La strada è iniziata nel 2013, durante una guerra sanguinosa in Siria, le cui braci ancora non si sono estinte, e prosegue con il ritorno della guerra in Europa. Ha accompagnato numerosi avvicendamenti politici in Italia e all’estero, e ha coinciso con l’anno di inizio del pontificato di Francesco, dopo quello amatissimo di Benedetto XVI.
In 10 anni e oltre 860 articoli abbiamo percorso insieme armonie e disarmonie del presente, cercandone le radici nel terreno fertile della storia. E forse non è un caso che i primi tre articoli pubblicati su questo blog riguardassero la fragilità della bellezza, le novità della liturgia e il rischio di un presente che non sa custodire la propria memoria.
A conti fatti, quasi un manifesto programmatico: l’Europa e tutto ciò che vive oltre le sue frontiere, politica e fede, santità e contraddizioni nella Chiesa, limiti e ricchezza dell’incontro fra culture e religioni diverse, arte e letteratura, attualità e comunicazione. Insieme a molti punti fermi, a più di una irriverenza e a qualche errore, inevitabilmente. In questi 10 anni gli articoli di questo blog hanno viaggiato all’estero in polacco, tedesco, inglese, portoghese, francese e vietnamita, insieme ad un generoso appuntamento fisso con la lingua spagnola.
Caffestoria.it non è mai stato un espresso. È piuttosto un caffè «aperiodico», preparato con la moka e mescolato lentamente, che richiede i suoi tempi, anzitutto quelli della riflessione personale e della verifica delle fonti, ma anche i momenti liberi dal lavoro e nella vita privata.
Mi è stato detto che le convinzioni espresse in queste pagine sono evidenti, eppure mai invadenti. Ed è così che deve essere per chi, come me, pretende di occupare al più la metà di questo spazio: l’altra metà è ciascuno di voi, con il proprio sguardo sulle cose del mondo, la propria storia e il rispetto che gli è dovuto.
Migliaia di lettori e lettrici che mi onorate con la vostra presenza ogni mese: spesso silenziosi, in qualche caso diventati amiche e amici, talvolta donatori (anche di vissuto e di preghiere), ai quali va la mia gratitudine per aver deciso di percorrere insieme molte o anche solo alcune di queste tappe.
Il ricordo di questi 10 anni non sarebbe stato completo – né possibile – senza di voi. Caffestoria.it ha da sempre un pubblico molto vario per età, interessi, opinioni ed esperienze. Così ho voluto fosse anche per la piccola rappresentanza – dieci lettori e lettrici in tutto – a cui ho chiesto un messaggio, che ha assunto talvolta la forma di un’analisi, per questa occasione. È il mio modo di dire grazie a tutti voi. A chi ancora mi domanda di quello strano abbinamento tra il caffè e la storia.
Simone M. Varisco
Caro Simone,
in occasione di questo decimo anniversario del tuo blog, vogliamo auspicare lunga vita alle sue tante pagine intelligenti e originali. Siamo certi che il blog continuerà questa sua amicizia editoriale con tantissimi lettori, che con il tempo cresceranno ancora di più. La rete è una grande conquista di civiltà, oltre che tecnologica, e quindi il pensiero vola subito verso i social media, mondo all’interno del quale esiste e opera il tuo blog.
Sottolineo questo dato pacifico per rilevare la grande importanza culturale ed etica che in rete, i lettori navigatori, possano trovare spazi edificanti per la riflessione e l’informazione. Questa è la tua fatica e ogni volta che conquista un lettore in più fa crescere il bene. Grazie davvero.
Luis Badilla
Il Sismografo
Nell’ambiente digitale dieci anni sono un’eternità. Nel 2013, ad esempio, se qualcuno decideva di contribuire a illuminare la Rete con un proprio spot, era abbastanza normale che lo facesse aprendo un blog, tanto è vero che per indicare questo ambiente si poteva usare la sineddoche «blogosfera». Ma l’avanzata dei social network, guidata da Facebook (che in quell’anno contava già, in Italia, 5 anni di vita e 23 milioni di utenti mensili italiani), ha rapidamente stravolto i percorsi di accesso a quella che, nel frattempo, si preferisce chiamare «infosfera».
