III Domenica dopo Pentecoste. Under duress. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.
✠ Vangelo
Mc 10, 1-12
Try to love on your wife
And stay close to your friends
Toast each sundown with wine
Don’t let the old man in
Prova ad amare tua moglie
E stai vicino ai tuoi amici
Brinda con il vino ad ogni tramonto
Non lasciare entrare l’uomo vecchio
Toby Keith, “Don’t let the old man in”, in “The mule – Soundtrack” (2018)
“Under duress” è un’espressione della lingua inglese che significa “sotto costrizione”.
C’è dentro la parola “duress”, che etimologicamente deriva dal latino “durus”, ovvero “molesto, rozzo, sgarbato, aspro, faticoso”.
Il Vangelo di oggi – nel rito ambrosiano siamo alla III dopo Pentecoste – ci presenta il famoso brano in cui Gesù risponde ai farisei che gli chiedono se sia lecito o meno ripudiare la propria moglie.
È l’ennesimo trabocchetto, e il Maestro, con una “occupatio” degna di Cicerone, previene l’obiezione su Mosè chiedendo lui stesso “Che cosa ne pensa Mosè?”. Rispondono: “Mosè dice che si può”. E Gesù chiude: “Per la durezza del vostro cuore Mosè scrisse per voi questa norma”.
Capita spesso che noi credenti, soprattutto in circostanze delicate e momenti di incertezza, ci affidiamo alla norma, ma non dobbiamo dimenticare che la norma non è una meta, ma una strada per raggiungerla.
Dico “una” strada, perché non è detto sia la migliore, e la risposta di Gesù ai farisei lo conferma.
Alcune leggi sono scritte “under duress”, ovvero all’ombra di una durezza di cuore, quasi sotto costrizione.
La durezza di cuore violenta la legge e la costringe in spazi angusti, chiedendole di avallare cammini che non sono i migliori, e talvolta non sono nemmeno salutari.
Se il cuore è “costretto”, se non si dilata, allora la percezione del bene si curva, come lo spazio-tempo quando c’è un buco nero, e la legge non è più retta.
L’unica soluzione per far progredire la legge è l’educazione del cuore.
C’è un brano molto bello al termine del film “Il corriere” (Clint Eastwood, 2018), che si intitola proprio così: “Non lasciare entrare l’uomo vecchio”.
San Paolo avrebbe apprezzato questo brano: perché l’uomo vecchio non è l’anziano o il boomer, ma quello che è intrappolato in una prigione invisibile, nella quale il bene non ha più parola perché il cuore non lo sente più.
Don Alessandro
Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.
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