E anche come dirlo. Un sacerdote di Milano, la sua comunità e il coronavirus

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Qualche giorno fa la poetessa Mariangela Gualtieri ha messo in parole l’oscuro stato d’animo che fermentava da tempo sotto la pelle di tanti di noi. Cosa avrò imparato, quando questo snodo sarà alle spalle?

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Curare per sette anni un blog, per una singolare coincidenza gli stessi del pontificato di Francesco, significa vedere molte cose cambiare. Fra temi che si impongono e altrettanto rapidamente scompaiono in questo nostro presente che sembra più carsico che fluido, da oltre un anno in queste pagine trova spazio la rubrica La Parola, la Chiesa, il mondo dedicata a quanti seguono il rito ambrosiano, resa possibile dalla preziosa e gratuita disponibilità di diversi sacerdoti. Non la pretesa di sostituirsi all’omelia, ma la scelta precisa di trovare – e far trovare – un momento per fermarsi a verificare qual è il punto cardinale che orienta il proprio impegno.

Un’iniziativa che, per vie dolorose e inaspettate, nelle ultime settimane si è trasformata in un servizio, reso di straordinaria attualità dall’emergenza sanitaria che stiamo vivendo e che, mi dicono i molti lettori, è di domenica in domenica sempre più atteso. Dall’Avvento 2019 la rubrica è affidata a don Paolo Alliata, sacerdote dell’arcidiocesi di Milano (potete leggere una sua breve biografia in calce a questo scritto), con uno stile che i lettori hanno imparato a conoscere e ad apprezzare. Poche parole che, attraverso la letteratura, gettano una luce spesso inedita sul legame fra la Parola di Dio e il nostro quotidiano. A lui, responsabile dell’Ufficio per l’apostolato biblico dell’arcidiocesi di Milano e vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata, fra il centro storico e i grattacieli che hanno superato in altezza il Duomo, ho chiesto di raccontarci qualcosa di sé e della propria comunità in questi giorni. Con un raggio di speranza, in un tempo che rischia altrimenti di tingersi soltanto dei colori più cupi.

Simone M. Varisco

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Qualche giorno fa la poetessa Mariangela Gualtieri ha messo in parole l’oscuro stato d’animo che fermentava da tempo sotto la pelle di tanti di noi:

Questo ti voglio dire / ci dovevamo fermare. / Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti / ch’era troppo furioso / il nostro fare. Stare dentro le cose. / Tutti fuori di noi. / Agitare ogni ora – farla fruttare. / Ci dovevamo fermare / e non ci riuscivamo. / Andava fatto insieme. / Rallentare la corsa. / Ma non ci riuscivamo.

È l’inizio di una sua poesia, intitolata “9 Marzo 2020”. Dovevamo… lo sapevamo… ma non ci riuscivamo… Mi ci ritrovo. Eccome.

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«Gli uomini si imbucano nei rapidi, ma non sanno più che cosa cercano. Allora si agitano, e girano intorno a se stessi… Non ne vale la pena», riflette il Piccolo Principe nel deserto, sulle tracce di un pozzo d’acqua buona. Siamo tutti, in realtà, in cerca di un pozzo nel deserto. Alla parte troppo adulta e razionale di noi stessi pare un’impresa senza speranza, si scoraggia facilmente. Ma la parte bimba che è in noi, che è quella più libera e coraggiosa, sa che la sete è un’invocazione, e il pozzo una realtà che chiama.

Vivo questo tempo di sospensione come una ricerca del pozzo che ho un po’ perso sotto la sabbia di una vita frenetica e distratta. Sapevo, e non riuscivo. E poi, all’improvviso, inaspettatamente, ci siamo tutti ritrovati nel deserto. E nel deserto c’è solo da cercar l’acqua.

Nel cuore del gran mare di sabbia, il Piccolo Principe e l’aviatore trovano addirittura qualcosa che assomiglia a «un pozzo di villaggio […] È strano, dissi al piccolo principe, è tutto pronto: la carrucola, il secchio e la corda… Rise, toccò la corda, mise in moto la carrucola. E la carrucola gemette come geme una vecchia banderuola dopo che il vento ha dormito a lungo. Senti, disse il piccolo principe, noi svegliamo questo pozzo e lui canta».