Se aggiungiamo ai sostantivi «blogosfera» e «infosfera» l’aggettivo «ecclesiale», il quadro non cambia di molto: non è un caso che il primo testo pubblicato dalla Santa Sede sulla comunicazione dopo l’accorpamento in un omonimo Dicastero delle attività di comunicazione vaticane propriamente dette e di indirizzo su quelle dell’intera Chiesa cattolica, uscito proprio quest’anno, sia integralmente dedicato alle reti sociali e che per trovarne un altro (esclusi quelli papali) si debba risalire al 2002.
D’altra parte, dal lato del popolo di Dio, l’inedita disintermediazione comunicativa (in termini anche di libertà di linguaggio e di parola) assunta da papa Francesco, sommata alla maggior libertà che, per mille motivi, il digitale garantisce (libertà di accesso, libertà di non esporsi di persona, libertà dai propri editori…), ha trattenuto di meno chi non condivide le sue visioni e il suo stile dall’esprimerlo direttamente, in una sorta di faccia a faccia che nessuno avrebbe mai osato verso i predecessori. Non a caso la prima e clamorosa manifestazione di ostilità verso di lui, in Italia, venne lanciata, su Il Foglio, con un titolo che evocava il consenso/dissenso che si manifesta su Facebook: «Questo papa non ci piace». Ed era solo – appunto – il 2013.
Questo contesto in continua evoluzione non ha impedito, a chi a suo tempo aveva affidato a un blog il proprio desiderio di comunicare, di coltivare il proprio spazio e di mantenere – se non ampliare, anche allargandosi ai social ma senza sostituirli al blog – la propria cerchia di utenti. È il caso di Caffestoria, blog «aperiodico» attraverso il quale ho conosciuto e apprezzato la sensibilità di storico (basterebbe dare un’occhiata a come sceglie, su Instagram e Twitter, le immagini per la rubrica «ChiesaVintage») e la conseguente autonomia di giudizio di Simone Varisco. Per questo mi fa piacere partecipare ai doverosi festeggiamenti per il «decennale» della sua creatura digitale.
Guido Mocellin
#WikiChiesa – Avvenire
Come direttore editoriale di un media specializzato nell’informazione sul Papa, sul Vaticano e sulla Chiesa, mi trovo di fronte alla sfida di fornire contenuti che siano interessanti non solo per i lettori, ma anche per me. Il blog Caffestoria è uno spazio che risponde alle mie esigenze: combina, quasi artisticamente, attualità, analisi e un interessante sfondo storico e spirituale.
Leggendo i diversi contenuti che Simone propone, non solo troviamo articoli che danno un contributo, ma riflettono anche un uomo di fede e di cultura. Non volevo che il bene che mi fanno rimanesse solo in me, così ho chiesto il permesso di tradurre in spagnolo ciò che Simone scrive in italiano. E sono certo che molti sono grati per questo dono. L’orizzonte che si prospetta per un progetto come Caffestoria ha una vocazione che va ben oltre i 10 anni di cui siamo grati oggi.
P. Jorge Enrique Mújica, LC
Zenit News Agency – Español
Ho incontrato Caffestoria alcuni anni fa grazie a san Charbel Makhluf. Cercavo, infatti, in internet informazioni su questo grande santo libanese, quando mi sono ritrovata a leggere un articolo molto interessante, ben documentato e scorrevole che lo riguardava proprio su questo blog, che poi, nel tempo, è diventato per me non soltanto occasione di piacevole lettura, ma anche di informazione, conoscenza e apprendimento.
Sono, e spero di continuare ad esserlo, un’affezionata lettrice di Caffestoria, perciò, mio carissimo blog, tanti, tanti, tantissimi auguri di buon compleanno.
