Un cognome francese pronunciato con accento statunitense, ma che si potrebbe declinare allo stesso modo in diversi dialetti dell’Italia Settentrionale. Che sia il prévôt del francese moderno o il preost dell’inglese in uso tra la fine dell’XI secolo e il XV, che riecheggia nel prevòst milanese e piemontese e nel preòst di altre parlate lombarde. Simile è il significato – in italiano, prevosto è un presbitero in possesso di un ruolo preminente in una chiesa o in un territorio, ma in origine indicava anche un amministratore reale, in campo giuridico e militare – e medesime sono le radici, nel latino præpositus, participio passato di præponere, “mettere a capo”, ma pure dal latino tardo presbyter, da presbyteros, comparativo di presbys, ossia “anziano” (da qui, anche l’italiano prete), che in greco antico suonano πρεσβύτερος (presbúteros) e πρέσβυς (présbus), con uguale riferimento alla maturità.
Dallo scorso 8 maggio è anche il cognome di un pontefice, il primo statunitense: Leone XIV, Robert Francis Prevost. Anche grazie alla ricchezza della sua esperienza personale, le indagini sull’origine di questo cognome hanno cessato di essere speculazioni etimologiche per raccontare una storia, che è la storia di molti: «quella di un cittadino, discendente di immigrati, a sua volta emigrato»[1].
Nell’ascendenza del Papa, la trama intessuta dalla mobilità umana – e dalle relative ricostruzioni – è particolarmente vivace, e per molti versi il peso fattuale di ogni singolo filo sfuma nella grammatura dell’intero filato. In quanto al nonno paterno, c’è chi ha voluto riconoscerlo in un Victor Prevost, francese originario dell’Allier, che avrebbe diretto un’azienda di pirite a Huelva, in Andalusia. Più probabile, invece, un’ascendenza italiana: che sia quella di Jean Lanti Prevost, nato a Settimo Rottaro, comune del Canavese che oggi conta meno di 500 abitanti, oppure di Giovanni Roberto Prevosto, nato a Torino. Se i natali piemontesi appaiono doppiamente affascinanti nell’accostare Leone XIV al predecessore, Jorge Mario Bergoglio, è vero pure che studi successivi – di qualche giorno – spostano la latitudine pochi gradi più a sud.
In attesa di conferma dal diretto interessato – il Papa – diverse fonti d’archivio sembrano indicare che il nonno paterno fosse Salvatore Giovanni Gaetano Riggitano, docente di lingue romanze nato a Milazzo, in Sicilia, il 24 giugno 1876. Se non è impossibile immaginare che dalla natività del Battista derivi il secondo nome, quel che è certo è che si perpetua nelle memorie familiari, successivamente anglicizzato in John Robert Prevost (o francesizzato in Jean) dopo l’arrivo negli Stati Uniti, nel marzo 1904. A New York, Prevost si dedica all’insegnamento, trovando impiego in diversi istituti scolastici. Le difficoltà della vita – privata, familiare e sociale – rendono tutt’altro che infrequente il cambiamento di identità fra gli emigrati.
Quel che è certo è che in America l’uomo ha un figlio con un’altra immigrata d’Oltreoceano, la francese Susanne Louise Marie Fontaine[2] (secondo altri, Fabre), nata a Le Havre, in Normandia, il 2 febbraio 1894[3], approdata a New York nel marzo 1915. La prima battaglia della Marna ha avvicinato a Parigi il fronte occidentale della Grande guerra, e dal 1914 a Le Havre ha trovato rifugio il governo belga in esilio, insieme ad un nutrito contingente britannico, rendendo la situazione nel porto francese sempre più critica e consigliando molti civili per l’espatrio.
Stando ai registri di nascita statunitensi, il 23 luglio 1917 la coppia ha il suo primo figlio: Jean Centi Prevost (in seguito anglicizzato in John C. Prevost), zio dell’attuale pontefice, nato a Lackawanna, sulle sponde del lago Erie, nello Stato di New York. La coppia sembra aver definitivamente imboccato la “via francese” all’integrazione negli Usa: lo stesso Jean Centi Prevost sarà docente di lingua francese all’Università di Chicago, segno di un legame persistente con la storia familiare, ma anche di un ascensore sociale per il quale all’estero si è trovato un pulsante di chiamata. Jean Centi Prevost muore il 25 febbraio 1996, all’età di 78 anni, ad Oakland, Michigan, dalla parte opposta degli Stati Uniti. Anche la mobilità è divenuta ormai una tradizione di famiglia[4].
