Milano fra binari, storia e devozione. Sant’Eustorgio: i Magi, l’inquisitore e la Madonna con le corna /6

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Sorge su un luogo scelto dai Magi, custodisce le reliquie di un inquisitore ucciso dagli eretici e vi si trova una Madonna dalle sembianze demoniache. O viceversa. È la basilica di Sant’Eustorgio a Milano, luogo unico di arte e mistero.

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Porta Ticinese, con relativa Darsena, significa oggi spritz e movida. Corso di Porta Ticinese collega però anche due delle maggiori basiliche milanesi, Sant’Eustorgio e San Lorenzo Maggiore. Percorrerlo a bordo del tram numero 3 significa immergersi nel romanico lombardo che accomuna tante basiliche cittadine, da Sant’Ambrogio a San Simpliciano, passando per Santa Maria delle Grazie. Ma anche entrare in dettagli che contribuiscono a rendere unica la basilica di Sant’Eustorgio.

Basilica Sant'Eustorgio, Milano
Basilica Sant’Eustorgio, Milano

Luogo scelto dai Magi
Tutto inizia dal luogo. A fondarla, probabilmente nel IV secolo, è Eustorgio, vescovo di Milano, ma la scelta del posto in cui edificare la basilica non si deve a lui, bensì ai Magi. Degli esotici personaggi del Vangelo, infatti, Eustorgio sta trasportando le reliquie da Costantinopoli alla basilica milanese di Santa Tecla quando, giunto presso il luogo dove oggi sorge Sant’Eustorgio, il carro con il prezioso carico si blocca. Fanghi e acquitrini che caratterizzano l’area di Porta Ticinese certo non aiutano, ma sembra che a frenare i buoi sia ben altro. A nulla valgono i tentativi di smuovere il mezzo finché, vinti dalla stanchezza e dal presagio, Eustorgio e il suo seguito decidono di lasciare le reliquie dei Magi dove queste, apparentemente, sembrano voler restare. Viene così costruita la nuova basilica, fuori dall’allora cerchia muraria. In quanto ai Magi, oggi non si trovano più lì. O, almeno, vi si trovano solo in parte. A complicare le cose, infatti, pensa nel 1162 l’imperatore Federico I di Svevia, celebre come il “Barbarossa”, che sottrae le reliquie dei Magi durante il saccheggio di Milano e le fa trasferire nel duomo di Colonia. Per lunghi secoli all’interno della basilica di Sant’Eustorgio il sarcofago dei Magi non custodisce altro che la loro memoria. Soltanto nel 1904 il card. Andrea Carlo Ferrari, arcivescovo di Milano, riesce a far tornare a casa una parte delle reliquie: una vertebra, una tibia e due peroni, oggi conservati in una teca nella Cappella dei Magi. A celebrare i sapienti venuti dall’Oriente è anche un altro dettaglio della basilica: in luogo della consueta croce, infatti, sulla sommità del campanile è posta una stella a otto punte, chiaro rimando alla cometa che fece loro da guida.

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Giovanni di Balduccio, Arca di san Pietro martire, 1339, Milano, basilica di Sant'Eustorgio, Cappella Portinari.
Giovanni di Balduccio, Arca di san Pietro martire, 1339, Milano, basilica di Sant’Eustorgio, Cappella Portinari.

L’inquisitore assassinato
Nel corso del Duecento la basilica di Sant’Eustorgio si conferma come uno dei maggiori poli spirituali di Milano, divenendo la sede principale dei Domenicani in città. Domenico da Caleruega, fondatore dell’Ordine dei Predicatori, vi invia ad inizio secolo i primi due confratelli, ma è con l’inquisitore Pietro da Verona che l’attività si fa decisamente più intensa. Inviato da Gregorio IX in Lombardia per estirparne la diffusa eresia catara, dal convento di Sant’Eustorgio l’inquisitore veronese agisce con invidiabile efficacia. Troppa, forse, se nel 1252 un gruppo di catari pensa bene di ucciderlo a colpi di roncola – fatale un colpo che lo raggiunge al capo – nella foresta di Seveso, a Barlassina, mentre si reca a piedi da Como a Milano. Primo santo martire dell’Ordine, la memoria di Pietro da Verona è oggi celebrata in due chiese: l’arma usata per ucciderlo è infatti conservata a Seveso, nel Santuario a lui dedicato, adiacente all’ex seminario arcivescovile, mentre il suo corpo riposa nella splendida arca trecentesca capolavoro dello scultore Giovanni di Balduccio da Pisa, realizzata in marmo di Carrara e marmo rosso di Verona, posta all’interno della Cappella Portinari della basilica di Sant’Eustorgio.

Vincenzo Foppa, Il miracolo della falsa Madonna, 1464-1468, Milano, basilica di Sant'Eustorgio, Cappella Portinari.
Vincenzo Foppa, Il miracolo della falsa Madonna, 1464-1468,, Milano, basilica di Sant’Eustorgio, Cappella Portinari.

La Madonna (e il Bambino) con le corna
A Pietro da Verona e alla Cappella Portinari è anche legato un affresco dall’iconografia a dir poco singolare. Si tratta di una rappresentazione della Vergine con il Bambino caratterizzata da un’evidente peculiarità: entrambe le figure sono dotate di corna e di un alone di malignità che, soprattutto nel Bambino, raggiunge un’inquietante efficacia espressiva. Una scelta che, inutile dirlo, da secoli nutre un florilegio di ipotesi, spesso fantasiose. Blasfemia? Esoterismo? Nulla di tutto questo. L’affresco, parte del ciclo sulla Vita di san Pietro Martire che adorna la Cappella Portinari, si rifà ad un episodio della tradizione agiografica su Pietro da Verona: il Miracolo della falsa Madonna. Si narra, infatti, che il diavolo apparve al Domenicano durante la celebrazione della Messa sotto le mentite spoglie della Vergine, con tanto di falso bambino Gesù in grembo. L’inganno, però, fu presto smascherato da Pietro, che scacciò il demonio con un’ostia consacrata. Un diavolo che fa le pentole ma non i coperchi in versione milanese.

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La visita alla Cappella Portinari e al resto del Museo di Sant’Eustorgio ha un costo (6 euro, al momento in cui si scrive, con diverse opzioni di riduzione). Un consiglio, invece, è gratuito: prima di fare fotografie o riprese sinceratevi all’ingresso degli eventuali costi aggiuntivi, onde evitare spiacevoli sorprese all’uscita.

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