Quando il vecchio demonio è un pornodivo, anche per preti e suore. Una dipendenza e una soluzione.
«Pensiamo alla pornografia in rete, dietro la quale c’è un mercato fiorentissimo, lo sappiamo tutti. È il diavolo che lavora, lì». Un po’ pornodivo, un po’ impresario del porno. Ma comunque sfruttatore. È il ritratto reso da papa Francesco nell’udienza generale di mercoledì 25 settembre 2024. «È questo un fenomeno assai diffuso, da cui i cristiani devono però ben guardarsi e che devono rigettare con forza. Perché qualsiasi telefonino ha accesso a questa brutalità, a questo linguaggio del demonio: la pornografia in rete».
Si tratta di uno dei volti bui della tecnologia, ricorda il Papa, che insieme a «tante risorse positive che vanno apprezzate, offre anche innumerevoli mezzi per “dare occasione al diavolo”, e molti vi cadono». Stime prudenti indicano che 30 mila persone al secondo usufruiscono del porno online nel mondo (gli utenti complessivi sarebbero quasi 9 milioni solo in Italia), ma è verosimile che il numero sia molto più elevato. Si tratta in maggioranza di maschi, ma un terzo degli utenti del porno sarebbe di sesso femminile.
Inutile negare che il fenomeno del porno online sia, infatti, diffuso e trasversale. «È un vizio che ha tanta gente, tanti laici, tante laiche, e anche sacerdoti e suore. Il diavolo entra da lì», ricordava due anni fa papa Francesco, parlando ai seminaristi e ai sacerdoti che studiano a Roma. Sarebbe forse il tempo di smontare qualche falso mito di perfezione e qualche inutile imbarazzo, per affrontare finalmente il problema.
Pornografia online: cosa insegna sul significato della sessualità?
Dovrebbero preoccupare soprattutto le stime sull’età: a livello globale il 30% dei bambini fra gli 11 e i 12 anni guarda pornografia online. Secondo una ricerca citata qualche tempo fa da Civiltà Cattolica, il 95,5% dei ragazzi fra i 12 e i 15 anni in Italia frequenta abitualmente siti pornografici.
Una fetta consistente dei giovanissimi, dunque, si approccia al sesso attraverso la pornografia online, con quanto consegue circa il significato appreso e dunque attribuito alla sessualità, sempre più intesa come momento egoistico di soddisfazione fisica, spesso violento e umiliante per la donna (o per l’eventuale partner omosessuale).
Porno: “sbirciatina” o tossicodipendenza?
Per non parlare della dipendenza. Difficile crederlo, in società che si affannano a trovare un fondamento nel senso deviato della libertà, ma la pornografia è – a tutti gli effetti – una tossicodipendenza. La pornografia, infatti, attiva i due centri del cosidetto “sistema di ricompensa del cervello”: il sistema del piacere e quello del desiderio. Analogamente alle altre dipendenze da sostanze, il massiccio rilascio di dopamina in risposta alla stimolazione del porno innesca un bisogno di immagini sempre nuove e sempre più scioccanti, per giunta alimentato dal circolo pornografia-masturbazione-depressione.
Come accade con altre droghe, la sovrastimolazione agevola anche alterazioni a livello cerebrale, mediate dal DeltaFosB, un fattore di trascrizione responsabile del comportamento dipendente e della facilità alla ricaduta. Non solo: le seduzioni artificiose del mondo virtuale rendono sempre meno appetibile la sessualità del mondo reale, generando insoddisfazione, tendenze sessuali lontane dalla realtà, propensione all’oggettificazione di sé o di altri, distacco dal partner e calo del desiderio (e non solo: ci siamo capiti). Altro che innocente “sbirciatina” o normale fase dell’età, tanto più che il tempo dei giornaletti stampati (meno inclini a creare dipendenza rispetto ai video) ha ceduto il passo ai miracoli distorti dell’eterna connessione. Un problema sociale e antropologico insieme.
Inutile, però, sperare di vincere la propria dipendenza, oppure quella del partner o dei propri figli, con la paura del prezzo – pur elevato – pagato alla pornografia o facendo affidamento solo sulla forza di volontà. Nuovi testi, come Il metodo EasyPeasy per uscire dalla dipendenza da porno (disponibile gratuitamente online) suggeriscono un approccio differente: meglio fare i conti, serenamente ma con realismo, con il vero volto della pornografia online, quello di una schiavitù, che implica una guarigione e non presuppone alcunché da perdere nella rinuncia. Che per molti può non avere nulla da spartire con la dottrina cristiana, ma che ha sempre a che fare con il diavolo.
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