Nel 1920 Jean/John Robert e Susanne Prevost risultano residenti a Chicago, insieme al piccolo Jean/John Centi: è qui che, il 28 luglio 1920, nasce il secondo figlio della coppia, Louis Marius Prevost, il padre di Leone XIV. Non è difficile scorgervi un “Luigi” e un “Mario” di possibile ascendenza italiana, oltre che familiare. Laureatosi nel 1943 al Central YMCA College, presta servizio nella marina militare degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale. Curiosamente, prende parte attivamente allo sbarco in Normandia, il 6 giugno 1944, nell’Operazione “Overlord”[5]: meno di 150 chilometri dalla terra da cui era partita la madre 30 anni prima. Rientrato in patria, Louis Marius Prevost si unisce alla tradizione di insegnamento della famiglia: prima come docente nel distretto scolastico Brookwood 167, a Glenwood, Illinois, e in seguito come preside della Mount Carmel Elementary School di Chicago, dove è anche catechista. Un’attività che, insieme a molto altro, condivide con la futura moglie, Mildred Agnes Martínez, che sposa il 25 gennaio 1949, a 29 anni non ancora compiuti, arricchendo di un nuovo, straordinario ordito il già composito intreccio familiare.
Scorrendo gli articoli che il New York Times[6] dedica a Mildred “Millie” Agnes Martínez, si intuisce immediatamente di trovarsi al cospetto di una donna eccezionale sotto diversi punti di vista, soprattutto se si considera l’epoca in cui vive: nata a Chicago il 30 dicembre 1911, si laurea nel 1947 in biblioteconomia alla DePaul University, un ateneo cattolico di tradizione vincenziana, per poi proseguire gli studi anche oltre – cosa rarissima in quegli anni per una donna –, in scienze dell’educazione. Quando nel 1949 sposa a 38 anni Louis Marius Prevost, più giovane di lei di quasi nove anni, la maggior parte delle sue coetanee si è da tempo interamente dedicata alla vita familiare. Nei quattro anni successivi, vale a dire nell’arco dei suoi primi 40, arrivano per Mildred e Louis tre figli: Louis Martin (1951), John Joseph (1953) e Robert Francis (1955), il più giovane e l’attuale pontefice.
Mildred è una donna poco incline a stereotipi e convenzioni: è una bibliotecaria, ma adotta uno stile di vita tutt’altro che ritirato; fa volontariato, anima le raccolte fondi, e soprattutto recita, canta e partecipa a spettacoli scolastici e parrocchiali nella chiesa di Santa María de la Asunción, dove si esibisce con il suo cavallo di battaglia, una versione rivisitata – e cantata – dell’Ave Maria. Una scelta che offre una misura del suo talento, così come della sua fede: ultima di sette figlie in una famiglia numerosa e profondamente cattolica, Mildred trasmette la propria spiritualità alla prole, introducendola – anche grazie a un’invidiabile abilità culinaria, si dice – nella comunità cristiana, facendo della propria casa un luogo di incontro e di scambio di fede e cultura. Con ciò giunge, forse prima di altri in famiglia, ad intuire come il più piccolo dei tre figli, Robert Francis, possa avere una speciale vocazione sacerdotale. Ma non c’è soltanto la preghiera nell’educazione moderna impartita da Mildred: ai tre figli, tutti maschi, insegna ad essere autonomi, dentro e fuori le mura domestiche, fra cucina e faccende di casa, con una lungimiranza e un’ampiezza di vedute insolite per l’epoca.
Si tratta, probabilmente, di un’eredità familiare. Se nei primi giorni dopo l’elezione di Leone XIV a Mildred sono state attribuite origini spagnole, un esame più attento della genealogia del pontefice rivela una storia complessa e affascinante, che forse parte dalla Castiglia o dall’Andalusia, ma che certamente fa una tappa fondamentale a New Orleans. I nonni materni di Robert Francis Prevost, Joseph Nerval Martínez, fabbricante di sigari e commesso, e Louise Baquié, sono infatti originari della città della Louisiana – nel Settimo Quartiere, fra jazz, gumbo e jambalaya – un crogiolo di persone con radici cajun, creole, africane, caraibiche ed europee, dove spesso è grazie al cristianesimo che si può parlare di comunità. Fatto tutt’altro che secondario, dai registri dell’epoca risulta che la parentela materna di Leone XIV si identificasse come nera o mulatta, per la precisione free people of color (in francese gens de couleur libres e in spagnolo gente de color libre, letteralmente “persone libere di colore”): una definizione che si applica a una discendenza mista africana, europea e nativa americana, ma che è impiegata anche per riferirsi a una comunità, per lo più cattolica, stabilitasi in Louisiana nel 1722, alla quale a fine ’700 si aggiungono in Acadiana gli espatriati dal Canada francofono, allontanati dalla Corona inglese.
