La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano 10 ottobre 2021

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Domenica 10 ottobre 2021. VI Domenica dopo il Martirio di san Giovanni il Precursore. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.


In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
(Mt 20, 1-16)

A che cosa può essere paragonato? A un re che aveva assoldato molti operai. Ce ne era uno che si dava moltissimo da fare nel suo lavoro. Che fece il re? Lo condusse a fare una passeggiata con lui. Quando giunse la sera, gli operai vennero a ricevere il loro salario e il re pagò un salario completo anche a questo operaio. Gli altri si lamentarono dicendo: Noi ci siamo affaticati tutto il giorno, mentre costui non si è affaticato che due ore, e gli è dato un salario completo come a noi! Il re disse loro: Costui in due ore ha faticato più di voi in tutta la giornata.
(Dal Talmud)

Il Talmud, nella versione elaborata a Gerusalemme nel IV e V secolo (ma raccogliendo materiale più antico), riporta questa che parrebbe essere una variante del racconto di Gesù. Agli studiosi non è chiaro se l’originale sia il racconto di Gesù o quello talmudico, ma poco importa. Quel che incuriosisce è la distanza che li separa…

Notata la differenza? Nel racconto rabbinico la protesta dei lavoratori di fronte a quel che sentono come un’ingiustizia è rintuzzata dal padrone con una spiegazione comprensibile e assennata. Questo qui ha fatto meglio di voi, stessa quantità di lavoro in molto meno tempo: lo pago il giusto, le proporzioni sono salve.

La proporzionalità è proprio quel che salta nel racconto di Gesù. Il padrone non è disonesto: un denaro ha pattuito con i lavoratori dell’alba, un denaro ha pagato loro al calar della sera. Il contratto è rispettato. Non è ingiusto, quindi, ma sproporzionato. Ti aspetti che chi ha piegato la schiena un’ora soltanto prenda molto meno, che il buon senso salvaguardi la proporzione delle cose, e invece lo schema va in pezzi. E Gesù dice: Così fa Dio. Così è Dio. La parabola è un inno all’asimmetria. Dio il sovrabbondante.

Naturalmente siamo tutti portati a sentire l’azione del padrone come un’ingiustizia. Ma c’è da pensare che Gesù racconti la parabola anzitutto per invitare chi l’ascolta a porsi nella situazione degli operai dell’ultima ora, quelli beneficiati dalla sorprendente generosità del padrone. Se il racconto suscita subito in noi una reazione di perplessità è perché ci riconosciamo dalla parte dei lavoratori della prima ora. Ma non siamo tutti dei benedetti senza meriti e condizioni? Non siamo tutti operai raccolti per il Regno un’ora fa?

Chiediamo di riconoscerci per quel che siamo: destinatari di un dono sovrabbondante e sorprendente. Chiediamo di respirare gratitudine. Il Signore ci accompagni.

Don Paolo Alliata

Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.

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