La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano 25 settembre 2022

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Domenica 25 settembre 2022. IV Domenica dopo il Martirio di san Giovanni il Precursore. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.


In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.
(Gv 6, 51-59)

Solo, sempre più solo, tutte le cose mi circondano ma non mi toccano. Tutto mi è estraneo: perché non c’è Dio? Perché questa angoscia infinita, questi abissi di abbandono non diventano sicuri messaggi? Nessuno ascolta la mia voce interiore, nessuno che mi parli direttamente, che comprenda le mie lacrime, riceva la confidenza del mio cuore. Sono solo. Se ci fosse un Dio visiterebbe la mia solitudine, mi parlerebbe nel mezzo della notte.
(Paul Valéry, Diario)

È proprio il senso dell’annuncio cristiano: Dio ha visitato la solitudine dei suoi figli, ha parlato loro e ancora parla loro nel mezzo della loro storia umbratile. Lo fa con una passione tale, con una così profonda intensità di desiderio, che varca tutte le soglie e attraversa tutti i confini, per proporre – nella pagina di Giovanni – di lasciarsi mangiare e bere, diventare nutrimento per affamati di intimità.

“Chi mangia la mia carne beve il mio sangue rimane in me e io in lui”: chi mangia e beve di me diventa con me una cosa sola. Io sono il con-solatore, colui che sempre di nuovo sta-con-chi-è-solo. Non solo gli si fa accanto, ma ne diventa parte, o lo accoglie in sé. Perché, rifletteva C.S. Lewis, “noi non ci accontentiamo di vedere la bellezza, anche se il Cielo sa che gran dono sia questo. Noi vogliamo qualcos’altro, che è difficile esprimere a parole – vogliamo sentirci uniti alla bellezza che vediamo, trapassarla, riceverla da dentro di noi, immergerci in essa, diventarne parte”.

È una bella suggestione per raccontare che cosa sia vivere nella fede. Accogliamo il passo di Dio, che vuole diventare con noi una cosa sola, abitare la nostra solitudine, visitarci nella Parola al cuore della notte, zampillare da dentro di noi per dilagare nei recessi della nostra esistenza.

È l’avventura dell’intimità con l’Amore, che spinge per renderci sorgenti dello stesso amore.

Il Signore ci accompagni.

Don Paolo Alliata

Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.

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