Domenica 29 agosto 2021. Domenica che precede il Martirio di san Giovanni il Precursore. Anno B. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.
✠ In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare “l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera”; e “nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa”. Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
(Mt 10,28-42)
In una giornata piena di sole portavo a battesimo un bimbo che indossava una lunga veste bianca. Per giungere alla chiesa dovevo percorrere un ripido sentiero di montagna. Ma portavo in braccio il bimbo saldamente e con sicurezza. Improvvisamente si aprì davanti a me un crepaccio. Ebbi appena il tempo di deporre il bimbo al sicuro al di là del crepaccio; poi precipitai nella voragine. Il bimbo simboleggia la nostra idea, che si affermerà contro tutti gli ostacoli. Ci è stato concesso di esserne i pionieri, ma dobbiamo morire per essa prima di vederla tradotta in realtà.
(Inge Scholl, La Rosa bianca)
Inge, che scrive questa pagina, è la sorella di Sophie Scholl, la giovane attivista antinazista, membro della “Rosa bianca”, organizzazione clandestina impegnata a combattere con parole e ciclostile la brutalità del regime di Hitler. È già in carcere e in procinto di essere sottoposta a giudizio presso il Tribunale del Popolo quando fa quel sogno. Le immagini che il suo subconscio elabora parlano di rischio e minaccia, e di lotta per la vita e di un compito da portare a termine anche a prezzo della propria. Il bimbo simboleggia la nostra idea, che si affermerà contro tutti gli ostacoli. “L’idea” è espressa nei segni che Sophie lascia scritti in cella, sul retro dell’atto d’accusa che le è stato recapitato il giorno prima: “Libertà”.
“Cosa importa che io muoia, se migliaia e migliaia di persone verranno scosse e destate dal nostro agire?”, dice Sophie poco prima di essere ghigliottinata. Sophie, il fratello Hans e altri giovani tedeschi, anch’essi arrestati e giustiziati, avevano combattuto con le parole. Sei volantini, ciclostilati in migliaia di copie e distribuiti clandestinamente per le strade e i corridoi universitari di Monaco e altre città del Reich. Il rischio fu sempre grande, il senso di responsabilità e di urgenza sempre maggiore. Si trattava di destare il popolo tedesco dal suo torpore allucinato.
“Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno il potere di uccidere l’anima […]. Non abbiate paura: voi valete più di molti passeri!”. Chi vive raccolto attorno a queste parole trova il modo di affrontare ogni voragine. Il sentiero della responsabilità a destarci e a destare i dormienti. Siamo sempre troppo timorosi.
Il Signore ci dia coraggio e ci accompagni.
Don Paolo Alliata
Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.
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