I Padri della Chiesa, riecheggiando il Vangelo di Giovanni, dicevano che dal fondo di noi scaturiscono “sorgenti d’acqua viva”. La Bibbia le chiama “Spirito Santo”: sono le acque dell’Amore, che di natura loro spingono per trovare la via verso la superficie della nostra esistenza. Premono per venire alla luce, perché il deserto fiorisca in giardino. E queste acque sono potenti e profonde: sono un dono certo e affidabile. Un vero pozzo di villaggio, non uno scarso ricettacolo di acque sahariane.

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E, continuano i Padri della Chiesa, la vita spirituale consiste in questo: nel tener libere le sorgenti. Esse tendono a ingolfarsi, a rimanere occluse da quel che ci finisce dentro: disperazione, rancori non elaborati, paure esagerate, soprattutto egoismo e avidità. «Allora Dio è sepolto. Allora bisogna dissotterrarlo di nuovo» (Etty Hillesum).

Per me questo tempo drammatico è un’occasione per fermarmi. Scavare le sorgenti rimaste sepolte. Chiedermi con sincerità cosa voglio farne. Cosa avrò imparato, quando questo snodo sarà alle spalle?

E che cosa propongo ai miei parrocchiani, in questo tempo, per contribuire alla loro ricerca delle sorgenti sepolte che li abitano? Ora che le vie ordinarie del contatto sono impedite, come si fa? “Dite ciò che in quell’ora vi sarà dato” (Mc 13,11) raccomanda Gesù ai suoi, parlando dei tempi di crisi che sarebbero sopraggiunti. Nei tribunali, davanti ai governatori. Nei tempi duri. Questo è un tempo duro. Ci verrà detto che cosa dire. E anche come dirlo, magari…

Non sono un esperto dei social. Fino a tre anni fa sospettavo di WhatsApp, fino all’anno scorso rifiutavo le mail sul cellulare. Non ho Facebook, conosco solo il nome di TikTok. Non sono entusiasta di essere ripreso in video.

Poi arriva una situazione come questa. Dapprima resisto a qualche sollecitazione, di chi mi dice: ma perché non celebri in streaming? Perché non pensi a delle celebrazioni in webcam? Io che cercavo il silenzio perduto, io che a sentir parlare di webcam mi impressiono.

Passano due settimane. Poi penso che potrei raccontare in un video quello che avrei in cuore di dire per la predica domenicale. Ne viene fuori una (troppo) lunga meditazione, registrata dal mio computer (scopro allora che esiste una telecamera, e che funziona pure!).

Ai coraggiosi che cercano il pozzo del villaggio nel deserto della mia chiesetta, faccio trovare un foglio con il pensiero che scrivo per Caffestoria.it. Un intreccio tra la Parola della liturgia domenicale e una pagina di altra letteratura: sono tanti i modi in cui Dio racconta di sé, lo fa attraverso sillabe sacre e profane.

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Mi è sempre piaciuto raccontare storie ai bimbi. Potrebbe essere una bella occasione da offrire alle famiglie: pochi minuti serali, un racconto e uno spunto di riflessione sulla giornata. Ne carico qualcuno e pare che funzioni. Allora procedo a registrare, un po’ per volta cerco di imparare. Carico tra i “Racconti della buona notte” anche un paio di audiolibri che avevo realizzato negli anni di oratorio. Erano tempi in cui scrivevo copioni teatrali e poi li mettevo in scena per accompagnare bimbi e famiglie dentro i grandi racconti biblici. Mi aiutavano due amici attori di professione, alle volte ragazzi e adulti parrocchiani. Ne erano venuti fuori anche questi due audiolibri, uno sulle vicende di re Davide, uno sul racconto del Natale. Chissà che non siano di qualche aiuto per cercare sorgenti nel deserto. Raffaele, un giovane dinamico parrocchiano, carica man mano sul mio canale YouTube.

Se mi avessero avvertito anche solo due anni fa che sarei entrato in questo mondo, avrei alzato il sopracciglio. Ma, appunto, vi sarà detto in quel momento cosa dire. E magari anche come dirlo.

Don Paolo Alliata

Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.

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