Sul muro di uno degli anonimi edifici che si affacciano su via Santa Sofia, a pochi passi da una delle sedi dell’Università degli Studi di Milano, si trova una piccola targa in marmo. Se doveste fermarvi ad osservarla, non stupitevi se una porta, lì a fianco, si aprisse quasi magicamente. Merito di una suora dallo sguardo lungo e dalla grande ospitalità. State per entrare nel santuario di Maria Bambina, il cuore nascosto della devozione milanese.
Il simulacro di Maria Bambina nell’omonimo santuario di Milano Custodito con grande disponibilità dalle religiose della congregazione delle Suore della Carità, il santuario di Maria Bambina è uno dei luoghi di fede più nascosti eppure più significativi della devozione dei milanesi e dei lombardi. Anche se gran parte dei milanesi e dei lombardi potrebbero non saperlo. La tradizione è antica di secoli e da sempre coinvolge in egual misura città e campagna: donare alle giovani coppie di sposi una piccola statua di Maria Bambina, generalmente in cera, riccamente decorata di merletti e piccoli gioielli. La statuetta, di norma coperta da una campana di vetro e sistemata in camera da letto, è segno visibile della protezione concessa alla nuova famiglia, magari in procinto di allargarsi. Non è infrequente che, di comò in comò, la statuetta attraversi le generazioni. E non solo. Particolarmente care alla tradizione familiare, statuette di Maria Bambina viaggiano oltreoceano al seguito degli emigranti italiani nelle Americhe.
Il simulacro di Maria Bambina conservato nell’omonimo santuario di Milano risale alla prima metà del Settecento. Realizzato da suor Isabella Chiara Fornari, una francescana di Todi, è condotto a Milano nel 1738 da mons. Alberico Simonetta. Dopo alcuni passaggi di mano, alla metà dell’Ottocento la statuetta viene affidata ad una comunità di Suore della Carità che opera nell’ospedale Ciceri (Fatebenesorelle). Nel 1876 la piccola Maria Bambina segue le religiose nella nuova Casa generalizia di via Santa Sofia. È qui che nel 1884 la giovane Giulia Macario, dopo un atto di devozione presso la statuetta, viene miracolosamente sanata da una grave infermità. Simbolo del primo di una lunga serie di interventi mariani, il simulacro acquista notorietà e il posto d’onore nel santuario all’interno della Casa, che diviene centro di una crescente devozione popolare.
L’edificio e il suo prezioso tesoro, però, non hanno vita facile. Durante il bombardamento di Milano dell’agosto 1943 il santuario viene distrutto, ma il simulacro si salva grazie ad un lungimirante trasferimento a Maggianico di Lecco. Al termine del conflitto l’architetto Giovanni Muzio firma la nuova chiesa, consacrata nel 1953 dal card. Schuster. La vecchia cappella sopravvive in alcune delle decorazioni che adornano l’attuale edificio, salvate dalla distruzione della guerra. L’interno, a predominanza bianca nei marmi e negli stucchi, richiama il candore della tradizionale culla di Maria Bambina. Quest’ultima, custodita in una nicchia, cattura l’attenzione nell’abside.
Giovanni Paolo II in visita al Santuario, 4 novembre 1984Il santuario di Maria Bambina appartiene anche ad una ricca tradizione ecclesiale e pontificia. La devozione a Maria Nascente è particolarmente cara alla Chiesa ambrosiana, tanto che ad essa è dedicato il Duomo di Milano. Non mancano, comunque, i legami con Roma. Giovanni Paolo II si reca al santuario di via Santa Sofia il 4 novembre 1984, al termine della visita alla diocesi ambrosiana nel quarto centenario della morte di Carlo Borromeo. Una reliquia, conservata in una teca presso la cappella laterale sinistra del santuario, testimonia il legame di Wojtyła con questo luogo. Si tratta di una piccola quantità di sangue prelevato a Giovanni Paolo II in occasione di una visita di controllo effettuata durante un ricovero al Policlinico Gemelli, dove opera una comunità di Suore di Maria Bambina. Il card. Stanisław Dziwisz, un tempo segretario particolare del Pontefice, ha autorizzato la conservazione della reliquia e ne ha attestata l’autenticità.
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Non vedo l ora di visitare Maria Bambina!
Grazie mille
Grazie Sabrina. Se ti va, fammi sapere della tua visita. Un saluto alle suore del Santuario