Domenica che precede il Martirio di san Giovanni il Precursore. Ostrica, andare in profondità. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.
✠ Vangelo Mc 12, 13-17
In quel tempo. I sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani mandarono dal Signore Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.
Un gentile, cioè un non ebreo, domanda a un ebreo: “Perché voi ebrei rispondete sempre a una domanda con una domanda?” E l’ebreo: “E perché no?”.
Moni Ovadia
Secondo il rito ambrosiano siamo alla domenica che precede il martirio di san Giovanni il precursore. Nel Vangelo, ancora una volta accostano Gesù per metterlo alla prova, cercando il modo di farlo cadere in trappola; da una parte gli erodiani, dall’altra i farisei.
Gli pongono una domanda trabocchetto: “È lecito o no pagare il tributo a Cesare?”. Il vero scopo è quello di costringerlo a prendere parte per una fazione o per l’altra: gli erodiani vorrebbero che il tributo fosse pagato, i farisei sostengono che sia giusto fare il contrario.
Gesù dovrà schierarsi: se non lo fa, avrà solo nemici e rimedierà una magra figura; se lo fa, sarà costretto a mostrare le sue carte ed entrare nella partita che gli altri vogliono fargli giocare.
Da parte sua (e da buon ebreo) Gesù pone un’ulteriore domanda, il cui scopo, però, non è quello di scappare, ma di andare in profondità. “Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?”: il Maestro non ci sta a domande superficiali perché predilige quelle che mettono in cammino.
Il suo atteggiamento mi invita a riflettere: ogni domanda, prima di essere accolta, deve essere vagliata. Va pulita come un’ostrica: aperta e guardata nel profondo, per capire se è buona e se vale la pena starci sopra.
Penso invece alla superficialità di tante domande che animano i nostri dibattiti, anche ecclesiali: domande abusate, strumentalizzate, politicizzate; domande che portano lontano dal cuore delle questioni vere. Eppure ci si sta dietro, spendendoci fiumi di parole, alimentando sterili discussioni e dando agli altri l’impressione che la fede sia un insieme di risposte fasulle a domande ridicole.
Quali sono, invece, le domande su cui il Maestro vuole che io resti? Il suo desiderio è che io possa trovare la perla che l’ostrica custodisce.
Don Alessandro
Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.
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