La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo del 22 settembre 2024

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IV Domenica dopo il martirio di san Giovanni il Precursore. Attrazione. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.

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✠ Vangelo
Gv 6, 41-51

Quarta domenica dopo il Martirio di San Giovanni il Precursore.

Niente da fare. Come la scorsa settimana la liturgia ancora ci costringe a guardare in alto. Quasi per metterci in testa che quella morte (del Battista) è un martirio, ovvero un trionfo del cielo e non un tonfo sulla terra.

Dunque occorre seguire Gesù mentre tiene insieme terra e cielo, sfidando l’incredulità dei suoi interlocutori:

«Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?»

E qui c’è un passaggio importante, che tante volte credo di avere inteso male. Stavolta, però, ci ho pensato in modo nuovo e magari siamo nella direzione giusta. Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato.

Credo di aver sempre dato a questo versetto un’interpretazione standard, di quelle che una volta assodate non vengono mai discusse. Mi dicevo, insomma, così: che il Padre decide di attirare qualcuno, e questo qualcuno riesce ad andare da Gesù in forza di questa attrazione attiva da parte di Dio.

Forse, però, non si tratta di una decisione arbitraria del Padre, che alcuni li prende e li tira a sè, altri invece li lascia dove sono.

Forse questa attrazione fatale è il fascino di Dio.

Il greco mi passa questa sfumatura per il verbo in questione (ἕλκω) e dunque è lecito mettere a fuoco questo aspetto: chi sente il fascino del Cielo, delle cose che vengono dall’alto, e dunque di Dio, arriva a Gesù.

Non importa che religione pratichi o quale ideologia abbia: troverà un’affinità profonda in Gesù e lì forse, con lui, comincerà il cammino perché il Cielo venga raggiunto davvero.

Da dove viene questa attrazione? Magari è come il fascino del volo; è il bisogno, non appena sia possibile, di librarsi e prendere le ali del vento; è la tensione verso l’alto, come recita quel famoso brano dei Pink Floyd che si intitola “Imparando a volare”:

A fatal attraction is holding me fast
a soul in tension that’s learning to fly
condition grounded, but determined to try.

Un’attrazione fatale mi sta trattenendo con forza
Un’anima in tensione che sta imparando a volare
legata alla terra per condizione ma determinata a tentare.

Learning to fly, Pink Floyd (A momentary lapse of reason, 1987)

Se la nostra condizione ci lega alla terra, la nostra vocazione è alzare lo sguardo.

Quante volte, però, volare fa paura? Come per chi i viaggi in aereo quasi li evita.

Esiste anche la paura di Dio? Credo di sì: è il timore che sia un inganno, o che sia troppo lontano, o persino che sia un nemico da cui guardarsi. Mi viene in mente un altro brano molto evocativo di un gruppo che apprezzo molto:

Se guardo il cielo non lo sfioro neppure
E il paradiso sembra un sogno da pazzi
Forse vorrei inventarne uno nuovo
Ma vivo a testa in giù.

Corri, Litfiba (Litfiba 3, 1988)

Io che attrazione provo? Cielo o terra? Alto o basso?

È una domanda che non si può archiviare, ma che chiede coraggio per essere affrontata ogni giorno.

Don Alessandro

Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.

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