiglia risalgono a vent’anni fa.

In barca sì, ma non in crociera
Particolarmente suggestiva si annuncia la possibilità di percorrere parte dell’itinerario navigando lungo il Nilo. Quella che può sembrare soltanto una trovata turistica – e che le autorità egiziane non si affrettano a smentire – è in realtà un elemento caratteristico della tradizione copta. Stando infatti ai cristiani d’Egitto la Santa Famiglia avrebbe lasciato l’Egitto meridionale navigando sul Nilo con una barca, variabilmente una feluca o un’imbarcazione di papiro. Sebbene l’episodio sia scarsamente rappresentato nell’arte occidentale – con le rare eccezioni di Nicolas Poussin e Jacob Jordaens, ma anche degli italiani Giovanni Domenico Tiepolo, Andrea Celesti e Luca Giordano – è fra i più originali dell’iconografia copta e gode di ampia fama tra i cristiani del Paese.

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Migranti, non turisti
Asino e barca, rispettivamente simboli del viaggio a piedi e sull’acqua, non possono che rendere la Famiglia di Nazaret il modello, l’esempio e il sostegno degli emigranti di ogni epoca e provenienza, come già rivendicato nel 1952 da Pio XII. Un accostamento di straordinaria e tragica attualità che non può in alcun modo cedere il passo a pur legittimi hotel e crociere. Sarebbe doppiamente un paradosso per tutti gli scartati per i quali, oggi come allora, “non c’è posto in albergo”.

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