Ben oltre le minuzie storiche, ciò che colpisce della storia familiare di Robert Francis Prevost è la ricchezza di esperienze che si deve agli intrecci della mobilità umana. Poco importa crescere nei suburbi delle grandi città, come Chicago, se anche la periferia sa farsi terra di ambizione e di riscatto. Una storia come tante, e come più dovrebbero essere, dove una donna può segnare profondamente il proprio e il nostro tempo, interamente votata al ruolo di madre e di professionista (senza che i due ambiti si escludano); socialmente attiva, responsabile come individuo e, al tempo stesso, come parte di una famiglia e di una comunità. «Noi siamo i tempi», ricordava Agostino di Ippona[7], migrante lui stesso, caro a Leone XIV. «Ma cerchiamo di vivere bene e i tempi saranno buoni. I tempi siamo noi; come siamo noi così sono i tempi».
Giunti al quarto pontefice di cittadinanza non italiana, dopo Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, ma anche al secondo con background migratorio degli ultimi anni, dovremmo aver chiaro che tutti possiamo e dobbiamo dirci “migranti”. E che la storia della Chiesa, come quella dei suoi membri, non fa eccezione. La vicenda familiare di Robert Francis Prevost contribuisce a mettere in luce il ruolo di quell’animazione della vita cristiana che ancora oggi stentiamo a riconoscere alle comunità di cattolici immigrati. «Come ci fa bene ricordarlo qui, a Roma, in Europa! Il Vangelo è stato portato in questo continente da fuori. E anche oggi le comunità di migranti sono presenze che ravvivano la fede nei Paesi che le accolgono. Il Vangelo viene da fuori. […] Già questo è un segno di speranza, perché ci ricorda come i popoli si continuano ad arricchire a vicenda»[8]. Riprova di quella «sintesi straordinaria di diversi elementi culturali, ecclesiali che hanno formato una nuova Chiesa, che Leone XIII aveva accompagnato nei suoi primi passi, anche con l’aiuto di pastori come il santo Giovanni Battista Scalabrini e di religiose come santa Francesca Cabrini, la prima santa statunitense, perché aveva ottenuto la cittadinanza di quel Paese dove era arrivata su indicazione dello stesso Leone XIII»[9]. Non ad Oriente, ma all’Occidente. Proprio dove la Chiesa ha trovato il suo nuovo pastore.
(pubblicato su: Servizio Migranti, n. 2, aprile-giugno 2025, pp. 75-81)
[1] Leone XIV, udienza al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Vaticano, 16 maggio 2025.
[2] Negli Stati Uniti, scritta anche “Suzanne” in alcune fonti. Sembra che il cognome Prevost sia proprio del ramo materno della famiglia di Susanne, più che dell’albero genealogico dei Riggitano.
[3] Da Ernest Auguste Fontaine e Jeanne Eugénie Prévost, un misto di origini normanne di Calvados, Guilberville, Orne e Pays de Caux, come pure parigine. Sarebbero stati pasticceri a Le Havre.
[4] Il padre, John Robert Prevost, muore a Evergreen Park, nell’Illinois, il 22 maggio 1960. La madre, Susanne Louise Marie Fontaine, a Detroit, in Michigan, il 10 ottobre 1979. Entrambi sono sepolti nel cimitero cattolico di Chicago.
[5] Cfr. David Vergun, “Pope Leo XIV’s Father Served in the Navy During World War II”, U.S. Department of Defense, 9 maggio 2025.
[6] Si veda, in particolare: Julie Bosman, “The Mother Whose Catholic Faith Inspired the Future Pope”, «New York Times», 11 maggio 2025.
[7] Agostino, Discorsi, 80, 8.
[8] Leone XIV, catechesi, San Pietro, 14 giugno 2025.
[9] “Leone XIV: mons. Perego (Commissione Cei migrazioni) al Sir, ancora una volta un Papa figlio di emigranti”, «SiR», 8 maggio 2025.
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Bella ricostruzione genealogica dell’attuale pontefice, figlio di migranti. Complimenti allo storico che è andato alla ricerca di fonti certe.
Grazie, caro Edoardo. È la fonte che fa lo storico (e il divulgatore, e il giornalista, e il cristiano…).