La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo del 1 dicembre 2024

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III Domenica di Avvento. Le profezie adempiute. Una lettera per te. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.

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✠ Vangelo
Lc 7, 18-28

«Nella mia lettera per te
Ho messo tutte le mie paure e dubbi
Nella mia lettera per te
Tutte le cose difficili che ho scoperto
Nella mia lettera per te
Tutto quello che ho trovato vero
E l’ho inviato nella mia lettera per te».
Bruce Springsteen (Letter to you, LP, 2020)

Rito ambrosiano. Terza domenica di Avvento, dal titolo “Le profezie adempiute”.

Il Vangelo che abbiamo davanti è un brano che consola. Pongono a Gesù una domanda angosciante, soprattutto per chi gli aveva creduto puntando tutto su di lui: “Sei tu quello che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?”.

E Gesù in quello stesso istante guarisce molti – dice il testo – e dona la vista a molti ciechi. È quasi un rush, un’esplosione parossistica di forza miracolosa che fa esultare lo stesso Maestro; infatti dichiara raggiante: “I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!”.

Ma il messaggio ritorna a chi, in prima battuta, la domanda l’aveva posta: Giovanni il Battista, prigioniero nel carcere di Erode.

La missiva, sotto forma di semplice ma cruciale domanda, mi ha fatto venire in mente una canzone molto bella che Bruce Springsteen ha scritto nel 2020, nel suo ventesimo album. Si intitola “Lettera per te”. È un brano retrospettivo, che vorrebbe essere il manifesto delle sue canzoni: tutte sono state “una lettera per te”, e dunque un gesto d’affetto rivolto a chiunque le ascoltasse, ma il messaggio che portavano non barava perché dentro c’era la vita, con le sue passioni ma anche con le sue incertezze e paure.

Giovanni manda al suo amico tanto atteso un ultimo messaggio e sembra impastato della stessa autentica umanità: non ci sono più i toni dirompenti degli inizi o le certezze di colui che voleva fosse adempiuta “ogni giustizia”. Ora emerge anche il dubbio, la paura di chi ha puntato tutto su una persona e si trova costretto a fare i conti con la propria impotenza, dentro un mondo che non cambia.

Gesù risponde a questo umanissimo messaggio in un modo che è impossibile fraintendere. È come se dicesse: caro Giovanni, l’opera che sto compiendo è riabilitare l’umano, perché è da qui che passa la buona notizia.

Credo che la risposta arrivi dritta anche a noi, gente che forse talvolta nutre gli stessi dubbi dell’inarrivabile Battista, pur avendo scommesso su Cristo molto meno di lui.

Dobbiamo fare i conti con le strade della grazia che passano attraverso gli occhi di chi vede, le gambe di chi cammina, la salute di chi è guarito; tutto questo infatti è affidato all’uomo perché possa annunciare e realizzare la buona notizia. Sembrano strade piccole e povere, troppo umane forse, ma è attraverso di esse che Gesù vuole cambiare il mondo.

Don Alessandro

Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.

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