Chiesa e migranti: cos’è il sinodo di Milano 2018

Una lettura di 5 minuti

Si aprirà il 14 gennaio 2018, Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, e si chiuderà il 4 ottobre successivo, solennità di san Carlo Borromeo, compatrono di Milano: è il sinodo che vedrà la Chiesa ambrosiana riflettere per quasi 9 mesi su un tema non solo fra i più ricorrenti del pontificato di Francesco, ma anche di maggiore attualità dei nostri giorni, le migrazioni e la pastorale migratoria.

+++

Sinodo minore
Quello indetto dall’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, è un sinodo “minore”, vale a dire un appuntamento ecclesiale nel quale la discussione sarà limitata ad un argomento specifico, ad un singolo capitolo, cioè, di quello che è normalmente il “libro” di un sinodo diocesano, che si pone invece l’obiettivo di ridefinire il quadro complessivo della pastorale diocesana. Per il sinodo minore del 2018 ci si concentrerà su “Chiesa dalle genti, responsabilità e prospettive. Linee diocesane per la pastorale”: un confronto mai mancato all’interno dell’arcidiocesi, ma che negli ultimi anni ha assunto proporzioni ed un’urgenza – dentro e fuori Milano – che è difficile ignorare, come emerge anche dalle parole di mons. Delpini. Lungo la multietnicità, di strada – dai primi cattolici cinesi in fuga dalle persecuzioni, arrivati in città negli anni Trenta – molta ne è stata fatta. Un cammino percorso nei decenni da filippini, nordafricani, sudamericani, romeni, ucraini e russi, che ha condotto quella musulmana ad essere oggi la seconda comunità religiosa di Milano dopo quella cattolica, nonché ad ospitare in città la comunità armena più importante d’Italia, con la presenza tanto della Chiesa armeno-cattolica che di quella apostolica armena. E poi protestanti, la seconda comunità ebraica italiana per numero di fedeli, copti egiziani e numerose denominazioni ortodosse, senza considerare i differenti modi di vivere la comune appartenenza di fede da parte delle diverse comunità cattoliche etniche, ognuna con una propria lingua, devozioni, riti ed usanze.

Leggi anche:  La litòte di Fernández

Fra storia e partecipazione
Quello che si aprirà il prossimo 14 gennaio non è, però, che l’ultimo appuntamento di una lunga storia di consultazioni ecclesiali, che nella Chiesa ambrosiana conta attualmente 47 sinodi diocesani. Il record di convocazioni spetta al card. Schuster, con 5 sinodi in 25 anni di episcopato. Il più recente, invece, è quello indetto 24 anni fa dall’allora arcivescovo di Milano, card. Carlo Maria Martini: il sinodo si estese per ben due anni, dal 1993 al 1995, ed è quello ancora oggi in vigore e normativo per la Chiesa di Milano. Proprio in quell’occasione era emerso il tema della “pastorale degli esteri”, una definizione e soprattutto un approccio che è oggi da aggiornare alla luce del mutato contesto migratorio ed ecclesiale, in un Chiesa dove – per dirla con le parole di Giovanni Paolo II – «nessuno è straniero, e la Chiesa non è straniera a nessun uomo e in nessun luogo» (Messaggio per la Giornata mondiale dell’emigrazione, 1995).

La Commissione
Come previsto anche dal diritto canonico (cann. 460-468), al sinodo diocesano è chiamata a prendere parte in diverse forme l’intera Chiesa diocesana che, prendendo in esame uno o più temi centrali per il proprio cammino, avvia una speciale consultazione allargata, nella quale possono essere invitate ad intervenire comunità ecclesiali, uffici ed organismi di partecipazione, sacerdoti, religiosi, religiose e laici. Facendo seguito all’indizione del sinodo minore, il 27 novembre scorso, mons. Delpini ha costituito una Commissione di coordinamento presieduta da mons. Luca Bressan, vicario episcopale per la cultura, la carità, la missione e l’azione sociale, affiancato nel ruolo di segretari da mons. Paolo Martinelli, vicario episcopale per i Consigli diocesani, e da don Alberto Vitali, responsabile dell’Ufficio per la pastorale dei migranti e parroco di Santo Stefano Maggiore. Della Commissione, che potrà avvalersi anche dell’apporto di consulenti invitati ad hoc, fanno parte altri 18 membri, fra i quali 10 laici e ben 9 donne. Spicca, in particolare, il coinvolgimento di diverse comunità cattoliche etniche, dell’Università Cattolica e della Caritas, nonché dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi, nella persona del suo responsabile, mons. Davide Milani. Compito della Commissione sarà quello di coordinare i lavori del Consiglio presbiterale, del Consiglio pastorale diocesano, nonché dei numerosi esperti in materia. La Commissione concluderà il proprio lavoro con la promulgazione da parte dell’Arcivescovo del decreto legislativo con cui verranno stabilite le nuove costituzioni sinodali.

© La riproduzione integrale degli articoli è vietata senza previo consenso scritto dell'autore.

Sostieni Caffestoria.it


Restiamo in contatto

Iscriviti alla newsletter per aggiornamenti sui nuovi contenuti

3 commenti su “Chiesa e migranti: cos’è il sinodo di Milano 2018”

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Share
Skip to content