Se è vero che la riconciliazione fra Washington e L’Avana, ritenuta internazionalmente uno dei maggiori successi diplomatici di papa Francesco, ha suscitato reazioni contrastanti fra gli ispanici residenti negli Stati Uniti, presso la stessa popolazione, tradizionalmente cattolica, la Chiesa sembra aver perduto negli anni parte della sua attrattiva.
Papa Francesco sarà impegnato in un viaggio apostolico a Cuba e negli Stati Uniti dal 19 al 27 settembre. Secondo il programma, il Pontefice incontrerà la comunità ispanica e altri immigrati nell’Independence Mall a Philadelphia il pomeriggio del 26 settembre. Negli Stati Uniti la popolazione di origine ispanica contava nel 2014 oltre 55 milioni di persone, pari al 17,37% della popolazione totale.
Pur con significative differenze fra i diversi gruppi che la compongono, nel suo complesso la popolazione ispanica residente negli Stati Uniti può dirsi storicamente ad ampia maggioranza cattolica. Secondo il rapporto Hispanic Churches in American Public Life redatto dall’Institute for Latino Studies dell’Università cattolica di Notre Dame, in Indiana, nel 2000 si dichiarava cattolico il 70% degli ispanici, con una netta preponderanza sui protestanti (20%) e sui membri di altre religioni d’ispirazione cristiana (3%). Solo l’1% dichiarava di appartenere ad una religione non cristiana, mentre lo 0,37% si diceva agnostico o ateo. Nonostante i rapporti di grandezza si siano mantenuti netti, negli ultimi anni le tendenze mostrano un quadro in profondo mutamento.
Nonostante la maggioranza degli ispanici permanga cattolica – il gruppo costituiva nel 2013 un terzo di tutti i cattolici residenti negli Stati Uniti – secondo uno studio condotto a metà 2014 dal Pew Research Center quasi un adulto ispanico su quattro (24%) è un ex cattolico. Una tendenza in atto già da alcuni anni. Se nel 2010, infatti, era il 67% degli ispanici a dichiararsi cattolico, la percentuale appariva inferiore l’anno successivo, attestandosi al 62%, per continuare a scendere nel 2012 (58%) e nel 2013 (55%). Dodici punti percentuali perduti in tre anni.
Di rilievo appare l’abbandono della Chiesa cattolica da parte della popolazione di origine ispanica a favore dei protestantesimi, con particolare afflusso nei movimenti pentecostali ed episcopaliani. Similmente, anche in seno alla Chiesa cattolica riscuotono successo di numeri fra gli ispanici i movimenti carismatici, come quello del Rinnovamento carismatico cattolico. D’altra parte, sempre più l’abbandono della Chiesa cattolica si accompagna all’abbandono completo delle pratiche religiose. In questo senso, appare rappresentativa la popolazione ispanica di origine cubana. Nel 2013, infatti, essa presenta la più alta percentuale di abbandono delle pratiche religiose dopo la fuoriuscita dalla Chiesa cattolica (26%, contro una media del 18% nella popolazione ispanica nel suo complesso) e nello stesso anno soltanto il 49% dei cubani residenti negli Stati Uniti si dichiarava cattolico (contro il 55% degli ispanici in genere).
Uno scenario che è in linea con i cambiamenti in corso tanto negli Stati Uniti quanto in America Latina, confermato anche dal fatto che gli ispanici nati all’estero che hanno abbandonato il Cattolicesimo lo ha fatto indifferentemente prima di immigrare negli Stati Uniti e successivamente. Il cambiamento vede protagonisti gli ispanici di ambo i sessi e di ogni grado d’istruzione, con una preponderanza nella fascia d’età fra i 18 e i 49 anni. Particolarmente rilevante è la fuoriuscita dalla Chiesa cattolica da parte dei giovani fra i 18 e i 29 anni, largamente a favore dell’abbandono completo delle pratiche religiose. In questo senso, i dati appaiono in linea con la generale rinuncia alle pratiche religiose da parte dei giovani negli Stati Uniti e il sempre più limitato ruolo riservato alla religione nel quotidiano.
In un quadro sul fronte cattolico per certi versi sconfortante, viene confermata l’importanza dell’educazione cattolica, tanto nel contesto familiare quanto in quello scolastico. Nel bene e nel male. I dati, infatti, non solo indicano che il 95% degli ispanici che si dichiaravano cattolici nel 2013 ha ricevuto un’educazione cattolica (e il 2% un’istruzione protestante), ma anche che il 52% di coloro che hanno abbandonato la Chiesa cattolica lo ha fatto perché ha smesso di credere a ciò che vi viene insegnato. In linea con quest’ultimo dato, appare rilevante che il 47% degli ispanici protestanti abbia ricevuto una formazione cattolica (e soltanto il 41% una formazione protestante) e che fra coloro che hanno abbandonato la pratica religiosa, ben il 61% sia stato cresciuto in un contesto cattolico.
Un criticità con la quale, unitamente alla sempre più scarsa presa della Chiesa cattolica sui giovani, dovrà fare i conti papa Francesco, tanto più considerando l’attenzione del Pontefice per l’educazione cattolica. Il 7 luglio scorso, incontrando a Quito il mondo della scuola e dell’università, papa Francesco si era soffermato su una «particolarità» del racconto della Genesi, il quale, «insieme alla parola “coltivare”, immediatamente ne dice un’altra: “custodire”, avere cura. Una si comprende a partire dall’altra. Una mano va verso l’altra. Non coltiva chi non ha cura e non ha cura chi non coltiva”». Ci si attende che a Cuba e ancor più negli Stati Uniti le due operazioni vadano sempre più di pari passo, durante e dopo il viaggio apostolico del Pontefice.
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