Nadia
Ho 26 anni, sono sacerdote da pochi mesi e viceparroco di tre parrocchie. Ho percepito la chiamata al ministero quando ero alle medie e, grazie a delle guide spirituali, ho iniziato un cammino di discernimento radicandomi nella relazione con Gesù e facendo servizio in parrocchia. Finito il liceo classico ho deciso così di iniziare il seminario.
Proprio negli anni della formazione ho avuto modo di conoscere la pagina Instagram di Caffestoria. Trovo che sia un blog che offre spunti interessanti per il suo “pubblico” – mi permetto di dire – di un certo livello. Ho consigliato spesso i post della pagina e gli articoli del blog ad amici, compagni di seminario e giovani delle parrocchie che ho frequentato. Gli articoli di Simone Varisco sono sempre molto equilibrati, fondati e mai banali; qualità apprezzabili, soprattutto oggi in cui sui social si scade facilmente nel qualunquismo e nella polarizzazione.
Don Francesco
Rivolgo auguri gioiosi e sentiti a Simone Varisco per i primi dieci anni di attività del suo blog Caffestoria. In questo tempo, con passione e profonda dedizione, ci ha guidato attraverso affascinanti argomenti riguardanti storia, Chiesa, attualità, Vangelo, in un modo, a mio parere, originale, interessante e di ampio respiro.
Grazie alla lettura delle sue rubriche mi sono arricchita di nuove conoscenze e intuizioni preziose. Augurando a questo blog e al suo autore un futuro ricco e luminoso, ringrazio Simone per continuare ad ispirarci!
Annamaria Iacorossi
Dall’Argentina i miei saluti e complimenti a Simone per questi 10 anni di Caffestoria. In questo momento abbiamo bisogno di avere informazioni certe e la visione adeguata che ci aiuti a valorizzare un punto di vista attraverso il quale possiamo imparare a ragionare sugli avvenimenti del mondo e sui segni dei tempi.
Caffestoria mi ha dato l’opportunità di riflettere sulla realtà a partire dalla certezza di una speranza che non si limita al tempo presente, ma anzi lo supera e ci invita ad approfondire il nostro impegno personale per un mondo più giusto e una Chiesa che manifesti l’Amore divino. Auguri. Benedizioni.
P. Augusto Salcedo
Tucumán, Argentina
Seguo probabilmente Caffestoria.it sin dai primi anni di pubblicazione. Come giornalista e editor digitale freelance, si può dire che lo uso per supportare il mio lavoro. Lo trovo informativo e perspicace. Copre alcune delle questioni e degli eventi più importanti che si stanno verificando nel mondo. Apprezzo il punto di vista e l’analisi su questi argomenti, così come i link alle fonti e altri articoli pertinenti. Grazie per condividere con noi impegno, conoscenze e opinioni.
La forza di Caffestoria.it potrebbe sembrare una sua debolezza: l’impossibilità di coprire in tempo reale la corsa delle notizie. Invece, contribuisce a colmare una carenza nell’informazione più ragionata.
Ana Rodríguez
New York City, Stati Uniti
Carissimo,
come sai, quello con “il caffè” è per me un appuntamento fisso da diversi anni. Sono lieto di vedere che il nostro Caffestoria sta attirando l’attenzione di un pubblico sempre più vasto. Come vescovo, sono grato della presenza di piccole fiaccole luminose dove sembra averla vinta un grande buio virtuale. Spero che continui a essere una fonte di ispirazione.
Non sono anni facili, ma non stanchiamoci di lavorare insieme per costruire un mondo e una Chiesa migliori per tutti. Ti invio il mio più sincero e cordiale augurio di pace, che rinnoverò di persona.
Un Vescovo italiano
Parigi 1960. È domenica e alcuni amici mi accompagnano a Messa a Saint-Séverin. La liturgia è sobria. Dopo la lettura del Vangelo, un sacerdote tiene l’omelia. È tutta improntata sul rapporto tra fede e vita, tra la quotidianità e l’impegno del cristiano. Ad un certo punto, il prete cita Sartre con un pensiero tratto da “La nausea” in cui lo scrittore – cito a memoria – invitava a scoprire la vera natura del presente e ad accorgerci di ciò che esiste perché tutto quello che non abbiamo presente non esiste.
