Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. Restiamo umani. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.
✠ Vangelo Lc 2, 41-52
In quel tempo. I genitori del Signore Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Perché i ragazzi non si fanno vedere
Sono sfuggenti come le pantere
E quando li cattura una definizione
Il mondo è pronto a una nuova generazione.
Jovanotti, Non m’annoio
Il famoso motto di un grande attivista per la pace di nome Vittorio Arrigoni recitava: “Restiamo umani!”. Mi è venuto in mente in questo mese di gennaio, che è per l’appunto il mese dedicato alla pace, e mi viene in mente anche in questa festa della Sacra Famiglia di Gesù Maria e Giuseppe, che si celebra proprio nella sua ultima domenica.
Infatti, al di là di ogni nostro tentativo di dipingere questo terzetto come il trionfo di una disumana perfezione, il Vangelo di Luca non teme di proporci una famiglia che è sì Sacra, ma anche molto umana. “Chi è nostro figlio?”. Maria e Giuseppe se lo domandano, proprio come accade a tutti i genitori del mondo, quando un figlio cresce e cambia, svelando sogni e pensieri che vanno oltre ogni previa definizione.
Di Gesù, i suoi, nonostante tutto, non sapevano: “Non sapevate che dovevo occuparmi delle cose del Padre mio?”. “No, non lo sapevamo”, direbbero… E comunque Gesù torna a casa con loro, facendo pure lui la fatica di doversi prima spiegare e poi piegare alla volontà dei genitori, costretto in dinamiche che vorrebbe lasciarsi alle spalle, come ogni adolescente del mondo. “Stava loro sottomesso”, scrive Luca, per dire che anche il Figlio di Dio ha bisogno di tempo, come i nostri ragazzi, e sebbene sfugga come una pantera, qualcuno andrà a riacchiapparlo per portarlo di nuovo a casa.
La famiglia di Gesù, se la guardiamo nella luce di quelle poche preziose perle che i Vangeli ci hanno regalato, è una famiglia che incoraggia a restare umani, e ci svela ancora una volta che santità e umanità non sono in contraddizione, ma sono una il compimento dell’altra. È proprio per questo che se restiamo veramente umani, finiremo per diventare santi.
Don Alessandro
Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.
© La riproduzione integrale degli articoli richiede il consenso scritto dell'autore.