La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano 18 giugno 2023

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III Domenica dopo Pentecoste. Di notte in notte, al giorno nuovo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.


✠ Vangelo Gv 3, 16-21
In quel tempo. Il Signore Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Difendimi dalle forze contrarie
la notte, nel sonno, quando non sono cosciente.
Quando il mio percorso si fa incerto
e non abbandonarmi mai.

Franco Battiato, L’ombra della luce

Ma poi la sera che arrivava ed io…
Mi chiedevo dov’è il senso, se c’è un senso a tutto questo.

Ultimo, Il ballo delle incertezze

Nicodemo. Nel discorso del brano di oggi, terza domenica dopo Pentecoste del rito ambrosiano, Gesù si rivolge a lui: l’unico che lo abbia disturbato nel momento intimo della notte, quando il Figlio di Dio non c’era per nessuno perché con lui ci fosse solo il Padre.

Stavolta, il Rabbi si fa trovare. Forse perché ha capito che di giorno, un uomo come Nicodemo, ancora incerto e titubante sulla strada da prendere, non gli si sarebbe mai avvicinato. Gesù gli lascia spazio e, in un’intimità che solo i contemplativi possono immaginare, si intrattiene con un discepolo che ancora non ha il coraggio di seguire il maestro ma ha visto l’ombra della luce.

Vorrei fare l’elogio un po’ romantico della notte: momento delle possibilità, tempo sì ambiguo, ma anche propizio, luogo in cui decidere se tramare le cose peggiori (Sal 36,5) oppure coltivare di Dio il ricordo (Sal 63,7 e 119,55), al pari di san Francesco o san Giovanni della Croce. Perché possiamo, come Nicodemo, arrivare – di notte in notte – al giorno nuovo, in cui il ballo delle incertezze si trasforma in scelta piena e compiuta (Gv 19,39).

Lo possiamo perché Gesù lascia spazio alle nostre notti; spiega infatti che “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo”, ma per trarre tutti a salvezza per mezzo di lui, passo dopo passo. In un cammino che non potrebbe essere tanto assetato di luce se non cominciasse quasi a tentoni, avvolto nel buio.

Don Alessandro

Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.

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