Uscito dalla chiesa, con gli amici discuto sì sull’esistenzialismo di Sartre, ma soprattutto non nascondo a loro il mio sconcerto nell’udire citato durante la liturgia della Parola Sartre, un autore che in Italia avrebbe fatto scalpore. Quell’omelia lasciò in me un “segno”: ogni volta che leggevo un romanzo trovavo tra le righe un pensiero che mi riconduceva al trascendente, al bello, al rapporto con la Parola perenne. Sapevo sì che il Pane celeste spezzato sulla mensa doveva essere condiviso con i fratelli nelle opere di carità, sapevo che dovevo testimoniare la mia fede con l’impegno in famiglia, nello studio, nella vita democratica, sapevo che dovevo spargere speranza attorno a me come una sentinella che grida notte e giorno che verrà l’alba, ma non avevo ancora compreso che la Parola di Dio non è intellettualismo, teologia, ma che essa deve affondare nella vita con discernimento e discrezione.
Rientrato in Italia, un amico che cura il blog Caffestoria mi invitò a leggere il Vangelo della Domenica del rito ambrosiano con il commento di don Paolo Alliata, dapprima, e di don Alessandro Noseda, in seguito. In loro la Parola era confrontata con l’esistenza rappresentata da brani tratti da scritti di nuovi profeti (p. Vismara, Hillesum, Levi, JSholl) di celebri autori (Tolstoi, De Saint-Exupéry, Lewis, Chersteton, Tolkien) e di più recenti (Pessoa, Kundera, Rowling) e di molti altri. Anziché riflettere sulle ampollose e solite prediche eccessivamente spiritualistiche, con l’aiuto degli scrittori si entra a cogliere la parola di consolazione, di confronto, di fraternità che non è un rumoreggiare nel vuoto. Anziché l’enfasi, prevale la pacatezza senza calcoli né pregiudizi per lasciare ad ogni lettore aperto a qualsiasi imprevisto e a qualsiasi possibilità. Anziché lasciare nell’ascoltatore il sentimento della sciatteria, deposita nel suo cuore il sentimento della riflessione perché la sobrietà di un pensiero è più consono alla loquacità.
Anche Gesù parlava del quotidiano, dell’esistente (il granello di senape, la massaia che fa il pane, il seminatore e il mietitore, il pescatore) e ha camminato lungo le strade e i campi del suo paese, incontrando la gente, ha intrattenuto conversazioni, osservando le nuvole, deduceva il cambiamento del tempo, ha parlato di una chioccia che raduna i suoi pulcini per proteggerli sotto le sue ali: era la sua esistenza. Perché nelle omelie non entra il concreto quotidiano? La nascita di un bimbo, la perdita di un congiunto, lo sciopero dei lavoratori, la guerra che affligge il mondo non fanno parte del nostro quotidiano? Che cosa faccio io per il quotidiano?
È nell’incoscienza del quotidiano che si nasconde la banalità del male. Anche il brano di un romanzo può aiutarci a riflettere sul Vangelo. Il consiglio che do è questo: alla vigilia del giorno del Signore, aprite le pagine di Caffestoria, leggete o ascoltate il Vangelo e soffermatevi sul breve brano estratto e offertoci, oggi, da don Alessandro Noseda. Sarà una pericope in preparazione all’ascolto del Vangelo della domenica. Non riesco a trovare un pensiero di Dietrich Bonhoeffer sul valore dell’ascolto o della lettura, e dovete accontentarvi se lo cito fidandomi della mia memoria. Dice il grande pastore protestante tedesco che l’amore di Dio comincia con ascoltare la sua Parola. Altrettanto l’amore per il fratello inizia nell’ascoltarlo. Anche se è uno scrittore.
Edoardo Zin
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