La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano 27 febbraio 2022

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Domenica 27 febbraio 2022. Domenica del Perdono. Ultima dopo l’Epifania. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.


In quel tempo. Il Signore Gesù entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
(Lc 19, 1-10)

Gli uomini sono presi – nelle loro vite, nei loro pensieri, nei loro appetiti e ambizioni, avarizie e crudeltà, e persino nei loro impulsi di bontà e generosità – in una rete di bene e di male […]. Nell’incertezza sono certo che sotto gli strati superficiali della loro fragilità gli uomini desiderano essere buoni e vogliono essere amati. Anzi, quasi tutti i loro vizi sono tentativi di trovare una scorciatoia per l’amore. Quando uno muore, a prescindere dalle sue doti, dal suo potere o dal suo genio, se muore senza amore deve percepire la propria vita come un fallimento, e la morte come un gelido orrore […]. Abbiamo solo una storia. Tutti i romanzi, tutta la poesia, si reggono sull’infinita lotta, in noi, tra bene e male.
(J. Steinbeck, La valle dell’Eden)

Penso che Gesù avrebbe sottoscritto di buon grado quel che scrive il grande Steinbeck. Che, d’altronde, lo scrive proprio perché acceso da colui che, venti secoli prima, ha mostrato in parole e fatti che sotto gli strati superficiali della loro fragilità gli uomini desiderano essere buoni e vogliono essere amati.

E così Gesù sceglie di condividere la tavola con Zaccheo. Vede in quell’uomo dalle mani lunghe e dalle tasche profonde, coriaceo e chiuso nella sua sdegnosa solitudine, la fiamma di un desiderio di intimità. Il desiderio di essere buono e la ricerca di uno sguardo amico.

Quando è alimentata, quella fiamma spinge per prorompere in gloria nella forma di una vita nuova. “Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Non ho più bisogno di riempire il vuoto, di rintuzzare il gelo. Mi ti sei fatto accanto, hai retto l’urto del bofonchiar dei tristi, hai riconosciuto nel mio vizio il goffo colpevole tentativo di trovare una scorciatoia per l’amore.

Il tuo sguardo mi libera, e io libero i gesti che mi aprono al nuovo.

Il Signore ci accompagni.

Don Paolo Alliata

Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.

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