Domenica all’inizio di Quaresima. Fioretto. Una fase del duello. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.
✠ Vangelo Mt 4, 1-11
In quel tempo. Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
“Aver vinto su te stesso, sappi questa è la letizia”.
Angelo Branduardi, “La predica della perfetta letizia”.
Liberamente tratta dai Fioretti di san Francesco.
Nella disciplina della scherma c’è una fase del duello in cui i due avversari si tengono a distanza e le loro armi si toccano solo con la punta, dando il via ad una serie di lievi movimenti fatti per studiarsi, in preparazione alla stoccata e all’attacco decisivo: un momento ben più aggressivo e risolutivo.
Questa fase ha dato origine all’espressione “in punta di fioretto”, e mi sembra adatta a descrivere questo primo incontro tra il Signore e il tentatore, che avviene nel deserto, pedana allestita per Gesù, chiamato come ogni uomo a vivere la scelta libera di rinunciare a Satana e a tutte le sue seduzioni.
Quello che il diavolo vuole colpire con le sue appuntite tentazioni è proprio l’identità di Gesù: che cosa significa, per te, essere figlio di Dio?
Per rispondere, Gesù si affida alla Scrittura, ed è proprio nella sua interpretazione che sta l’insidia del tentatore: “Non vedi? Sta scritto così!”, gli dice. Ma Gesù cerca una lettura più profonda, che coglie il senso pieno della Parola di Dio e non la strumentalizza.
Forse il deserto serve anche a noi per questo stesso motivo: cogliere il senso pieno della nostra vita, dopo aver fatto spazio e dato tempo alle domande giuste, quelle che portano in profondità. In quella profondità in cui Dio parla al cuore, anche noi, aiutati da Gesù a dare un senso pieno alla nostra esistenza, possiamo interpretare la nostra vita secondo il suo amore.
Mi piace il finale di questo brano di Vangelo: “Il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano”. La prima sfida è finita e il diavolo tornerà (come dice la versione di Luca) al tempo fissato, per quel confronto “più aggressivo e risolutore” che si svolgerà nell’orto degli ulivi e sul legno della croce.
Intanto arrivano gli angeli, e forse è per questo che ho pensato alla metafora del fioretto: perché la parola “fioretto” significa anche “rinuncia” e deriva da quell’offerta del fiore sull’altare, o, nel racconto dei fioretti di san Francesco, quella vita beata che sperimenta ogni uomo quando la grazia di Dio ha preso possesso di lui.
Che bello sapere che, se la vita spirituale è una lotta, quando si supera la prova allora la vita rifiorisce e si vedono in essa presenti i solerti messaggeri di un Dio vicino.
Don Alessandro Noseda
Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.
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